Ho voglia di te di Federico Moccia

Step è partito. America. Un oceano a dividerlo da Babi. Ma basterà? Step è cambiato. Ha sofferto. Ha dimenticato Babi. E chi è la persona che lo “segue” al suo ritorno? Step è tornato. Ma non ha dimenticato gli amici. Pollo, prematuramente scomparso, e Pallina, ancora distrutta dal dolore per la perdita del suo amore. E, proprio mentre si reca ad una cena con i vecchi compagni di scorribande, incontra Gin. O meglio, si scontra, dato che lei lo inganna per rubargli la benzina. Lui la “sequestra” e la porta alla cena. Uno scambio di battute al veleno che in realtà nasconde la già nata complicità tra loro due.

E l’amore è il passo successivo. Lui prende la sua verginità, senza saperlo, e quasi si sente in colpa, nonostante i suoi gesti fossero guidati dall’amore. Una sorta di amore-odio, che culmina nel momento in cui lui la chiama al citofono dicendo, appunto, “Ho voglia di te.” Nessuno gliel’aveva mai detto. E lei s’abbandona a lui, definitivamente. Quando poi scopre come abbia fatto lei a conoscerlo… Tutto liscio, quindi? Per niente, Babi torna e rivuole Step. Per una notte o per la vita? Ma, soprattutto, Step vuole tornare tre metri sopra il cielo o vuole restare per terra con la sua amata Gin?

Federico Moccia affronta diversi argomenti in un colpo solo, in questo romanzo stupendo. Amori, tradimenti, carriera, violenze e ricordi. Tutto questo viene narrato da Moccia con grande maestria e ti fa sentire davvero al centro dell’attenzione. Un libro “importante” come dimensioni, divorato in poco più di due giorni, che ti tiene col fiato sospeso anche durante le pochissime pause. E ho detto due giorni perché lo leggevo tra una pausa di lavoro e l’altra! Tifare per il vecchio amore Babi o per la nuova fiamma Gin? Sembra la solita storia, e forse lo è, ma quando il tutto ti prende e ti fa stare bene, o male, a seconda dei casi, beh, forse si possono lasciare perdere i pregiudizi e lasciarsi coinvolgere dalla storia, no? Io la mia scelta, a suo tempo, l’ho fatta. E voi? Vi farete rapire dallo stile narrativo di Moccia e tiferete per l’una o per l’altra? Io sono fermamente convinto di sì.