A sessant’anni dall’assassinio di John Fitzgerald Kennedy ((Brookline, 29 maggio 1917 – Dallas, 22 novembre 1963) politico e saggista statunitense, 35º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1961 al 1963, avvenuto a Dallas, il 22 novembre 1963, Walter Veltroni scrive per i piccoli lettori I fratelli che volevano cambiare il mondo. La storia di John e Bob Kennedy (Feltrinelli Up 2023, dagli 11 anni in su, pp. 144, 12,00 euro, con un apparato fotografico e illustrazioni in bianco e nero).
L’autore, nato a Roma il 3 luglio 1955, giornalista, scrittore, ex direttore dell’“Unità”, vicepresidente del Consiglio, sindaco di Roma, segretario del Partito democratico e candidato premier alle elezioni politiche del 2008, rievoca anche la figura di Robert Kennedy (Brookline, 20 novembre 1925 – Los Angeles, 6 giugno 1968), già a capo del Dipartimento di Giustizia, come procuratore generale, durante la presidenza del fratello John, candidato alle elezioni presidenziali del 1968, partecipando alle elezioni primarie del Partito Democratico, morto in seguito a un attentato all’indomani della sua vittoria nelle elezioni primarie di California e Dakota del Sud.
I politici di oggi ripetono spesso la parola “visione”, riempendosi la bocca, ma noi cittadini questa visione la stiamo ancora aspettando.
Walter Veltroni, in queste pagine dedicate ai lettori più giovani, racconta la storia di due icone del Novecento, che una visione politica la ebbero davvero e che per questo pagarono entrambi con la vita.
La storia di John e Robert Kennedy
John Fitzgerald Kennedy, chiamato anche “JFK” o con il diminutivo di Jack, il più giovane Presidente degli Stati Uniti, oltre che il primo Presidente cattolico, marito di Jacqueline Bouvier (Southampton, 28 luglio 1929 – New York, 19 maggio 1994, mitica First Lady dallo stile inarrivabile), padre di due figli Caroline e John Jr, la cui prematura e tragica fine suscitò un’ondata di commozione in tutto il Pianeta. Sono trascorsi più di cento anni dalla sua nascita, ma l’interesse attorno alla sua figura, e questo libro lo testimonia, non accenna a diminuire.
Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce.
La “Nuova Frontiera”, il motto del futuro Presidente, citato per la prima volta il 14 luglio 1960 alla Convention democratica di Los Angeles, nel corso della conferenza al mandato per la presidenza degli Stati Uniti, che indicava le frontiere della scienza e dello spazio, espressione che poi sintetizzò l’azione politica rinnovatrice dell’amministrazione Kennedy. La breve presidenza (la Guerra Fredda, lo sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione del Muro di Berlino, la corsa allo spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l’affermarsi del Movimento per i diritti civili degli afroamericani) di quel giovane presidente, che sarebbe diventato un mito, una leggenda, venne interrotta a soli 46 anni a Dallas dalla mano di Lee Harvey Oswald il 22 novembre 1963, ma il suo assassinio fu definito certamente frutto di una cospirazione.
Robert Kennedy, chiamato “Bob”, settimo dei nove figli di Joseph P. Kennedy e Rose Fitzgerald, membri di due tra le famiglie più in vista di Boston, sposato con Ethel Skakel, padre di 11 figli. Il suo programma elettorale affrontava i bisogni dei diseredati e dei deboli in America, quali i poveri, i giovani, le minoranze razziali e i nativi d’America, ma fu anche impegnato nello sviluppo dei diritti umani all’estero. Bob Kennedy sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti se la sua corsa vincente verso la Casa Bianca non fosse stata interrotta dalla mano omicida di Sirhan Bishara Sirhan, che uccise il senatore democratico con un colpo di pistola il 5 giugno del 1968 all’Ambassador Hotel di Los Angeles, in California. Bob, che aveva appena festeggiato la vittoria nelle primarie di quello Stato, si spense nelle prime ore del 6 giugno 1968 all’età di 42 anni.
Il pensiero e gli ideali di John e Robert Kennedy sopravvivono ancora oggi, continuando ad affascinare intere generazioni. I più giovani però non conoscono questi due carismatici personaggi, e allora Veltroni, racconta ai piccoli, attraverso una nonna e un nipotino, la straordinaria storia di due fratelli uniti dalla stessa passione politica e dalla spinta verso la libertà, che ebbero l’ambizione di cambiare l’America e il mondo intero.
Nonna Lina, carattere e determinazione, aveva deciso che nessuno avrebbe più messo piede in quella casa finché lei fosse stata viva.
Lina, la nonna di Giovanni, 14 anni, aveva trascorso la gioventù negli Stati Uniti. Figlia di emigranti, aveva vissuto molti anni a New York, dove suo padre Arturo faceva il barbiere. Nel 1960 si era appassionata alla vita politica americana grazie a un giovane senatore democratico del Massachusetts in corsa per le elezioni presidenziali, il cui nome era John Fitzgerald Kennedy, che aveva deciso di cambiare l’America.
Lina aveva partecipato alla campagna elettorale del senatore Jack, esultando per la sua vittoria, come alcuni anni dopo avrebbe preso parte alla battaglia per i diritti civili e contro i pregiudizi razziali del fratello più giovane di John, Robert Kennedy.
Un vecchio diario avrebbe fatto scoprire al giovane Giovanni l’impegno civile e la passione per la bella politica di nonna Lina.
… Vorrei che tu, soltanto tu, condividessi i miei sogni, quelli che avevo da ragazza, in America, ma che sono rimasti dentro di me per tutta la vita, mi hanno fatta diventare quella che sono stata e quella che sono ancora oggi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “I fratelli che volevano cambiare il mondo” di Walter Veltroni: la storia di John e Bob Kennedy
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