Giovanna la pazza. Una regina ribelle nella Spagna dell’ Inquisizione
- Autore: Edgarda Ferri
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2017
Edgarda Ferri, affermata scrittrice, nota per le biografie di illustri personaggi, in prevalenza femminili, propone con il romanzo storico Giovanna la pazza (ultima edizione Mondadori, 2017) un’interessante interpretazione di Giovanna, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, fornendo anche un dettagliato quadro storico, indispensabile per comprendere lo sfondo nel quale la protagonista vive.
La ricostruzione storica, suffragata da un’ampia bibliografia che comprende cronache del tempo ma anche studi recenti sulla monarchia spagnola di fine Quattrocento, inizia il giorno 6 febbraio 1574, quando “el senor”, Filippo II, nipote di Giovanna la Pazza e figlio di Carlo V, riesce a mantenere la solenne promessa fatta a suo padre “di riunire i morti del ramo spagnolo degli Asburgo, perché fossero inumati tutti insieme” al palazzo dell’Escorial. La vita di Filippo II, cattolico e intransigente è stata segnata da un figlio, Don Carlos, folle e morto in carcere, dopo aver complottato contro la vita di suo padre.
Nelle prime pagine del romanzo la voce narrante onnisciente che, per tutta la narrazione, sviluppa la storia in senso diacronico non senza ampie digressioni, lascia spazio all’io narrante di Filippo II che, in un lungo monologo, anticipa un filo rosso del racconto: l’oscuro seme della follia degli Asburgo di Spagna.
“Io, il re di Spagna, figlio di Carlo V imperatore del Sacro romano impero, nipote di Donna Giovanna di Castiglia, principessa delle Fiandre e d’Austria e arciduchessa di Borgogna, tremo nel dubbio di portare dentro di me lo sconvolgente, vergognosissimo seme della follia… Questa cupezza lugubre. La malinconia. È la contemporanea, lacerante attrazione verso gli abissi, e le più alte vette del cielo, che hanno contrassegnato la famiglia Asburgo di Spagna, quando, ancora bambina, Giovanna di Castiglia iniziò a flagellarsi sotto una tenda militare alle porte di Granada e ovunque la trascinasse sua madre, l’errante e guerriera Isabella. Né trovo spiegazione alle stranezze della nostra antica, nobilissima razza.”
Giovanna di Castiglia, la nostra protagonista nasce il 6 novembre del 1479 a Toledo che
“a quel tempo era una città forte, costruita su uno sperone di pietra e quasi interamente circondata dal Tago”.
Il parto è una questione di Stato, è l’occasione propizia per presentare alle cortes spagnole Giovanni, il secondogenito, erede al trono, e per fare incontrare Isabella e Ferdinando, di ritorno da Saragozza. Infatti, la vita dei genitori di Giovanna, i re di Spagna, è caratterizzata da continui viaggi nei territori spagnoli per conservare l’unità suggellata tra Castiglia e Aragona con il loro matrimonio, ma anche per imporre il sogno della “limpieza de sangre”, con Tomàs de Torquemada e il tribunale dell’Inquisizione; mantenere il favore delle cortes; allontanare i marranos e i moriscos, in un insensato quanto sciagurato progetto di unificare la Spagna con una monarchia forte e cattolica, in un tempo in cui l’egemonia della cristianità ormai volge al tramonto.
Negli anni della sua infanzia Giovanna è sempre al seguito di sua madre Isabella che, a dorso di un mulo, fa la sua parte di regina combattente. Non solo lotta, ma scientemente programma i numerosi parti dei suoi figli nei luoghi simbolo della Spagna.
I re cattolici sono attenti a tutto e anche i loro figli non sono altro che opportunità per conservare e consolidare il Regno: la primogenita, Isabella è destinata all’erede del Portogallo, Giovanni, l’erede al trono a Margherita d’Austria, Giovanna a Filippo il Bello e le ultime figlie, Maria e Caterina, rispettivamente a Emanuele del Portogallo e ad Arturo, re d’Inghilterra e poi a suo fratello, il più conosciuto Enrico VIII.
Il matrimonio di Giovanna viene celebrato per procura il 5 novembre 1495, lei ha sedici anni, nessuna esperienza della Borgogna e delle Fiandre, è vissuta in un ambiente cattolico e severo, e la sua storia è già segnata.
“Qualcosa di strano era accaduto intorno a Giovanna già nel corso dei festeggiamenti di nozze. Una mattina, la sposa di Filippo il Bello si era trovata una sconosciuta a fianco del letto. Senza avvertirla, Filippo aveva provveduto a rimandare in Spagna gran parte delle signore al seguito, sostituendole con Madame di Halevin […] e il suo stuolo di squisite fiamminghe.”
Gli anni del matrimonio di Giovanna sono anni difficili, non ha denaro, non ha persone fidate nella corte del marito ed è ella stessa combattuta tra l’amore smisurato che sente per Filippo, un amore fisico, passionale, e la rabbia che prova nei suoi confronti per la sua arroganza, le sue infedeltà.
“Sul conto di Giovanna, intanto le notizie erano sempre più allarmanti […]. La principessa era in buona salute, ma il principe [Filippo] tentava in ogni modo di escluderla dai poteri di governo, relegandola per giorni e giorni nei suoi appartamenti, e impedendole di presentare alle sedute del consiglio privato. Giovanna veniva a sapere le cose soltanto per vie traverse e reagiva e reagiva energicamente quando scopriva le trame segrete del marito, soprattutto se riguardavano le questioni con la Spagna.”
Alla morte dell’erede di Spagna e della primogenita Isabella, Giovanna diventa erede di Spagna, terza in linea di successione e i suoi doveri di regina le impongono di lasciare le Fiandre e di raggiungere la Spagna con il marito.
Filippo, dedito ai bagordi, contrae la peste e muore il 25 settembre 1506 e da questo momento la follia di Giovanna esplode:
“A trentasei giorni dalla morte del marito […] Giovanna aveva ordinato alla scorta di riaprire il feretro […], si era chinata sul cadavere […]. La scomparsa di Filippo aveva ridotto Giovanna ad una confusa creatura senza più alcun contatto con la realtà.”
Negli anni successivi Giovanna diventa ostaggio del padre Ferdinando, che cerca un altro erede con un secondo matrimonio, e poi del figlio Carlo, che la estromette dalla reggenza.
Padre e figlio vogliono che sia considerata pazza. Il suo comportamento aggressivo, i suoi digiuni, la sua trascuratezza nell’igiene ma soprattutto il suo rifiuto a partecipare ai riti cristiani determineranno la sua condanna. Nella Spagna del Cinquecento la forma è tutto, le formalità della religione cattolica imperano e Giovanna è anticonformista, passionale e istintiva.
Così viene raccontata la sua morte dal suo confessore:
“Sporgendo un poco le labbra, Giovanna aveva implorato per tre volte di seguito: Cristo che sei in croce aiutami!”
La voce narrante aggiunge questa osservazione:
"E poi era morta. Erano le sei di mattina del 12 aprile 1555 […]. Aveva 75 anni, 5 mesi, 6 giorni. E per 46 anni, 1 mese e 24 giorni era stata segregata e tormentata nel castello-fortezza di Tordesillas.”
La storia, muovendo dalle testimonianze di quei pochi che avevano la possibilità di entrare sporadicamente in contatto con lei durante i suoi 46 lunghi anni di internamento, lascia al lettore, senza dubbio, un’interpretazione più verosimile della vita e del carattere di Giovanna, apostrofata da intere generazioni come “la pazza”.
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