È una poesia che brucia e, al contempo, pare innalzarci spiritualmente quella di Alda Merini. Una strana dicotomia che poteva riuscire solo alla poetessa dei Navigli, la capacità di esercitare al contempo una sorta di misticismo combinato a una insopprimibile passionalità. Il suo manifesto di poetica si innalza come un grido di protesta sin dal primo verso: Io non ho bisogno di denaro, afferma perentoria Merini come in un’ardita rivendicazione, subito accompagnata - quasi placata - da una verità dell’anima che si dichiara in tutta la sua evidenza: Ho bisogno di sentimenti. A ben vedere l’urgenza di dire - e di vivere - di Merini è perfettamente restituita in un distico esemplare.
In questo testo Alda Merini ribalta completamente la scala dei valori, facendo prevalere la trascendenza sull’immanenza. La vita della poetessa appare trasfigurata in una sostanza immateriale: le piccole cose, gli inganni consueti che appartengono alla quotidianità spicciola della vita e inchiodano alla praticità, alle faccende necessarie, agli obblighi, ai doveri, sembrano non appartenerle, Merini ha abolito questa dimensione contingente dell’esistenza, preferendone un’altra, che non ha radici né legami e sembra esistere esclusivamente nell’etere. Questa poesia, proposta sotto vari titoli tra cui il più frequente è Ho bisogno di sentimenti ma è possibile che il titolo ufficiale fosse quello derivato dal primo verso Non ho bisogno di denaro, ci consegna intatta la statura poetica di Alda Merini, una donna che è venuta a incarnare la poesia con il sangue e con il cuore, trasfigurandosi tutta intera - e senza infingimenti - nella sua vocazione.
La ragione di vita di Merini era la poesia e, con essa, tutto ciò che si componeva di quella sostanza eterea e impalpabile, come i sentimenti, le parole, i pensieri, sino al rapimento incendiario delle emozioni.
Ci sono esseri che sanno abitare bene questo mondo, prendono parte ai suoi traffici e obbediscono alle necessità e al bisogno, riuscendo persino a trarci un certo guadagno; ci sono esseri che vivono interamente calati nel proprio corpo, nell’immanenza appunto, e altri che invece sono tutta anima - come Merini - perennemente in cerca di altrove che forse mai raggiungeranno, perché quello che cercano, in fondo, è nel loro cuore, dentro di loro e non fuori. Nella lirica Il bacio, Alda Merini scriveva:
Ma se mi domandano/ dove traggono origine i miei versi/ io rispondo: mi basta un’immersione nell’anima/ e vedo l’universo.
Potremmo leggere questa poesia di Merini, Ho bisogno di sentimenti, come la mappatura della sua ricerca poetica e spirituale.
“Ho bisogno di sentimenti” di Alda Merini: testo
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.Di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori, detti pensieri,
di rose, dette presenze,
di sogni, che abitino gli alberi,
di canzoni che faccian danzar le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti...Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia le pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
“Ho bisogno di sentimenti” di Alda Merini: analisi e commento
Alda Merini poetessa dell’anima che ci dona “colori nuovi”; mai come in questa poesia è così evidente. Dopo aver affermato il suo distacco dall’immanenza, quella dimensione che ci rende tutti orizzontali schiacciandoci verso il basso e legandoci esclusivamente all’oggettualità dell’essere, ecco che Merini dichiara la sua appartenenza alla trascendenza quando rivendica il suo grido dell’anima: “Ho bisogno di sentimenti”. Merini è poetessa verticale, come Sylvia Plath che nella sua celebre poesia afferma: “Io sono verticale ma preferirei essere orizzontale/ Non sono un albero con radici nel suolo”.
Deve essere una condizione comune a molti artisti questa “verticalità”, questo desiderio di elevarsi verso una dimensione altra, la ricerca dell’altrove: la loro arte, poesia, pittura, musica, nasce da questo anelito, come se sgorgasse direttamente da una ferita dell’anima.
Tutto ciò che nomina Merini in questa lirica è legato al mondo della trascendenza: pensieri, sogni, canzoni, e la poesia diventa un portale - la “magia”, la poetessa la chiama proprio con questo nome conferendole qualità incantatorie, arti magiche - attraverso cui accedere allo spirito, a quel perduto altrove che risiede in realtà nel profondo di ciascuno di noi. Anche le immagini legate alla percezione del mondo sensibile che la poetessa nomina nel suo canto, ovvero i fiori, le rose, le stelle, acquisiscono una funzione duplice, quasi esoterica, si fanno traghettatori dell’anima, simbolo vivente della sua fragilità e della sua evanescenza.
Nella strofa finale Merini ci presenta la poesia come un fuoco: brucia la pesantezza delle parole, dice. Non è la prima volta che la poetessa istituisce questo paragone, lo troviamo anche in un’altra lirica dal titolo emblematico La mia poesia è alacre come il fuoco, audace dichiarazione di poetica in cui dava corpo a una poesia chiassosa e impertinente: una “poesia che grida e che gioca con le sue grida”.
Sono il poeta che canta e non trova le parole/ sono la paglia arida sopra cui batte il suono/ sono la ninnananna che fa piangere i figli.
L’essenza di Alda Merini è contenuta in questi versi incendiari: la poesia brucia, oppure non è poesia.
La funzione poetica dei versi di Merini è quella di bruciare l’immanente, lo schermo opaco del reale (l’inganno consueto, come direbbe Montale), e rivelare lo spirito, l’anima, il “vero”.
Ogni parola “vera”, in quest’ottica, deve nascere nel seno e nel cuore dell’amore, generata dall’emozione e non dalla necessità.
Alda Merini e il potere salvifico dell’arte
In questi versi effettivamente la poetessa dei Navigli riesce a farci percepire il potere salvifico dell’arte, ciò che è in grado di porci in contatto con qualcosa di più profondo della realtà stessa, riuscendo a sublimare i nostri pensieri.
In ogni verso l’autrice sembra demolire la superficialità imperante nel mondo contemporaneo, il nostro attaccamento insulso a “falsi miti” di successo e potere e visibilità, mostrandoci ciò che conta davvero.
Ed ecco che, nel finale, sono rivelati i “nuovi colori”, visibili solo attraverso la purificazione dello spirito e l’attenzione a ciò che solitamente è celato dal continuo e assordante rumore del vivere quotidiano. Alda Merini ci invita a porci in ascolto della nostra “voce interiore”, della nostra unicità, perché lì è racchiusa la vera magia, la perla rara, è quella l’origine di ogni emozione. E solo dall’emozione pura deriva lo stupore ancora intatto e perfetto verso ogni cosa del mondo: Merini ce lo consegna affidando la propria salvezza alla parola, alla parola nuda.
leggi anche
Alda Merini: le migliori frasi e poesie
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ho bisogno di sentimenti”: la dichiarazione di poetica di Alda Merini
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Alda Merini Poesia News Libri Storia della letteratura
Lascia il tuo commento