Gli angeli piangono di Wilbur Smith

Veramente suggestiva la vicenda che ci propone un illuminato Wilbur Smith mediante una visione totalizzante dell’intero continente africano, da fine ottocento fin quasi ai giorni nostri.

Il grande scrittore sudafricano ci aveva senza dubbio abituati a dettagliate descrizioni di immensi spazi naturalistici. Questa volta si è messo in gioco vagando nel tempo come un aquila attenta ed invisibile. Il romanzo inizia dove era finito “Stirpe di uomini” cioè il secondo romanzo del fortunato ciclo dei Ballantyne.

Dalle profezie della strega Matabele Umlino, che sembra immortale, alla peste bovina che distrugge intere mandrie di bufali e riduce alla fame le popolazioni indigene. Dal temerario Ralph Ballantyne a suo padre Zouga, dai giacimenti di oro e diamanti alle passioni amorose. Dal totalitario ed incontrastato potere di Cecil Rhodes allo sfondo politico continentale. Dagli interessi coloniali agli scontri etnici tra i popoli anglosassoni e i padroni millenari di quelle affascinanti terre. Bazo l’amico di infanzia di Ralph, non esiterà ad imbracciare le armi per difendere le tradizioni secolari ed i diritti naturali del suo popolo. Cosicché i due amici si troveranno uno di fronte all’altro in una ridda di emozioni senza fine, in uno scontro epocale che passerà alla storia, in una guerra di civiltà e di continenti. Le stupende zone naturalistiche tra il Limpopo e lo Zambesi fanno da contraltare alla malvagità umana ed alla spasmodica ricerca di potere di pochi bianchi egoisti. Le bellissime avventure del milionario Ralph, di sua moglie, del simpatico amico ottentotto.

Non manca nessun ingrediente dei libri di Smith ed anzi vi traspare un entusiasmo ancor superiore sia relativamente alla natura di quelle terre sia in relazione alle vicende personali dei protagonisti.
Il valore aggiunto è senza dubbio rappresentato, come dicevamo, dal singolare balzo alla civiltà moderna, all’Africa che conosciamo o che abbiamo conosciuto negli anni settanta, alle spaventose differenze razziali del Sudafrica, alla sete di rivincita di un popolo trattato da schiavo, anche agli eccessi ed alle aberrazioni che queste rivendicazioni hanno comportato in taluni casi. In definitiva lo scontro tra civiltà che era nato un secolo prima si rinnova in modo, se possibile, ancor più violento e significativo. Un mondo che, a differenza di quello di fine ottocento, abbiamo visto nei giornali e nei telegiornali di quegli anni e che, purtroppo e con diverse sfumature, non si è ancora del tutto spento. I discendenti dei protagonisti di allora Roland Ballantyne e Carig Mellow da una parte, Tungata Zebiwe dall’altra si ritrovano nuovamente di fronte in nome di un destino che sembra già scritto e di una trasposizione fatalistica che può solo incuriosirci ed appassionarci oltre ogni limite!