I giardini dei dissidenti
- Autore: Jonathan Lethem
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Pubblicato da Bompiani nel 2014, “I giardini dei dissidenti” di Jonathan Lethem è una saga familiare ma soprattutto un romanzo politico che va dal periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale alla fine degli anni Settanta con riferimenti anche contemporanei. Personaggi–cardine della storia sono due donne: Rose Zimmer, conosciuta come la “Regina Rossa dei Sunnyside Gardens” nel quartiere “Queens” di New York, e sua figlia Miriam, altrettanto determinata e per questo simile alla madre ma da lei desiderosa di allontanarsi per ottenere la propria autonomia.
Il romanzo si apre con l’espulsione di Rose dal partito comunista per aver avuto una relazione con un poliziotto di colore. Eppure siamo già nella New York del 1955 ma, come racconta Lethem, era ancora facile subire epurazioni a causa di un credo politico. Tutto ciò avviene nonostante Rose, di origine ebrea, sia stata fin da giovane una comunista irriducibile: lei aveva manifestato sulla Quinta Avenue protestando contro i festeggiamenti del compleanno di Hitler, lei aveva marciato per i neri quasi prima che marciassero per se stessi. Prima della guerra, Rose Angrush, di origine polacca, aveva sposato Albert Zimmer, quel tedesco dai tratti fini ormai integrato nella società americana. Insieme avevano condiviso ideali anche se Rose, fra i due, era sempre la più bellicosa. Si erano sistemati lontano da Manhattan, ai Sunnyside Gardens, nel villaggio “di sinistra” di New York, quasi a render più saldo il loro credo. Miriam, la loro figlia, era venuta al mondo alle soglie della guerra, in un momento altresì delicato. Poi, con il tempo, c’era stato anche l’allontanamento di Alfred quando lui era stato accusato ingiustamente di “aver parlato troppo” e rispedito in Germania.
Ecco, ora Rose, sola, si ritrova a crescere la sua piccola. Si adatta a lavorare in fabbrica ma vorrebbe per sua figlia un futuro secondo i propri ideali. Miriam, invece, possiede una spiccata personalità e alcuni scontri fra le due donne sono dettagliatamente raccontati nel libro. Quando Miriam è alle prese con il primo rapporto amoroso sua madre reagisce con veemenza, aprendo lo sportello del forno a gas della cucina e minacciando di togliere la vita a sé e alla figlia. Rose, intransigente, vuole avere la possibilità di decidere per Miriam ma lei, ancora un volta, non glielo permette quando, ad esempio, le annuncia di voler studiare musica etnica, attività alla madre non gradita.
Ambedue le donne paiono catalizzare, con la propria forte personalità, figure maschili di rilevanza minore rispetto a loro: oltre ad Albert, marito di Rose, ci sono Lenny Angrush, il nipote non realizzato, colui che per la cugina Miriam aveva nutrito un affetto devozionale e Cicero Lookins, il figlio dell’amante nero di Rose che, pur non provando attrazione per le donne, considera Miriam un’eccezione e l’ammira infinitamente. Eppure quella ragazza – prodigio, anche avanti negli studi, già a quindici anni abbandona casa e vive qua e là, ospite di altre famiglie o della mensa del Queens College: abbandona i Gardens e, soprattutto, Rose che è ormai anche fuori dal partito. Poi Miriam incontra Tommy Gogan, il musicista di origine irlandese dai capelli fulvi, lo sposa e con lui fa le esperienze più disparate. Alla ricerca di un guadagno, deve però nascondere la sua pupilla dilatata dall’erba che ormai è entrata a far parte delle sue “abitudini quotidiane”. Il marito, cantante di protesta impegnato, attivista con la chitarra, la lascia e a lei si riunisce in più occasioni; così, a soli trent’anni Miriam deve prendersi cura del figlioletto Sergius di appena due anni e cerca i più svariati modi per guadagnare un po’ di denaro anche perché quasi assenti o disastrosi sono i contatti con la madre.
Nel contempo Miriam riallaccia i rapporti con il padre Albert: è lui a scriverle dall’Europa dove è stato mandato ed è rimasto. Si trova a Dresda ove ha contratto un secondo ma infelice matrimonio dal quale è comunque nato il fratellastro di Miriam, Errol. E’ il padre, per lunghi anni, a scrivere alla figlia e a commentare, seppur da lontano, gli eventi presenti e passati. Vengono ripercorsi decenni di lotta politica socialista e internazionale, vissuta come un fervore religioso e che, dopo la guerra, in America ha visto il periodo delle “liste nere” e del maccartismo. Rose e Alfred, seppur lontani, non hanno misconosciuto le loro idee mentre Miriam abbraccia un diverso stile di vita: vive in una comune anche per sobbarcarsi gli oneri familiari, visto il fallimento in campo musicale del marito. Quest’ultimo, dopo il periodo del Vietnam, ha sviluppato anche un certo interesse verso il quaccherismo. Miriam e Tommy condividono ancora altri ideali: combattere la pena di morte e il Sandinismo, ideologia in opposizione al regime dittatoriale del Nicaragua.
Nella terza e ultima parte del libro cambiano radicalmente i destini dei personaggi: Rose si ritrova ad essere l’unica donna della famiglia perché dal Nicaragua Miriam e Tommy non torneranno più. Al lettore può apparir fredda questa donna che reagisce in maniera tutta sua alla perdita della figlia e che non corre a riprendere il nipote che continua a vivere in un collegio quacchero. Forse è Rose a dover cambiare ma non ne ha più il tempo. La storia di Sergius si ricongiunge ai giorni nostri. Nelle ultime vicende c’è anche un accenno al movimento Occupy.
La narrazione finisce con l’immagine di questo ragazzo: solo, così come erano stati i suoi familiari dissidenti, coraggiosi, capaci di manifestare le proprie divergenze, come aveva fatto Rosa Luxemburg cui l’area denominata “I giardini dei dissidenti” a Dresda è dedicata.
Il romanzo, narrato con efficacia verbale, ha un che di autobiografico poiché, in esso, Lethem ha fatto qualche riferimento anche alle proprie origini e lo ha inoltre dedicato a suo padre ottantenne. Non è una lettura semplice, ma di sicuro interessante. E’ un ampio ma amaro quadro di come si siano infranti molti ideali degli attivisti e ripropone un argomento in altri romanzi già messo in evidenza: il coraggio di portare avanti la protesta sta spesso nelle donne.
I giardini dei dissidenti
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