I miei filosofi di Edgar Morin

Nella carrellata dei "suoi" filosofi, Edgar Morin comprende anche Gesù, Buddha, Beethoven, Proust, Dostoevskij e alcuni scienziati pensatori. In realtà lo scopo di Morin non è mai stato quello di immergersi in un’unica disciplina per attaccarsi un’etichetta sulla fronte. Morin, al contrario, da autodidatta ha trovato il coraggio di infrangere le barriere della multidisciplinarietà, unico modo per lui di indagare sul mondo complesso in cui viviamo.

Morin non vuole donarci definizioni, né creare categorie: se l’uomo e il tutto è complesso, allora le definizioni sono minate alla base dalle contraddizioni, e se una verità è vera, può essere vera anche la verità che la contraddice. Non è relativismo, questo, anzi: se la dicotomia fede-ragione non è più tale, il ragionamento di Morin sta in piedi perché è basato su una scommessa: la scommessa sull’uomo.
La sua è un’azione che nuota nell’incertezza, ma è comunque un’azione, non una rinuncia.

Questo libro ci mostra gli aspetti che Morin ha estrapolato ed approfondito da ogni autore citato, ma anche gli aspetti che ha scanzato perché non rispondevano alla sua linea di pensiero. E senza dogmatismi: emblematico è il suo rapporto con Marx.

Non l’ho rifiutato. Non l’ho vomitato come tanti altri, che hanno bruciato ciò che avevano adorato ciecamente. Marx non è più la mia Bibbia, ma è diventato la stella di una costellazione.

Un saggio che ci dimostra che la ricerca sull’umano è ciò che rende umano l’uomo.