Hotel du Lac
- Autore: Anita Brookner
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2011
Quando “Hotel du Lac” di Anita Brookner vinse il Booker Prize nel 1984 la decisione della giuria suscitò non poca contrarietà, soprattutto da parte di chi avrebbe voluto veder trionfare “L’impero del sole” di J. G. Ballard. Nonostante lo Spectator lo abbia definito
“Un classico (…) un libro che sarà riletto con piacere da qui a cent’anni”
il romanzo della scrittrice inglese non è un capolavoro e Anita Brookner stessa in una certa misura si scusò di aver vinto, suggerendo perfino che sarebbe stato effettivamente meglio se il premio fosse andato a J. G. Ballard.
La storia di Edith, scrittrice di romanzi d’amore mandata ’’in esilio’’ sulle sponde del Lago di Ginevra dopo aver pubblicamente imbarazzato un rispettabile partito lasciandolo solo all’altare, è il perno di “Hotel du Lac”. La narrazione, che scorre chiara, semplice e illuminata da sprazzi di acume e sottile umorismo, svela con lentezza il carattere e il passato della protagonista, che si ritrova sotto consiglio dei suoi presunti amici a soggiornare lontano dall’Inghilterra per meditare sui suoi sbagli e tornare a casa cambiata, pronta a compiere quelle scelte di buon senso che la società si aspetta da lei.
Al centro del romanzo sta quindi una donna che ha fatto vincere il cuore sulla ragione e che sta attraversando un momento cruciale nella sua vita, al termine del quale deciderà se arrendersi o continuare a rimanere fedele a se stessa. Eppure Edith, per gran parte di “Hotel Du Lac”, è relegata al ruolo di osservatrice, mentre cerca di interpretare i gesti e le parole degli altri ospiti dell’albergo e si decide poi timidamente a conoscerli da vicino. Solo quando si lascia cullare dal ricordo di un amore impossibile a cui scrive le sue lettere o rievoca la sua infanzia e il tentativo fallito di sposarsi, riusciamo ad avere un’idea più definita di chi lei davvero sia, di cosa si agiti nella sua mente e nella sua anima, mentre nell’atmosfera rarefatta, quasi anestetizzata, dell’hotel e dei suoi dintorni i giorni si susseguono con tranquillità tombale.
Un po’ come se l’Hotel du Lac fosse la materializzazione di quello stato di apatia, di quella nebbia che segue ad uno shock e precede una decisione radicale, nel romanzo Edith sembra aver sospeso la sua volontà, il suo senso di azione, per cercare nell’osservazione dei comportamenti altrui una chiave che le permetta di decidere cosa fare della sua vita. Il libro ha un suo quieto fascino e va riconosciuta ad Anita Brookner la capacità di suscitare un interesse nella figura femminile protagonista che fatica a nascere ma si fa crescente, e tuttavia manca qualcosa nel rapporto tra Edith e le altre donne ospiti dell’albergo così come nell’evoluzione della conoscenza con Mr Neville, inverosimilmente breve e asciutta per giustificarne l’esito, a rendere il romanzo un’opera indimenticabile.
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