H/H di Banana Yoshimoto

Sono due racconti, il cui titolo inizia per entrambi con la lettera “H”. Trattasi di “Hard-boiled” e “Hard-luck”, che danno forma a H/H di Banana Yoshimoto, edito da Feltrinelli nel 2001. Due racconti diversi, ma accomunati da un unico tema e dai suoi derivati. È la morte la protagonista indiscussa, insieme all’elaborazione del lutto quale sua necessaria conseguenza.

In “Hard-boiled” tutto accade durante una notte, in un paesaggio oscuro e tetro, dove sorge un albergo in cui la protagonista si ferma a dormire. Ossessionata da incubi e fantasmi che scaveranno profondamente nella sua interiorità, la donna giungerà ad una migliore consapevolezza del suo vissuto e si ritroverà all’alba di un nuovo inizio con una meravigliosa pace interiore.

In “Hard-luck”, invece, quel che si realizza è un percorso di elaborazione della morte quale consapevolezza di un passaggio inevitabile dell’esistenza umana. La protagonista assiste, giorno dopo giorno, al lento spegnersi della sorella che giace in coma in seguito ad un’improvvisa emorragia cerebrale. Quella sorella che stava per sposarsi e i cui sogni sono stati d’un tratto ridotti in cenere. Assistendo a quel lento congedo dalla vita terrena, la protagonista maturerà un’idea della vita completamente nuova, fino a coglierne aspetti fino ad allora ignorati. Due racconti, di fatto, molto diversi tra loro. Il primo un po’ più banale e scontato. Il secondo più profondo e coinvolgente.

A parte l’argomento della morte, risulta tuttavia difficile rintracciare un filo conduttore che leghi in modo saldo “le due H” e i contenuti che esse racchiudono. Il tutto è comunque superabile grazie alla lettura scorrevole di tutto il testo, tipica di ogni lavoro dell’autrice, nota per il suo inconfondibile stile piacevole e fluido, in grado di dettagliare ogni minuscolo particolare, dei luoghi come delle emozioni.

“La notte aveva tirato giù il sipario, e tutta la zona era pervasa da un’atmosfera limpida e serena. Quando soffiava il vento, nella penombra le variopinte foglie autunnali si sollevavano danzando verso di me, e io mi sentivo avvolgere da una stoffa intessuta in sogno” (p.13).