Photo credit: Giuseppe Moretti
Dacia Maraini, nata a Fiesole, scrittrice italiana tra le più conosciute e apprezzate è tra le più tradotte al mondo. È autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi tra i quali ricordiamo:
- Memorie di una ladra (Bompiani 1972),
- La lunga vita di Marianna Ucria (Rizzoli 1990, Premio Campiello 1990),
- Bagheria (Rizzoli 1993),
- Il treno dell’ultima notte (2008),
- La ragazza di via Maqueda (2009),
- La seduzione dell’altrove (2010),
- La grande festa (Rizzoli 2011),
- L’amore rubato (Rizzoli 2012).
Nel 2011 Dacia Maraini è stata tra i dieci finalisti del prestigioso Man Booker Prize. Lo scorso 1° settembre ha ricevuto a Venezia presso il Teatro La Fenice il Premio Fondazione Il Campiello alla Carriera 2012 in occasione della cinquantesima edizione del premio letterario con la motivazione “Per il contributo che ha dato alla cultura italiana e per il suo impegno civile”.
Gita a Viareggio, pubblicato per la prima volta nell’agosto del 1964 sul numero 174 della rivista Paragone, viene ora nuovamente editato a cura di Eugenio Murrali nella collana I Taschinabili della casa editrice romana Fahrenheit 451. Il racconto è stato riveduto appositamente dall’autrice per questa edizione.
- Signora Maraini, per quale motivo ha deciso di traslare la narrazione del racconto al presente?
Stranamente quando ero più giovane usavo di più il participio passato. Ora tendo a usare il presente e per riportare il racconto più vicino a me, ho cambiato i verbi. Non ho cambiato altro.
- Che cosa rende Gita a Viareggio attuale, come se fosse stato scritto oggi?
Difficile rispondere. Forse la precisione con cui cerco di fare parlare gli oggetti, come se fossero loro a dirci qualcosa sulla psicologia del personaggi, senza soffermarmi a descrivere e giudicare.
- All’apertura della XXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, Napolitano in un videomessaggio ha dichiarato
“Il fatto che siano meno della metà gli italiani che leggono almeno un libro all’anno denota la debolezza culturale del Paese e crea uno svantaggio oggettivo nella vita individuale e collettiva anche sotto il profilo economico”.
Condivide la riflessione?
Sono perfettamente d’accordo con Napolitano. Un Paese che non legge è un Paese che rifiuta di pensare, di viaggiare con la mente, di sviluppare l’immaginazione, di instaurare un rapporto profondo con le parole.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gita a Viareggio: intervista a Dacia Maraini
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