Gratitudine
- Autore: Oliver Sacks
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2016
Questo è un vademecum per le persone che si sono ammalate gravemente e sanno che moriranno presto. Senza lamenti, piagnistei, prefiche o paure o conversioni estemporanee. Solo la malattia, che spesso precede la morte.
Oliver Wolf Sacks è stato un neurologo, chimico, scrittore e accademico britannico e noi tutti (cioè i lettori) abbiamo letto con grande passione “Risvegli”, “L’uomo che scambio sua moglie per un cappello” e altri suoi titoli. In Italia i suoi scritti sono sempre stati amati fin dall’inizio e spesso sostavano nelle classifiche dei dieci libri più venduti per lungo tempo.
“Gratitudine” raccoglie i suoi ultimi scritti, non racconti brevi, ma veri e propri saggi; nel primo di essi, Mercurio, scritto nel 2013, Oliver Sacks elogia i piaceri della vecchiaia.
“Ottanta! Quasi non riesco a crederci. Spesso mi pare che la vita stia per ricominciare, ma subito dopo mi rendo conto che ormai è quasi finita (...) mi dispiace aver perso tempo, mi dispiace di essere tormentosamente timido proprio come lo ero a venti anni, mi dispiace di saper parlare una sola lingua, quella materna”.
Nel secondo saggio dice senza melodrammi che un melanoma oculare lo condusse alla cecità di un occhio e che dopo qualche anno scoprì di avere delle metastasi multiple al fegato. Gli restano pochi mesi, ma lui continua a nuotare, grato di aver pubblicato molti libri e una autobiografia. Pur nel distacco, il nostro ottantunenne è ancora preoccupato del Medio Oriente, del riscaldamento globale e delle disparità crescenti nella società. Non che non abbia paura di morire, a dominare, però, è un sentimento di gratitudine per quello che ha ricevuto e per quello che ha dato.
Nella terza riflessione, La mia tavola periodica, arrivato a ottantadue anni sente prossima la fine.
Nell’ultimo saggio che si chiama Shabbat, Oliver Sacks ricorda quando disse a suo padre della sua omosessualità e si sentì rispondere:
“Sei abominevole. Vorrei che non fossi mai nato”.
Uno shock che portò lo scrittore all’abuso di anfetamine. Tutto adesso è raccontato con la leggerezza propria di un Calvino, ha persino la fortuna di abbracciare ancora il suo compagno, Billy.
Una vita pienissima, fatta anche di amarezze profonde, questo uomo laico, di scienza e di lettere, è morto nel 2015. Come se fosse morto uno di famiglia.
Gratitudine
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