I delitti della vedova rossa di Carter Dickson

Carter Dickson, alias John Dickson Carr, autore nato nel lontano 1906, appartiene al periodo classico del giallo. Un innovatore comunque, grazie al suo abile saper miscelare reale e soprannaturale, il tutto senza stupire il lettore a tutti i costi, come faceva invece il suo antagonista Edgar Wallace.

L’ultima pubblicazione italiana di questa storia risaliva alla storica collana Omnibus Gialli della Mondadori e precisamente a “I delitti della camera chiusa 2” (prima edizione, maggio 1977). Un volume ormai difficilmente reperibile. Questo pubblicato nella collana “I bassotti” della casa editrice Polillo è quindi un titolo da non perdere.

La storia è di quelle che, una volta iniziata, non molla più il lettore.
Un’antica dimora londinese sta per essere demolita e con lei sta per essere mandato in archivio, irrisolto, un grande mistero: quello di una stanza, detta “la Camera della Vedova Rossa”, in cui, dal 1803 in poi, sono morte ben quattro persone, tutte rigorosamente sole. Cosa le ha uccise? Chi le ha uccise?
La stanza è stata esaminata palmo a palmo dopo ogni delitto, ma nessuno è riuscito mai a svelare il mistero.
Così Lord Mantling, il proprietario, ha messo insieme un gruppo di amici (tra cui uno degli investigatori più famosi tra quelli creati da Carter Dickson: Sir Henry Merrivale) e li ha sfidati in un gioco mortale: chi estrarrà da un mazzo la carta più alta dovrà passare due ore nella Camera della Vedova Rossa. Gli altri non potranno che attendere il passare del tempo fuori dalla porta, e sincerarsi sulle sue condizioni chiamandolo ogni quindici minuti.
Il più classico dei delitti della camera chiusa.