I Viceré di Federico De Roberto

Il libro narra le vicende della famiglia aristocratica Uzeda, casata siciliana ricca con nobili origini e tradizioni, ambientate nell’epoca dello sbarco dei Mille e dell’Unità d’Italia. Ma dietro alle magnificenze araldiche si nasconde la meschinità dei suoi componenti.

Il romanzo inizia col funerale di donna Teresa, in quest’occasione ricordata come una donna in odore di santità. Ma ben presto vengono a galla il dispotismo e la cupidigia di questa donna, che teneva nel suo pugno di ferro le sorti della famiglia e dei suoi figli. Ed è solo l’inizio: tutti i componenti della famiglia sono meschini, avidi, vendicativi, ciascuno con il suo capriccio e il continuo esercizio del potere su chi gli è sottoposto.

L’opera, in pieno stile verista, presenta le vicende dalla parte dei personaggi di questa famiglia. L’autore non emette giudizio, non si intromette nella trama, mostra semplicemente i pensieri dei vari protagonisti. E questo basta ad evidenziare la loro meschinità, perché bastano le loro azioni e parole a far comprendere quanto siano moralmente e umanamente deprecabili.
Nonostante una mole non trascurabile di pagine da leggere, un intreccio tutto sommato piatto e una prosa non cattiva, ma nemmeno sublime, il lettore alla fine si fa prendere dal libro, dalle descrizioni dei vari personaggi, dalle loro vite e dal triste epilogo che molti di loro subiscono.

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