I delitti della laguna
- Autore: Letizia Triches
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Eccoci al terzo romanzo di Letizia Triches, storica dell’arte, insegnante in un liceo, amante di ogni forma di arte, soprattutto architettura, pittura, musica. Dopo Firenze e Roma, l’autrice ci accompagna insieme al suo detective restauratore di opere d’arte, Giuliano Neri, a Venezia. Nella città d’arte per eccellenza, nel luogo forse più letterario della narrativa, penso ovviamente a Thomas Mann e ad Henry James, ma anche più recentemente a Scurati, Caponetti, Tiraboschi, si svolge l’intricato romanzo giallo che ci accompagna nel labirinto della città lagunare con la competenza e la naturalezza di chi sembra averci sempre vissuto.
Qui incontriamo i personaggi di questa vicenda appassionante che si svolge nei primi mesi del 1990: Otis Moore, soprannominato il Moro di Cannaregio, musicista, bluesman, chitarrista straordinario che da quindici anni si è stabilito in laguna, dalla quale si sente intrappolato, ma che però ha stabilito lì affetti e passioni: non solo la musica, è il capo di una band dal nome fascinoso, Indigo Gulls, che interpreta soprattutto cover di autori celebri, come B.B. King, Eric Clapton e Springsteen, ma si occupa anche professionalmente di pittura e di commercio di opere d’arte. È infatti impiegato di fiducia in una casa d’aste, di proprietà di Filippo Severato, che è specializzata in quadri, soprattutto del Settecento veneto.
Il bellissimo Otis, che ama le donne e la pittura erotica, è in contatto con lo psichiatra Alvise Volpato, proprietario unico del palazzo di famiglia sul Canal Grande, dopo che sua sorella Matilde è stata esclusa dall’eredità: lei è sposata con Loris Favero, proprietario di un negozio di souvenir di qualità a San Marco, e il loro unico figlio, il ventenne Adriano, futuro erede del palazzo e amatissimo dallo zio Alvise, sta trascurando gli studi di architettura, irretito dal musicista Otis, che lo ha preso nella sua band, di cui fa parte anche una giovane e bella cantante, Bianca.
Anche lei è sposata, con un professore al liceo artistico di Venezia, Stelio Luni, più vecchio, che per arrotondare il magro stipendio da insegnante, con consumata abilità, produce falsi d’autore di straordinaria qualità, che vende, tramite la mediazione di Otis, proprio nel negozio di Favero.
“L’idea dei falsi d’autore si era rivelata vincente, perché sollecitava la vanità dei turisti. Donava loro l’illusione che Canaletto, Tiepolo o Giorgione fossero tornati in vita, disponibili ad esaudire i desideri di ognuno”.
Insomma Otis Moore sembra essere il centro della vicenda ed è proprio nelle prime pagine del romanzo che l’uomo viene trovato assassinato nel suo appartamento di Calle Pestrin: la commissaria incaricata delle indagini, la ischitana Chantal Chiusano, appena trasferita da Napoli, si trova di fronte ad uno spettacolo raccapricciante, che, malgrado l’orrore, assomiglia sinistramente a un’opera d’arte: il bellissimo nero è stato “incaprettato”, mani e piedi legati a formare un ponte inarcato, con una maschera veneziana sul volto, dall’assassino che certamente ha assistito alla sua agonia.
Da questo momento entra in scena Giuliano Neri, il restauratore che viene richiamato per la sua duplice fama a Venezia dalla bella Stella La Rosa, una giovane donna con cui Giuliano ha già avuto una storia, che lo fa ingaggiare dal collezionista Alvise, deciso a disfarsi di una antica collezione di quadri a soggetto erotico, per concentrarsi sul vedutismo veneto, per cui ha una vera passione: ha bisogno però che i vecchi quadri siano restaurati per metterli sul mercato, ma anche che le indagini sulla morte misteriosa di Otis procedano più speditamente; d’altra parte anche Chantal Chiusano, che brancola nel buio, pur essendo la vedova di un pittore dopo la cui morte drammatica ha scelto di trasferirsi a Venezia, gradisce l’aiuto del competente Giuliano, che si rivela in effetti una spalla preziosissima nella lunga e complicata indagine. Avvengono molte altre vicende, intervengono altri personaggi, di cui non racconto di più per non levare la suspense che ad ogni pagina del libro cresce, fino all’imprevisto ed imprevedibile finale.
Il fascino di questo romanzo sta però principalmente, nella grande competenza e nella sensibilità artistico letteraria della scrittrice: Letizia Triches ci dice nella nota finale:
“Quando scrivo ascolto sempre della buona musica. Sono i miei personaggi che decidono il genere. Per questo romanzo hanno scelto il blues, suggerendomi di continuo l’album Nostalgia di Anne Lennox”.
Ecco allora il ruolo della Indigo Gulls, le performances al Blue Note, la differenza di stile tra il sensuale Otis, che imbracciava la chitarra
“che era viva e rispondeva alle sue sollecitazioni... l’appoggiava sui fianchi, con il manico puntato in avanti, toccava e sfiorava le corde, e giù dal palco non c’era nessuno che non desiderasse essere accarezzato da quelle dita lunghissime”
e il giovanissimo e talentuoso Adriano, che propone musica più attuale, la voce straordinaria di Bianca Masiero, capace di commuovere il pubblico con le note di You ain’t be blue. Ma ancora più della musica la pittura sembra essere la grande protagonista di questa storia: leggendo rivediamo i geni della pittura veneta, da Canaletto a Guardi, di cui nella grande e suggestiva sala della biblioteca Marciana il restauratore Giuliano Neri va a ritrovare quadri meno noti, fino alla scoperta di una grande tela conservata a Monaco, di cui Alvise Volpato ha comprato una quasi copia: sarà un falso? Chi è in grado di dipingere un quadro così fedele all’originale settecentesco, riproducendo polveri, fratture, patina e craquelure,
“quella fitta rete di piccole crepe che appare sui dipinti a olio con il passare del tempo ed è irregolare”?
Ma Venezia non è solo pittura, Letizia Triches la guarda e la descrive nei suoi meravigliosi oggetti architettonici. Giuliano, seduto ad un tavolino del Florian,
“cominciò a scorrere con lo sguardo da un punto all’altro, sulle arcate e sui portici, sui mattoni e sul marmo dei cornicioni, delle statue e delle guglie, perdendosi in una quantità infinita di dettagli... Gli venne da pensare alle tele del Canaletto e per la prima volta comprese fino in fondo quel pittore che aveva osato sfidare la sua città.”
Il palazzo Volpato a Dorsoduro, baricentro dell’intera trama de “I delitti della laguna”, appare allo stupito restauratore mentre
“I riflessi della laguna e la penombra alteravano la forma dell’edificio che sembrava sospeso, come un’immensa barca bianca pronta a salpare”.
Non c’è solo l’arte figurativa nel romanzo, ma hanno un posto rilevante anche la natura, la storia, il costume, le tradizioni, la lingua, la gastronomia, i sapori, gli odori. C’è lo scirocco che porta l’odore di fogna, di salmastro, di pesce, di alghe putride; ci sono i canali meno noti dove si insinuano le barche, le cui fogge e i cui motori sono tutti diversi, riconoscibili solo dagli esperti abituati da sempre a quei rumori inconfondibili; ci sono i giardini e gli orti, le corti interne e poco visibili, dove crescono erbe e piante rare frutto di antiche importazioni; e ancora le abitudini del carnevale, con le bautte, le maschere: non solo quelle turistiche e banali in vendita nelle Merzerie, ma quelle in cartapesta che sapienti e ormai rari artigiani costruiscono con mani esperte. Ci sono le isole meno famose e quasi disabitate che circondano la laguna, Poveglia, San Servolo, San Clemente, le isole dei matti:
“A San Servolo c’era il manicomio maschile. Fu chiuso in seguito alla legge Basaglia e i 900 pazienti furono trasferiti al manicomio femminile di San Clemente”
posti quasi dimenticati, importanti però nello svolgimento della storia, che gettano una luce inedita su vicende dolorose e poco raccontate che hanno attraversato una buona parte del nostro Novecento. Ci sono i luoghi noti, il Caffè Florian, l’Harry’s Bar, ma anche i bar silenziosi con i cornetti stantii, le piccole osterie tipiche dove si mangiano i bigoli in salsa di sarde, il gelato di Nico alle Zattere,
“Qui ci si viene soprattutto per il gianduiotto, mitico, vedrai”
dice Stella a Giuliano, che cerca in ogni modo di affascinare trascinandolo nel labirinto delle calli e dei piccoli ponti, fuori dell’itinerario turistico San Marco-Rialto, dove torme di americani con i calzini bianchi e di nord europei sempre sperduti si aggirano vorticosamente. A personaggi minori il compito di portare nel romanzo il dialetto veneziano, quello che affascina come una ninna nanna la commissaria Chantal, che rimpiange il caldo di Napoli, teme la pioggia e l’umido che sale sui muri; o la bidella del liceo artistico, Agnese, che parla solo in dialetto, ed esprime con termini efficaci la propria delusione per come stanno andando le cose : “Non ghe xe più religion!”, come il barista dalla brioche rinsecchita.
“In sta città non se pol più star tranquii”.
Qualche parola sul colore: il blu, il cobalto, l’azzurrite, l’indaco, parole chiave che spiegano molto dell’intreccio de “I delitti della laguna”, che lo colorano con una luce straordinaria: è blu la maschera sul volto di Otis Moore, sono blu gli occhi di Bianca e di sua zia, la quasi demente Elvira, sono blu le pennellate sul grande quadro che Alvise Volpato ha comprato pensandolo un Guardi. Infine, ancora analizzando il testo di Letizia Triches, ecco apparire come sottinteso i nomi di Otis, Reding, il genio del blues, e Moore, il grande scultore, le cui meravigliose opere ricordano la posizione della vittima del delitto; e, ancora il nome di Caravaggio, che si era servito di una povera donna affogata nel Tevere per rappresentare la madre di Dio, che aleggia al centro della intricata vicenda che, con forte capacità di dominare la sua materia, l’autrice sa introdurre, conducendo il lettore in un viaggio tanto realistico quanto metaforico nei delitti della laguna di Venezia, un luogo mitico, sognato, pieno di arte ma anche doloroso, pieno di storia, ma anche di contraddizioni, di sconfitte, di grandi avvenimenti e di miserie che sono una parte non irrilevante della storia italiana e forse della identità di tutti noi, e che Letizia Triches, con linguaggio impeccabile e utilizzando un genere ormai amato dalla maggior parte dei lettori italiani, riesce a rendere un prodotto di notevole qualità letteraria.
I delitti della laguna (Le indagini di Giuliano Neri Vol. 3)
Amazon.it: 5,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I delitti della laguna
Lascia il tuo commento