Gita a Viareggio
- Autore: Dacia Maraini
- Anno di pubblicazione: 2013
“Sarà certamente una bella giornata”, osserva Antonio. “Ma anche se fosse brutta, partiamo lo stesso”.
Nell’agosto del 1964, una giovane scrittrice di talento pubblicava sul numero 174 di Paragone (rivista bimestrale di arti figurative e di letteratura fondata da Roberto Longhi nel 1950) un racconto che conteneva in germe i temi preferiti di un’intellettuale e critica tradotta in tutto il mondo. A distanza di tanti anni, le edizioni Fahrenheit 451 di Roma pubblicano nuovamente l’opera nella collana I Taschinabili di Gianni Toti.
Il racconto, curato da Eugenio Murrali, riveduto dall’autrice per questa edizione, contiene un’interessante Postfazione, Una gita nella solitudine di Eugenio Murrali.
Nonostante il giornale preveda maltempo su tutta l’Italia “eccetto che sulla Toscana e sul Piemonte”, due coppie di coniugi Pietra e Antonio, Tina e Gino decidono di fare una gita a Viareggio per andare a trovare il loro comune amico Carmelo. Quest’ultimo è un pittore siciliano di successo che da giovane dipingeva alla maniera di Guttuso, mentre “ora rifà Pollock”. Tina si mette alla guida dell’auto, imbocca la via Cassia dietro una fila di automobili, piove e il tergicristallo non fa in tempo a pulire il vetro che gli scrosci d’acqua lo inondano. Tina mentre guida osserva i suoi compagni di viaggio:
- Pietra, “i capelli nascosti da un fazzoletto azzurro e nero”, sembra sempre preoccupata delle pieghe del vestito,
- Antonio fa i complimenti a Tina perché la donna possiede “il senso dell’automobile”,
- Gino si è addormentato.
I gitanti nel frattempo costeggiano le mura di Viterbo, ha smesso di piovere ma il temporale non è cessato. L’aria è immobile, sospesa ed elettrica. C’è tempo per una breve sosta in un bar della cittadina etrusca. “Dieci minuti dopo siamo di nuovo in automobile. Andiamo verso Siena”. La Torre di Radicofani è coperta da grandi nubi bianche, dagli orli grigi. “Il grano brilla come un unico pezzo di vetro verde sotto gli ulivi”. Ha iniziato a far buio quindi i contorni diventano imprecisi, la strada si confonde con il cielo e con i campi in un’unica nebbia grigia. “A Siena ceniamo in un ristorante vicino alla Piazza del Campo”. Fuori dal locale s’intravede un pezzo di cielo stellato in mezzo allo scompiglio delle nubi. Ecco finalmente Viareggio con i suoi alti lampioni, le case liberty, la darsena, i barconi, “qualche passante con l’ombrello e automobili lucide di pioggia”. Carmelo li sta aspettando. La gita per Tina sarà l’occasione per cambiare la sua esistenza, la sua solitudine e le sue riflessioni sono talmente immediate e autentiche che diventano subito anche nostre.
Dacia Maraini nel 1964 aveva già pubblicato due romanzi rivelazione, La vacanza (1961) “un testo iniziatico”, e L’età del malessere (1963), romanzo di formazione che aveva vinto il Premio Formentor. Le due protagoniste, la 14enne Anna e la 17enne Enrica, sono due adolescenti che desiderano crescere in fretta, invece Tina, fedele cronista del viaggio in Toscana che le riserverà un’amara sorpresa, è “la prima protagonista marainiana adulta”. Letterata d’impegno civile e sociale, in queste poche pagine l’autrice analizza con prosa realista i sentimenti più nascosti dell’animo umano senza dimenticare di indagare l’universo femminile, perché è solo osservando la condizione femminile che si può compiere un’acuta analisi di una società.
“La strada è nera, i campi gonfi e scuri, ma all’orizzonte le nubi si sciolgono in vapori rosati e il cielo si fa sempre più chiaro”.
- Leggi l’intervista a Dacia Maraini
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