I delitti dei nove cieli di Giulio Leoni

Per chi ama il genere storico, il thriller e la detective story, per di più ambientato nel Medio Evo, come nella tradizione del migliore Eco, i libri di Giulio Leoni sono un must. Ne I delitti dei nove cieli (Nord, 2019), protagonista dell’indagine è Dante Alighieri in fuga da Firenze, da cui è stato bandito, condannato a morte, diretto a Parigi, alla Sorbonne, dove spera di raccogliere informazioni sulle teorie che circolano sul moto degli astri, ora che, terminata la prima parte della Commedia, si accinge a scrivere la terza e più impegnativa cantica. Povero, sofferente, sconosciuto in città, trova rifugio in un infimo bordello, pronto però a cercare libri e persone che lo aiutino nei suoi studi astronomici.

In una controversia filosofica che oppone teorie inconciliabili, uno dei due contendenti viene trovato morto suicida: Dante però si accorge che invece è stato vittima di un efferato delitto. Chi è stato e perché lo studioso ha trovato una morte così atroce?
Di fronte al poeta fiorentino si propone la figura di Guglielmo di Nogaret, il potente ministro di Filippo il Bello, il monarca francese che ha osato contrapporsi a Bonifacio VIII facendo eleggere dopo di lui il papa francese Martino. Vediamo dunque Dante girare per Parigi alla ricerca dei colpevoli, controllato a vista da Nogaret, mentre incontra cavalieri Templari, acerrimi nemici del sovrano, vari studiosi, monaci, artigiani: tutti sembrano avere segreti, ognuno si mette sulle tracce del poeta fiorentino che molti conoscono e che rischia la morte a ogni passo.

Tra numerose citazioni delle sue opere, discussioni filosofiche che attengono al sistema della collocazioni dei pianeti nell’universo, macchine straordinarie che riproducono il moto dei pianeti; mentre si cercano tesori nascosti e vengono dati alle fiamme manoscritti e pergamene, ci si avvia verso il confuso finale, pieno di sangue, patiboli, in un crescendo grandguignolesco. Pur facendo una colta ricostruzione storico-filosofica di quel Trecento così ben conosciuto attraverso le reminiscenze liceali (compaiono nel ricordo del poeta Guido Cavalcanti, Guinizelli, il Dolce Stil Novo, Brunetto Latini, Pier delle Vigne, Ulisse), il romanzo finisce per essere un po’ ridondante e alla fine deludente. Troppo di tutto, tra bordelli, templi nascosti, osterie, travestimenti, delitti e ricerche infruttuose. Il povero Alighieri, squattrinato e solo, travolto dal rapporto infelice con la bella Miranda, viene rappresentato come un personaggio da fiction televisiva.