Gli eroi della guerra di Troia di Giorgio Ieranò

Da sempre la mitologia affascina, ma a causa dei tanti nomi “bislacchi”, di nascite e morti inverosimili e della costante presenza di un mondo divino parallelo spesso confonde, specialmente se sono passati tanti anni da quando l’abbiamo studiata a scuola.
A tal proposito “Gli eroi della guerra di Troia”, l’opera del docente di letteratura greca all’Università di Trento Giorgio Ieranò (Sonzogno, 2015) si pone come un utilissimo ripasso, facendoci rivalutare, in maniera positiva, quello che magari all’epoca avevamo reputato un po’ troppo pesante.
Attraverso uno stile semplice ed intriso di modernità, Ieranò è riuscito a trasformare un saggio specialistico di epica in una storia che potrebbe assomigliare ad un romanzo.
Più che sulla storia intesa come susseguirsi di nomi, luoghi e date, l’autore si concentra sugli uomini che l’hanno vissuta. Chi erano davvero gli eroi e le eroine della guerra di Troia? È la domanda chiave attorno alla quale ruota tutto il libro.
Nell’Iliade e nell’Odissea, un Omero dall’identità incerta – dato il recente Premio Strega, mi ha fatto pensare ad Elena Ferrante – ci racconta di gesta eroiche e di personaggi leggendari. Ma quali sono le storie più autentiche e quali invece i particolari omessi?
Peculiarità del libro è proprio narrare in modo “nuovo” i protagonisti delle grandi epopee omeriche, studiate e discusse da una grande moltitudine di autori, a partire dall’antichità per arrivare ai giorni nostri.
Le leggende che ci sono state tramandate, allorquando la tradizione orale era la sola ed unica importante, possono essere reinterpretate, visto che ci si pone il dubbio che siano fatti realmente accaduti. Rinasce quindi un nuovo culto verso quegli eroi “perduti” e rivalutati, dove Ulisse, il viaggiatore per eccellenza, diventa anche il re degli inganni, grazie alla sua naturale propensione a raccontare storie; Elena “la bella per antonomasia”, alla quale nulla si rifiuta, diventa anche la “cagna” alla quale si deve una fra le guerre più cruente. E che dire di Achille, l’indomito ragazzo passato alla storia per la sua proverbiale iracondia, che invece sembra avere avuto una serie infinita di amori?
L’opera di Ieranò non si limita alle sole ipotesi scolastiche, ma vaglia, propone, analizza e approfondisce le varie tematiche. L’antico viene raccontato con competenza, ma al tempo stesso con un linguaggio coinvolgente, che affascina senza togliere niente alla profondità delle nozioni sulla mitologia greca.
Ne scaturisce una visione quanto più possibile fedele, che però mette in luce una società – per quanto incredibile – ancora più crudele della nostra. Dove sangue e violenza sono all’ordine del giorno e, a parte l’eroica vocazione alla guerra, i valori latitano e la vita umana è sottovalutata.
Paradossalmente, gli antichi avevano idee ancora più confuse di noi in fatto di rapporti di parentela. Un omicidio per mano di un figlio o di un fratello non rappresentava affatto un’eccezione. Un erede assai sovente veniva generato dalla violenza, specie se ad accoppiarsi erano un essere umano e una divinità.
Lo sapevamo, lo avevamo studiato a scuola, eppure occorreva proprio un’opera come questa a ricordarcelo, ora che non siamo più bambini e possiamo distinguere la realtà dalla fantasia, la suggestione dalla storia. Al di là che fossero leggende, colpisce la concezione del narratore, il cui senso della morale induceva a creare fatti cruenti e di per sé squallidi, come se la perversione non fosse neanche contemplata.
“Gli eroi della guerra di Troia” è davvero un testo ben strutturato e per affrontarlo non occorre essere degli esperti di storia antica né di mitologia: basta essere persone curiose.
Il testo mette di fronte a tante leggende dimenticate oppure semplicemente da leggere con rinnovato stupore, perché non si è mai troppo grandi per imparare e per fare tesoro delle proprie letture.