I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano
- Autore: Pierluigi Battista
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2014
Pierluigi Battista, giornalista di punta del Corriere della Sera, traccia un rapido excursus su quante volte i libri siano stati bruciati dai regimi totalitari e sull’influsso nefasto che si credeva avessero sulle donne.
I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano è un testo importante, di grande leggibilità, che narra proprio di quanto i libri siano stati ritenuti pericolosi nel tempo: dall’Inquisizione che non poteva tollerare libri che andassero fuori dall’ottica Apostolica Romana fino allo scempio dei libri bruciati dai nazisti, nel 1933, fino a esempi individuali, di scrittori che hanno odiato i libri, nonostante ne fossero ossessionati (Elias Canetti, Gustave Flaubert e tanti altri).
Lo stesso avvenne con il comunismo cinese, che voleva i cittadini nei campi e non sui libri, fino all’odio di Stalin per tutti quei romanzi che andavano contro il comunismo sovietico (un nome per tutti, il Nobel Aleksandr Solgenitsin).
"Hitler, come Pol Pot, era terrorizzato dalla cultura perché ne sentiva la seduzione. Era attratto e inorridito dal potere malefico che emanava dalle idee e dalle emozioni messe nelle pagine. Può far male a chi pensa che i libri possano solo procurare del bene, ma il Führer aveva un culto feticistico dei libri. Portò con sé una parte della sua biblioteca da oltre sedicimila volumi persino nel bunker della disfatta. Il resto, poi sequestrato, smembrato e trasportato altrove dai soldati americani e sovietici, era custodito nel Berghof, il «Nido dell’Aquila» con splendida vista sulle montagne bavaresi in cui il capo del nazismo amava soggiornare con Eva Braun. Hitler odiava i libri pericolosi mentre li collezionava con passione bulimica"
Un grande paradosso era amare in modo compulsivo i libri come Hitler, ma bruciarli per non farli leggere alle masse, soprattutto se erano di autori di origine ebraiche.
Qui siamo nell’orrore assoluto, nella dittatura più bieca, ma gli esempi che fa il giornalista Pierluigi Battista raccontano anche di quanto spaventassero le donne che leggevano, in particolar modo i romanzi, strumenti che andavano contro l’indole quieta e casalinga delle donne, che non devono avere nessuna indipendenza di pensiero, ma essere solo casalinghe e madri di famiglia.
Battista scrive:
"E infatti, quando le donne cominciano ad avere tra le mani i libri, scatta il grande allarme. A partire dal Settecento, nei decenni in cui si sono forgiati gli strumenti dell’industria culturale di massa e del mercato del libro come noi li conosciamo, il panico ha cominciato a propagarsi, e i nemici del libro hanno ripreso prudenzialmente ad accendere i roghi. O meglio, hanno attivato la censura che, secondo la brillante definizione di George Steiner, è equivalente ai roghi dei libri. Però «a fuoco lento»."
Le donne che leggono romanzi sono fuori dalla famiglia, diventeranno adultere e libertine, sognano mondi che non sono la loro cucina quotidiana.
Flaubert dipinse Madame Bovary come una donnetta che si avvelena, perché i romanzetti che aveva letti la resero scontenta e non più donna di grande moralità.
Solo oggi si ammette che se il mercato editoriale tiene è grazie alle donne e alle loro letture, mentre gli uomini si limitano alla saggistica.
L’avvento del Web ha cambiato tutto e queste sono le pagine che parlano dell’attualità e del rapporto utente-mercato editoriale: forse con internet sarà difficile poter bruciare i libri.
"I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano" (Rizzoli, 2014) ha un forte impatto e permette di riflettere sui pericoli della scrittura e della lettura. Battista scrive in modo semplice, perché vuole farsi capire da tutti, non solo da intellettuali ossessionati dai libri. Appunto.
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