I labirinti di Notre-Dame
- Autore: Barbara Frale
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2022
Che fascino il Medioevo europeo. Quante tenebre, quanti misteri e quanta materia per confezionare romanzi storici. Una narratrice apprezzata come Barbara Frale ha nuovamente messo a frutto la maestria con cui padroneggia i segreti di quei secoli, soprattutto il XIV, in un nuovo bestseller dei suoi, I labirinti di Notre-Dame, pubblicato a febbraio da Newton Compton (2022, 348 pagine). Ricalca quasi il titolo del primo thriller storico della scrittrice viterbese per le edizioni capitoline, I sotterranei di Notre-Dame, uscito nel 2018.
Barbara è paleografa e medievalista, nota per le ricerche sui Templari e sulla Sindone. Lavora negli Archivi Segreti Vaticani e la conoscenza del periodo mediceo è valsa la consulenza storica per la serie RAI sui Signori di Firenze. Per Newton Compton, i romanzi più recenti sono La torre maledetta dei Templari (2020) e Leonardo da Vinci. Il mistero di un genio (2021).
Il 1300 offre tanto da scrivere, raccontare, romanzare. In quest’opera, un terremoto scuote Parigi nel 1350, aggiungendosi al flagello della peste nera, il terribile morbo che infuria nel continente, spopolandolo. Si ritorna poi mezzo secolo indietro, quando Bonifacio VIII fa celebrare il primo Giubileo a Roma e un forte contrasto oppone il papa italiano al re di Francia Filippo IV il Bello.
Anno del Signore 1300. Il futuro è nelle tre figure che l’alchimista Arnaldo da Villanova gira in sequenza, consultando i Naibi egizi, le antiche carte per la divinazione: Il Sommo Sacerdote, L’Imperatore, La Torre di Babele. La prima riporta al papa, al quale è legato: gli sta offrendo stima e protezione, ha concesso una sede sul colle Vaticano dove continuare ogni genere di esperimenti. Il secondo tarocco indica Filippo IV, potente re cristiano, ma “uomo esecrabile” e dalla Torre di Babele precipitano due sagome, colpite da un fulmine. Una ha la testa coronata, l’altra reca i simboli del sacerdozio: rappresentano la superbia e la presunzione degli uomini, punite dal castigo divino. Incombe uno scontro epocale tra la Corona di Francia e l’erede di Pietro, ma una Torre è anche quella del Tempio. È la grande fortezza in cui una terza potenza custodisce ancora l’immenso patrimonio ammassato nella casa parigina dell’Ordine dei Templari, che sarà tra breve disciolto e perseguitato dal sovrano.
A Parigi e a Roma il demonio sparge il seme della discordia: due delitti misteriosi macchiano di sangue le vie delle due città, spingendo a una guerra senza quartiere due tra i troni più potenti della terra. Arnaldo sa di dover difendere il vicario di Cristo in terra e sa pure che per farlo ha bisogno di un apprendista.
Tutto questo è raccontato da un’anziana Caetani alla nipote, nella Parigi del 1350, in cui un sisma ha scoperchiato il sarcofago in cui giace Filippo IV, nella cripta di Saint-Denis, dove riposano gli ex regnanti di Francia. Allo sconvolto abate, il volto del defunto è apparso distorto da fattezze demoniache.
Era un uomo stupendo, non lo chiamavano a caso il Bello, come nonna Madeleine ripete alla giovane Eloise, discendente dei baroni di Lunel pari di Francia. Aggiunge d’essere stata proprio lei, trentasei anni prima, dopo il matrimonio col barone di Lunel, a imbalsamare il corpo del sovrano e non ha mai dimenticato i lineamenti perfetti ricomposti. Nata Maddalena Caetani (nipote di Bonifacio, al secolo Benedetto Caetani), trasferendosi oltralpe era stata costretta a nascondere la parentela con un uomo odiato in quella terra e a piegarsi suo malgrado al re, che pure aveva distrutto la sua famiglia. Filippo l’aveva voluta costringere a servirlo non solo per l’abilità della giovane nell’uso delle erbe curative: voleva impossessarsi dei segreti trasmessi a Maddalena dal suo maestro, Arnaldo da Villanova. Sapiente, generoso, timorato di Dio, le aveva aperto le porte di ogni conoscenza consentita all’uomo. La conoscenza medica le consente ad esempio di tenere la pestilenza lontana dalla famiglia, somministrando a tutti un farmaco.
La baronessa racconta a Eloise eventi lontani cinquant’anni, avviati durante il primo Giubileo universale. Facendo suo il mandato di Gesù Cristo a san Pietro (il potere di sciogliere e di legare, in Cielo e in terra), Bonifacio VIII aveva deciso infatti di concedere a ogni fedele di cancellare tutti i peccati commessi, recandosi in pellegrinaggio nelle grandi chiese di Roma in periodo giubilare.
Per la remissione, i cristiani si erano riversati da ogni dove, ma tra loro “anche uomini dall’anima nera, assassini che militavano nell’armata delle Tenebre”.
Qualcuno pugnala in un vicoletto romano padre Angelerio, il cappellano di Ferentino. Travestito da pellegrino, voleva raggiungere Bonifacio VIII per recargli una reliquia inestimabile, nascosta in una giara di coccio. A Palazzo reale a Parigi, il vescovo Simone Matifort cerca di far concentrare un sempre distratto Filippo sul brutale omicidio ai danni di Padre Baldrico, abate del monastero di Saint-Germain. È stato ucciso, il cadavere lasciato mutilato sul sagrato di Notre-Dame, irriconoscibile, col volto orrendamente schiacciato. Al collo, un cartello reca due parole incomprensibili: “Degluptor degluptus”.
A Roma è convenuto anche l’uomo di lettere fiorentino Dante Alighieri, mentre il nipote di Sua Santità, lo studente Crescenzio Caetani s’intende di medicina, farmacia, pozioni e cerca di capire cosa succede.
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