Gli invincibili
- Autore: Marco Franzoso
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Gli invincibili (Einaudi) è uno dei romanzi più belli di questo inizio autunno 2014, di leggerezza nel senso inteso da Italo Calvino nelle Lezioni americane.
L’inizio è subito centrato sul rapporto di un uomo che lavora con la tecnologia e con internet e un neonato, totalmente dipendente da questo uomo che può dargli solo amore. Poi, forse, arriverà, la praticità: le pappette, le lavatrici, i ruttini, le notti, i pannolini, lasciarlo ai genitori per riunioni di lavoro, l’odore di neonato che non smette di piangere, le coliche, il bagnetto, il terrore dell’acqua troppo calda o troppo fredda, i sorrisini.
"Apro l’acqua della vasca. Ormai so qual è la temperatura giusta per lavarlo, e cambiarlo è questione di pochi secondi. Dopo ci stendiamo insieme, fianco a fianco, corpo contro corpo. Una specie di presente originario, composto di contatto e di calore. Mi convinco di farlo per lui, perché senta costante la presenza fisica del padre. In realtà lo faccio per me, perché il contatto col suo piccolo corpo mi permette di recuperare le forze e di dare un senso alle cose".
Italiano calibratissimo, non una parola, anzi quasi omissione nel racconto di Marco Franzoso.
Il perché non siano in tre è solo accennato, la moglie non c’è più, forse un tradimento o la paura di essere una madre, le ipotesi sono molteplici, perché l’autore non si attarda sul passato, cioè al tempo prima che nascesse il bambino.
Il suo sforzo di essere sempre allegro, mentre il pupo cresce, "perché un padre triste ti resta attaccato addosso come un vestito troppo stretto".
I genitori/nonni fanno il possibile per aiutarli, soprattutto la madre, perché il padre, medico, è malatissimo, consapevole della sua imminente fine.
C’è anche il bisogno di avere un’attività sessuale, per non essere del tutto fagocitato dal bambinetto e dal lavoro: Giulia la incontra davanti all’asilo, si studiano, capiscono che può esserci del buon sesso, senza dimenticare i rispettivi bambini. Niente previsioni per il futuro.
Si potrebbe dire che la vita scorre senza eccessivi problemi, ma il bambino si ammala gravemente, non ne vengono a capo, solo il padre morente aveva diagnosticato con un filo di voce che fosse una peritonite.
Il nostro piccolo eroe si salva per un pelo e quando torna a casa:
"ho una sorpresa per te. - La foto della mamma? - dice senza che gli abbia anticipato nulla. Lo prendo per mano e gli faccio strada. Andiamo nel mio studio, dove il computer è già acceso. Clicco due volte sull’icona mamma jpg. Eccola, questa è la mamma... questa è la mamma. Mio figlio sfiora il display come se ci fosse qualche impurità... o forse per carezzare il viso di suo madre con la punta della dita. - Quando torna? - chiede."
Marco Franzoso ha scritto un piccolo gioiello che parla di noi, dei nostri tempi, delle nostre mancanze, di bambini che vivono con un solo genitore.
Abbiamo uno scrittore che è il nuovo Italo Calvino.
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E’ stata la presentazione editoriale de “Gli invincibili” sul sito Einaudi a conquistarmi: “Come fa un giovane padre che non sa neanche preparare una minestra di verdure a pensare di crescere un figlio da solo?” Il quesito, come vedete, è grave: già… come farà? Imparerà a preparare la minestra? O abdicherà dal suo status di “giovane padre”? quest’ultima era l’ipotesi verso cui propendevo già dalle primissime pagine, tanto piu’ che il figlioletto si rivela una sorta di mostriciattolo che, a 6 anni al suo primo giorno di scuola, si rivolge al padre e, con perfetta padronanza dei pronomi relativi, lo rassicura: “Non c’è niente di cui preoccuparsi” (p. 3), quindi, dinnanzi al maestro impegnato in un “ un lungo discorso sul crescere, sullo stare insieme, sull’imparare divertendosi. Sul fatto che la scuola è una grande casa dei bambini”, il bambino “era concentrato. Ascoltava con la massima attenzione. Voleva capire. Come sempre“. Io davanti a un “bambino” del genere scapperei ululando… ma il “giovane padre”? non svelero’ l’arcano, vi diro’ solo, per aumentare la suspense di questa già intrigante vicenda, che il giovane padre non è un giovane qualunque: è un “giovane imprenditore”, belloccio per giunta, tanto che – ricorda l’irresistibile presentazione Einaudi che mi ha stregato - “il sabato al parco (…) può scoprire di essere molto attraente per le madri degli altri bambini”….
Ma basta ironia: “Gli invincibili” è un libro melenso ed insulso (ma con sprazzi di involontaria comicità che ne rendono la lettura a tratti divertente), una sequela di desolanti banalità -il bagnetto, i sorrisini, i ruttini, l’odorino… fino all’ “iniziatica” vacanza in Grecia - dinnanzi alle quali vien da dire che se questa è la paternità non dobbiamo meravigliarci se il nostro paese è a crescita zero… A “Gli invincibili” possiamo tranquillamente applicare l’elogio proprio dei libri effimeri e mediocri: “E’stato il romanzo piu’ bello della stagione…”.
PS: Ovviamente “Gli invincibili” non è una mosca bianca, ma la tipica espressione della desolante “letteratura contemporanea”. Certe volte mi chiedo come procederà tra 300 anni un ipotetico storico della letteratura italiana degli ultimi 70 anni: secondo me il metodo migliore è quello seguito da Croce nella sua “Storia dell’ età barocca in Italia” : valutare la produzione letteraria un tanto al kilo.
Mi sembra di capire, signor Leo, che lei non ama per niente la narrativa italiana odierna, quale che sia l’autore o l’editore.
Grazie comunque per l’attenzione.
Vincenzo Mazzaccaro
Caro Vincenzo,
cosi’, per il piacere di conoscere la Sua opinione, Le chiedo per sapere: non trova che il passaggio: "Andiamo nel mio studio, dove il computer è già acceso. Clicco due volte sull’icona mamma jpg. " sia la riproposta in veste XXI sec. di quello stucchevole stile da feuilleton ottocentesco tipo "Nella notte buia e tempestosa il vento fischiava tra i merli della torre" ?