HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich
- Autore: Laurent Binet
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2011
Un giovane storico francese, Laurent Binet, ha scritto un libro stupendo, a metà strada tra il saggio storico - assai documentato - e il romanzo autobiografico -profondo e suggestivo.
L’opera, uscita in Patria l’anno scorso per le Edizioni Grasset & Fasquel di Parigi, è valsa all’autore il “Prix Goncourt du premier roman” 2010. Ora Einaudi lo fa conoscere al pubblico italiano con un titolo che riprende quello originario: "HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich".
Binet racconta che, quand’era adolescente, suo padre, storico a sua volta, gli parlò con grande partecipazione di un evento considerato come il colpo più importante realizzato dalla Resistenza europea: l’attentato, effettuato a Praga la mattina del 27 maggio 1942, che costò la vita a Reinhard Heydrich, Reichsprotektor (ad interim) di Boemia e Moravia dal 27 settembre 1941. Reinhard Heydrich, braccio destro di Heinrich Himmler, era in realtà suo autentico ispiratore. L’attentato (chiamato significativamente in codice “Operazione Antropoide” per rimarcare il fatto che l’individuo obiettivo dell’azione nulla aveva di umano, tranne l’aspetto) fu opera di due partigiani, il primo slovacco, il secondo ceco. Jozef Gabčik e Jan Kubiš erano due paracadutisti inviati dalla Resistenza cecoslovacca in esilio -con sede a Londra- per uccidere colui che veniva soprannominato “La Bestia Bionda” o “Il Boia di Praga”. Il piano aveva il totale appoggio del Governo britannico, guidato da W. Churchill. Fino al giorno della sua uccisione tutti gli eventi più tragici per i quali i nazisti sono passati alla storia vedono Heydrich come protagonista o comunque in primo piano, donde la frase, nota tra le SS, che dà il titolo al libro. Hitler lo ammira e lo ritiene diverso dagli altri che lo circondano, ma forse, inconsciamente, ne teme la smisurata ambizione e spregiudicatezza. Tra l’altro Heydrich era stato l’unico esponente del regime nazista di alto, anzi altissimo livello, presente il 20 gennaio di quell’emblematico anno all’incontro (svoltosi in una grande villa posta in una località vicina a Berlino, Wannsee) nel quale fu data piena attuazione alla Soluzione Finale, lo Sterminio del Popolo Ebraico, peraltro già in atto. La riunione, durata meno di un paio d’ore, ufficializzò, per così dire, il Genocidio.
Il giovanissimo Laurent, appassionatosi alla vicenda grazie alle parole paterne, per molto tempo ha approfondito il tema, non trascurando alcun ambito di ricerca. Il frutto dell’impegno di tanti anni è quest’opera originale, dove l’Autore segue le vicende dei diversi attori e, soprattutto, condivide l’eroico sacrifico in nome della libertà di Gabčik e Kubiš, fino a seguirli nella cripta della Chiesa dei S.S. Cirillo e Metodio (a Praga), dov’essi si rifugiano dopo l’attentato. Non li lascia mai, fino al tragico epilogo, quando, solo dopo ore e ore, 800 SS hanno la meglio su un gruppetto di 7 ardimentosi.
“HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich” è un omaggio a questi Eroi e a una città molto amata, un contributo davvero affascinante da leggersi d’un fiato, dove Storia e Memoria si intrecciano grazie ad un’originalissima opera di “contaminazione”.
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Ho letto volentieri questa recensione, che in parte non condivido. L’appassionato lavoro di ricostruzione storica del libro mi è infatti piaciuto molto, anche perchè per una serie di coincidenze, se così le vogliamo chiamare, avevo già letto alcuni dei libri citati anche in bibliografia dall’autore, e quindi mi sono ritrovata molto. Quello che invece non ho apprezzato sono proprio le note biografiche che l’autore inserisce. Certo, quelle che hanno a che fare con la ricerca a mio avviso ci stavano, ma i rimandi alle coeve liasion, onestamente, li ho trovati inutili, quasi fastidiosi. Forse se fossero stati meno sporadici e più circostanziati, in una sorta di diario diffuso della ricerca storica e di quanto essa incida nella vita di una persona, mi sarebbero parsi meno gratuiti. Penso ad esempio a Matrioska della Comencini, cin cui i due piani (quello della biografia e quello dell’autobiografia) si sovrappongono e hanno nel testo pari dignità. Grazie comunque a Mara per il bel commento.