I maestri di verità nella Grecia arcaica
- Autore: Marcel Detienne
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2008
Cosa significava la Verità per le comunità della Grecia arcaica prima che i Greci cominciassero a filosofare? Questa è la domanda a cui tenta di rispondere Marcel Detienne, storico e antropologo belga, profondo conoscitore del mondo greco, nel suo saggio I maestri di verità nella Grecia arcaica (Laterza, 2008, traduzione di A. Fraschetti).
Non deve stupire che per gli uomini delle comunità greche arcaiche la parola Verità avesse un significato del tutto diverso rispetto a quello che le diamo noi oggi.
Per noi la Verità ha un significato di tipo logico-razionale incentrato sulla contrapposizione vero-falso, che poi in fondo è ciò che avrebbero elaborato i filosofi greci in un’epoca successiva a quella arcaica raccontata nel libro.
In quel mondo antico e pre-filosofico, l’uomo viveva “immerso” nel mito in un contesto dominato dalla Natura incombente e abitato da Dei che risiedevano fisicamente in qualche luogo (ad esempio il monte Olimpo) e interagivano con gli umani.
In un simile ambiente mitico e prerazionale, la Verità – Aletheia in greco – era contrapposta a Lethe, l’oblio. Secondo questa interpretazione, la Verità sarebbe dunque il non-oblio, considerando la A di Aletheia come l’alfa privativo dei termini greci che rappresenta una negazione dunque “a-letheia”. La spiegazione di questa curiosa contrapposizione può anche essere ricercata nel fatto che le comunità arcaiche non conoscevano la scrittura, e la memoria e il ricordo assumevano, in quel contesto, un significato di enorme importanza.
L’Aletheia era una prerogativa legata ad alcune figure archetipiche, il mago-indovino, il poeta e il re, persone dotate di Verità.
Il mago-indovino prevedeva il futuro che si avverava e dunque da lui si aspettavano solo parole di Verità.
Il poeta stesso declamava i suoi versi guidato da Aletheia e anche da Mnemosyne (la Memoria), due divinità ispiratrici. La memoria del poeta era veramente una condizione essenziale per poetare in una civiltà che non conosceva ancora la scrittura. Il poeta è dunque in contatto con Aletheia e Mnemosyne che cantano attraverso di lui.
Cantami o Diva del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei…
così recita il celeberrimo incipit dell’Iliade di Omero, il mitico poeta del quale si dubita che sia mai esistito. Omero si presenta già dal primo verso come uomo ispirato dalle divinità (“Cantami o Diva” è l’invocazione), così come gli aedi e i poeti arcaici erano ispirati da Aletheia e Mnemosyne. Il poeta canta le gesta degli eroi guerrieri (nell’Iliade ad esempio) che sono uomini degni di essere ricordati. Anche per questo il poeta è uomo di Aletheia contrapposta a Lethe (l’oblio).
Il re/capo della comunità è anch’esso uomo dotato di Verità-Aletheia. Costui presiede alle cerimonie religiose nelle quali pronuncia parole magico-rituali, parole ispirate dalla stessa Aletheia. Questi rituali sono momenti fondamentali nella vita delle antiche comunità perché servono a ottenere il favore degli Dei e a evitare così la loro ira.
Il re è capo religioso ma anche re di giustizia che amministra con prove ordaliche: in una fase mitologica e pre razionale non ci sono prove da esaminare tipiche di una concezione evoluta del diritto. Le “prove” sono quelle che deve superare l’accusato per dimostrare di essere innocente: ad esempio attraversare un pericoloso braccio di mare o un fiume vorticoso. Il superamento della prova è il segno che gli dei hanno voluto salvare l’accusato che dunque non è colpevole. Il re di giustizia dotato di Aletheia sceglierà la “prova” ordalica più giusta per determinare la colpevolezza o l’innocenza dell’accusato.
Nel corso del tempo la Verità-Aletheia si staccherà progressivamente dal contesto magico-religioso per assumere il carattere civile-politico tipico della polis greca fino a raggiungere il carattere logico-razionale della filosofia.
Attraverso l’esame dei diversi significati assunti nel tempo dalla parola “Verità”, Marcel Detienne nel suo libro ci racconta le vicende di quegli uomini che, passando dalla fase del mito a quella della polis fino a giungere alla speculazione filosofica, hanno finito per dare vita alla grande civiltà greca.
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