Il 14 ottobre 1906 nasceva Hannah Arendt, scrittrice e filosofa tedesca morta a New York nel 1975. La scrittrice era infatti tedesca naturalizzata statunitense, dato che a causa delle sue origini ebraiche fu costretta ad emigrare, prima a Parigi, poi a New York, dove nel 1951 ottenne la cittadinanza statunitense, dopo aver perso nel 1937 quella tedesca.
Considerata, a livello intellettuale, una delle più grandi pensatrici della storia del Novecento, tra le sue opere più note: "Le origini del totalitarismo" (1951), "La banalità del male" (1963) e "Sulla violenza" (1971).
Nei suoi scritti sono ricorrenti riflessioni dettate dalla sua personale esperienza di perseguitata e di cittadina privata di diritti civili.
Quasi paradossale in tal senso appare la tormentata relazione che Hannah Arendt ebbe con il filosofo Martin Heidegger, conosciuto all’Università di Marburgo, conclusasi quando la donna scoprì la vicinanza del filosofo con il Nazismo, partito a cui aderì nel 1933.
Nel 2014 Google ha festeggiato il 108° anniversario della nascita dedicandole un doodle.
Noi di SoloLibri vogliamo ricordarla con 5 brani, parte delle sue opere, studiate ancora oggi in tutto il mondo.
"Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ’radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ’sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ’banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale".
"Non si nasce uguali, si diventa uguali. Non si nasce eguali, si diventa eguali come membri di un gruppo in virtù della decisione di garantirsi reciprocamente eguali diritti. La nostra vita politica si basa sul presupposto che possiamo instaurare l’eguaglianza attraverso l’organizzazione, perché l’uomo può trasformare il mondo e crearne uno comune, insieme con i suoi pari e soltanto con essi".
"La nostra è la prima generazione divenuta pienamente consapevole delle conseguenze atroci che discendono da una linea di pensiero che costringe ad ammettere che tutti i mezzi, purché siano efficaci, sono leciti e giustificati per conseguire qualcosa di definitivo come fine".
"Oggi è raro incontrare persone che credano di possedere la verità; ci confrontiamo invece costantemente con quelli che sono sicuri di avere ragione".
"La pluralità umana, condizione fondamentale sia del discorso sia dell’azione, ha il duplice carattere dell’eguaglianza e della distinzione. Se gli uomini non fossero uguali, non potrebbero né comprendersi fra loro, né comprendere i propri predecessori, né fare progetti per il futuro e prevedere le necessità dei loro successori. Se gli uomini non fossero diversi, e ogni essere umano distinto da ogni altro che è, fu o mai sarà, non avrebbero bisogno né del discorso né dell’azione per comprendersi a vicenda. Sarebbero soltanto sufficienti segni e suoni per comunicare desideri e necessità immediati e identici".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Hannah Arendt: 5 brani da leggere per ricordarla nel 115° anniversario della nascita
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