Hypsas
- Autore: Valerio Mello
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Ensemble Edizioni
- Anno di pubblicazione: 2024
Valerio Mello vive a Milano già da diverso tempo, chi scrive lo ha scoperto con la silloge Rive, comprensibile al lettore moderno che cerca dalla poesia soprattutto la consolazione, ma anche la possibilità di poetare, se almeno ne avesse il tempo.
Anche se vive a Milano, il poeta è originario di Agrigento, la sua visione del mondo è in bilico tra epos e modernità, quest’ultima sembra non piacergli molto.
In una tra le prime poesie sì può leggere:
Passeggiare passeggiare, / fra le tombe, / qualcosa è come un’alba / nuovo riferimento / il corpo che frana / nell’anfora / e si frantuma/ una flotta di semi nel vento, il pianto di Ecuba, / madre straziata...
Passato in cui tutto sembrava più dignitoso, più centrato, anche se frana tutto. Noi siamo franati da un pezzo. E questa plaquette ha come titolo Hypsas (Ensemble edizioni, 2024, nota di lettura Andrea Carnevale). Hypsas viene raffigurato in vari tipi monetali nella zona di Selinunte, che mostrano sempre lo stesso soggetto: un giovane efebico nudo, con in mano un vaso rituale, che è davanti un altare intorno al quale un serpente sale con le proprie spire.
Mello ha scelta la carta dell’identità e chi scrive ha trovato moltissime difficoltà nel conformarsi al suo modo di scrivere, che qui è più difficile di Rive o forse è solo una mia impressione. Anche i due fiumi siciliani in cui tutto scorre, da sempre, da Eraclito e toccano terre conosciute da Vello, ma la poesia è rimasta perlopiù al Sud.
La parola “tomba” è presente in due poesie, che si susseguono una dietro l’altra:
La tomba inizia a disseminarsi / Dimorare / Il momento converge in conci arenari / È la maturazione / ombre non sono anime / Fulgidi crani rivolti a est / La loro scoperta è pura / Aperte le mani donano un ago di bronzo / Dalle ossa dai corredi /si va nel suo abitato senso / Giorno che non grida / suono.che non trema / Passato-ritorno incontra lo sguardo / Se viva è la pietra che prega / Riconoscere ogni cosa che viene
Non di facile comprensione, addirittura, Mello pare un poeta futurista che sembra volerci incatenare, ammutolire, nel suo bisogno di scrivere, senza dare troppe spiegazioni. La colpa è nostra se non riusciamo a capire cosa unisce la morte, gli Etruschi, le pietre che pregano e spesso l’autore ci si salva tirando in ballo la musicalità dei versi e la loro anarchia. Quando di un gruppo di versi esaltiamo la musicalità, siamo ridotti al lumicino, con i significati delle parole, come in questo caso, che presentano un eccesso di immagini che stordisce.
Invece sarebbe il caso di non preoccuparsi di ogni singolo vocabolo, se non è proprio una silloge che viene chiesta in un contesto universitario e farsi trascinare dalle parole che a tratti si schiudono. Il pensare di poter aver un chiaro significato di tutte le poesie può portare a un rifiuto, a una sensazione di impotenza che non ci lascia più.
In sintesi emerge un poetare raffinato e oracolare, dove Valerio Mello associa a poesie che sembrano pietre - che lasciano intatto il mistero - altre che immettono il lettore in una sorta di ipnosi.
Hypsas
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