I giorni delle bestie
- Autore: Stefano Pastor
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Gli interessati all’horror-thriller di presa sicura sarebbero pregati di prendere appunti: ho da poco scoperto un autore che non conoscevo (mea culpa, leggo pochissima narrativa) e sulla fortuna letteraria del quale sarei pronto a giocarmi l’opera omnia kinghiana in mio possesso. Si chiama Stefano Pastor (sissignori è italianissimo, di Ventimiglia) ma devo confessare che ho già barato un po’ su due cose:
- sul fatto che Pastor sia un autore “di genere” (la sua penna e il suo peso specifico sono trasversali)
- sul vaticinio del suo successo garantito (dopo anni di dignitosa pratica underground adesso pubblica per Fazi).
Non so le sue fatiche più recenti ma la raccolta di racconti che me lo ha rivelato (“I giorni delle bestie”, Il Foglio 2011) è, a dir poco, straordinaria, giuro. Poche volte mi è capitato di imbattermi in storie tanto sui generis e compiute, c’è anche da dire che Stefano Pastor riesce ad assestare colpi bassi con la perizia del boxeur più navigato e la cosa sorprendente è che sa farlo con "naturalezza", all’improvviso, quando meno te lo aspetti, quando hai abbassato la guardia perché preso da tutto un altro discorso, da un diverso clima narrativo. Non ci credete? Un esempio lampante così vi fate un’idea: in “Funerale” un gruppo di bambini sta celebrando le povere esequie di Flipper, il cucciolo di Marco, uno di loro:
“(…) Sei sempre nei nostri cuori, Flipper, non ti dimenticheremo mai. Nel paradiso dei cani sarai libero di inseguire le tue palline. La tua ciotola sarà sempre piana di ossa”.
Ora Marco singhiozzava senza ritegno. Carolina capiva quanto le sue parole l’avessero commosso. “Addio amico Flipper!”. Poi fece un passo indietro. “E ora?” chiese ad Ale. Lui indicò la montagna di terra con un cenno. “Oh sì” ricordò lei, e corse a prenderne una manciata. Si sporse sul pozzo e la lasciò cadere. Dopo fu la volta di Ale, e Carolina aiutò Marco a fare lo stesso. Marco allungò il braccio, la vista annebbiata dalle lacrime. La sabbia cadde proprio sul muso di Flipper, che si mise a guaire infastidito. Marco si tirò indietro singhiozzando”.
Ditemi, ora: il repentino "cambio di passo", l’improvviso cambio di prospettiva hanno o no l’effetto di un pugno allo stomaco (ma allora il cane è ancora vivo!!!), della trovata autenticamente spiazzante? State sicuri, inoltre, che le sorprese non si limitano a questa, in quanto Pastor è prodigo di colpi di scena in uno stesso racconto e utilizza le zone d’ombra del quotidiano come chiave di volta verso l’insolito e il pertubante. Si tratti di narrare della “cosa” sepolta nel giardino della vicina di casa, del lupastro (mannaro?) amico per la pelle della vostra piccina, del gioco crudele di bimbi-coniglio, o di lucertole in vena di rivalsa. I nove racconti di cui si compone “I giorni delle bestie” costituiscono, insomma, ciascuno una puntata nei territori della minaccia inapparente, potenziale, sempre possibile, con animali e bambini a fungere da filo rosso di un viaggio nella fantasia più nera (nella fantasia allucinatoria mi verrebbe da scrivere). Un libro di racconti che nulla ha da invidiare ai “Delitti bestiali” della Highsmith, sottile e pauroso perché colpisce di fioretto piuttosto che di sciabola: il vero terrore non è mai quello che riconosci a prima vista.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I giorni delle bestie
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