Di volta in volta descritta come cattiva, spiritosa, lungimirante, Elizabeth Von Arnim, nata Mary Annette Beauchamp, è senza dubbio una donna e una scrittrice fuori dal comune che affronta la vita con piglio deciso.
Cugina dell’altrettanto famosa Katherine Mansfield, esibisce una tempra forte che, unita a uno spirito acuto, le permette di ritrarre la società contemporanea con humor gustoso e spesso pungente.
Tanto da guadagnarsi da parte di H.G. Wells una definizione formidabile, la descrisse infatti come:
La donna più intelligente della sua epoca.
Nei suoi libri Elizabeth Von Arnim esibisce una forte personalità e un punto di vista critico e acuto, uno sguardo spregiudicato sulle cose del mondo.
Anticonformista è anche la sua autobiografia, scritta dal punto di vista dei fedeli amici di una vita, unica costante di un’esistenza straordinaria.
“I cani della mia vita” di Elizabeth Von Arnim
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Elizabeth, come firma i suoi libri, piace alla buona società contemporanea. E non si arrende di fronte ai rovesci della vita, tanto da regalare ai suoi lettori quei manifesti di indipendenza femminile che sono, per citare solo due delle sue tante opere, Il giardino di Elizabeth e Un incantevole aprile.
Da vera anticonformista, ci consegna un’autobiografia unica, scritta dal punto di vista dei 14 cani che accompagnano quasi ininterrottamente la sua esistenza. Si intitola I cani della mia vita, edita per la prima volta nel 1936.
Pubblicata in Italia per Bollati Boringhieri nel 2014 con la traduzione di Graziella Bianchi Baldizzone, merita una rilettura in coincidenza con l’anniversario della sua morte che si celebra il 9 febbraio.
La singolare autobiografia di Elizabeth Von Arnim
Con il procedere del racconto cambiano i luoghi e le case naturalmente.
Dall’Australia delle origini alla Pomerania, nel cuore della Polonia, al buen retiro in Svizzera nel cottage costruito per la felicità, con le persiane blu e la frangia di iris lungo il bordo della terrazza.
E poi l’Inghilterra e la Provenza. Cambia, di capitolo in capitolo, anche la protagonista: bambina curiosa, moglie rispettosa, sposata con il conte Henning August von Arnim conosciuto durante un viaggio in Italia, poi vedova finalmente padrona di sé. E di nuovo moglie, questa volta del duca John Francis Stanley Russel, fratello del filosofo Bertrand Russell che si presenta alla porta del cottage in montagna non come ospite, ma come il Fato.
E, dice lei, al proprio fato non si può sfuggire.
Felice spesso. Non sempre. Della sua vita straordinaria resta un’unica costante: i cani, appunto.
Quando amano, amano in modo costante, inalterabile, fino all’ultimo respiro. E’ così che mi piace essere amata. E perciò parlerò di cani.
Così Elizabeth Von Arnim si racconta attraverso i suoi amici a quattro zampe. E così facendo rivela molto di più di quanto sarebbe concesso a una normale biografia. Si permette uno sguardo spregiudicato sulle persone e sui loro difetti che manifestano spesso proprio nei rapporti con gli animali. E riserva un occhio attento alla natura grazie alle splendide descrizioni che le guadagnano l’affetto e l’ammirazione dei lettori.
Elizabeth Von Arnim e il cane Cornelia
Cornelia, il cane che la accoglie nella casa in Pomerania, è il primo grande affetto e lo strumento per una boccata di libertà con le frequenti evasioni alla scoperta dei boschi e della natura incontaminata, nel cuore dell’Europa.
La nuova patria affascina la scrittrice con:
La bellezza dell’inverno che delicatamente muore, di rami nudi, tranne il vischio. Ma sotto i rami c’erano i primi segni della primavera, perché giù tra le foglie morte dell’anno precedente, a gruppi, a macchie, a fiotti, e in alcuni punti a laghi, le epatiche stavano incominciando a ricoprire la terra con il loro blu divino.
E ancora:
Davvero felice, in quei momenti, sembrava la mia sorte. Il sole era tiepido, la primavera era alle porte, io avevo un marito gentile, comprensivo, che era quasi sempre da qualche altra parte, e non c’era anima viva in vista, eccetto un cane.
Elizabeth Von Arnim e la splendida libertà dei cani
Elizabeth diventa anche consapevole della splendida libertà dei cani. Impermeabili alle convenzioni sociali che lei tanto mal sopporta, le sembrano creature da invidiare. Loro, ad esempio, appena svegli possono dedicarsi a una nuova giornata, mentre la padrona deve sottoporsi a operazioni di pettinatura e allacciatura prima che la sua cameriera tedesca la consideri pronta per essere vista.
E poi ci sono le incombenze domestiche, la servitù da gestire, le richieste di schiere di precettori e governanti che invadono la casa con l’arrivo delle figlie.
Ci vuole una scusa per poter andare nei boschi, fare esercizio fisico.
E visto che ero giovane – mi ci volle un’incredibile quantità di tempo per smettere di essere giovane – il compagno non poteva essere un simpatico giovanotto, come magari mi sarebbe piaciuto, ma doveva esser qualcuno al di sopra di ogni sospetto.
E così nella vita della contessa entrano i grandi danesi: Ingraban che ama dare la caccia ai cervi, Ingulf troppo pigro e Ingo e Ivo, i cuccioli agitati.
Elizabeth Von Arnim in Svizzera con il cane Coco
Di tutti nel libro ci sono le fotografie, testimonianza viva dell’amore che li ha legati alla padrona. Una in particolare attira l’attenzione: ritrae un grosso cane scuro accucciato accanto alla scrittrice con una zampa appoggiata alla sua caviglia, in atteggiamento protettivo.
È il periodo della casa in Svizzera nell’isolamento felice tra le montagne innevate. Coco è il compagno di lunghe passeggiate e giornate serene.
E in qualche modo sembra un collegamento con il mondo, grazie a una sua speciale propensione:
È curioso come quel cane sapesse riconoscere un corteggiatore non appena gli posava gli occhi addosso, scegliendolo tra i non corteggiatori, che non degnava neppure di uno sguardo, e registrandolo come uno cui dedicare immediata attenzione e incoraggiamento. Molto tempo prima che io avessi la benché minima idea che ce n’era uno nei paraggi, e spesso, ne sono sicura, prima che il corteggiatore stesso lo sapesse, Coco era pieno di attenzioni per lui. Alla fine diventavo nervosa solo a vedere che incominciava a scodinzolare.
Io raccomanderei a tutte le donne di andare a comprare un cane
Piace agli uomini, Elizabeth. Per il suo acume, la verve, e un’insopprimibile forza vitale. Ciononostante matura una convinzione sulle vedove.
Sono molte le riflessioni che esse hanno suscitato nella mia mente da quando sono diventata vedova per la seconda volta. Non c’è niente che io non sappia di loro; e la cosa che so con maggior chiarezza è che, lungi dall’essere una donna a metà, una vedova è l’unico esempio completo del suo sesso.
Insomma, l’articolo finito.
Va perdonata. Le sue esperienze matrimoniali non sono esattamente felici. Va meglio con i cani. Non si può essere soli con un cane intelligente e devoto accanto.
Raccomando a quelle persone di entrambi i sessi, ma principalmente, sembrerebbe, del mio, il cui coraggio tende a vacillare se restano sole a lungo, che hanno una certa qual paura alla sera se non c’è nessuno con cui parlare, cui non piace spegnere le luci e salire silenziosamente in una solitaria camera da letto, che sono ricche d’affetto e non hanno niente cui legarlo, che desiderano ardentemente essere amate e, per una qualche ragione, non lo sono, raccomanderei a tutte costoro di andare, diciamo, da Harrods, a comprare un cane.
Comincia così il lungo affetto per i Fox terrier: arriva ad averne sei. E, contro il parere di amici e parenti, ma, come spiega la scrittrice, non va molto lontano chi ascolta i parenti, segue il trasferimento in Provenza dove si apre per lei un nuovo periodo felice. In fondo:
Chi vuole scrivere, o ripensare ad antichi dolori? Mettili da parte; coprili di silenzio; trai gli insegnamenti che puoi cavarne; e poi voltagli le spalle, e volgiti verso la felicità che la vita può ancora serbarti. Era questo il consiglio che cercavo di dare a me stessa mentre mi muovevo con passo incerto e confuso attraverso il successivo frammento di vita. È cosa saggia non perdere troppo presto la pazienza con la vita, ma aspettare di vedere che cosa può serbare ancora dietro l’angolo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “I cani della mia vita”: Elizabeth Von Arnim si racconta attraverso i suoi amici a quattro zampe
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