I grandi fatti
- Autore: Paolo Febbraro
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
I brevi racconti, gli aforismi, i ritratti che Paolo Febbraro (Roma, 1965), poeta e critico letterario, ha scritto tra il 1994 e il 2015, spesso appuntandoli su taccuini e fogli volanti come fossero improvvise illuminazioni, sono stati raccolti nel volume “I grandi fatti” per l’editrice bolognese Pendragon.
Il titolo, recuperato dal ricordo adolescenziale di una pubblicazione divulgativa in fascicoli sulla storia del ’900, allude all’intreccio dei contenuti oscillanti tra il commento - spesso ironico o amareggiato - dei grandi avvenimenti pubblici e il loro riflesso, tutto intimo ed emotivo, nella sensibilità dell’autore. Ci ritroviamo quindi testimoni, come lettori, di un continuo e vibrante movimento tra realtà e finzione, dentro e fuori, privato e pubblico, alle prese con miti biblici (Eva, Caino e Abele, Abramo), letterari (Dante, Kafka, Proust), storici (scoperta dell’America, rivoluzione francese e nazismo) ma anche con tutta una costellazione di mitologie personali: l’affettuoso ritratto del padre, gli amori piccoli e il grande amore, incidenti e tragiche malattie di amici, irridenti autobiografie.
Nella consapevolezza che
“Una comunicazione vera si basa sull’interruzione e sull’intermittenza”
e che
“l’emozione produce rumore e crea distorsioni, cavità, corpi solidi e sondabili"
Paolo Febbraro rivendica una sua lettura molto umbratile e ricettiva della realtà, sia di quella immanente e incarnata nei giorni, sia di quella interiore e fantastica. I rapporti sentimentali si situano sempre in una zona fluttuante tra vicinanza e lontananza, adesione ed estraneità, quasi timorosi di esprimersi se non attraverso sguardi sfuggenti, gesti trattenuti, parole misurate. Nessun giudizio presuntuoso o prevaricante sugli altri, né tanto meno sui destini dell’umanità:
“darsi ragione della Storia è impossibile. Chiamiamo stranezza del caso solo ciò di cui più difficilmente sappiamo ricostruire l’origine apparente. Il tempo ha così un prima e un dopo, ma non ha una direzione... Da sempre costruiamo castelli e non sappiamo il vento, il sasso, il topo.”
Perciò, se la prima sezione del libro ne condivide il titolo - “I grandi fatti” - quella conclusiva recupera ciò che si intravede nelle pieghe della storia: Le cose dietro. Perché il vero si annida e si mimetizza anche o soprattutto nella cronaca quotidiana (il lavoro a scuola, la famiglia, l’ambiente urbano e naturale), ma si può intuire persino nelle invenzioni stralunate del fantastico e dell’assurdo, in una scrittura in bilico tra Pirandello, Buzzati, Borges, Kafka e Asimov, nel passato reinventato o in un futuribile angoscioso e sghignazzante.
Nel mezzo, i Lampi di cinque paginette aforistiche che riflettono con disincanto e amarezza sulla caducità dell’esistenza, sul contrasto tra essere e apparire, sull’irrecuperabilità dell’innocenza:
“Era così grande che fu osannato dai suoi contemporanei e ignorato dai posteri; La amava a tal punto che spesso se ne dimenticava; Ci sono le persone oneste, e le persone normali.”
Paolo Febbraro osserva e commenta, rivelando un suo sguardo di clemente ed empatico “compagno di strada” dei fatti grandi e minuti che ci riguardano tutti, ben sapendo che
“la verità è una somma, ed è impossibile escluderne qualcosa”.
I grandi fatti
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