I miei luoghi. Conversazioni con Michelle Porte
- Autore: Marguerite Duras
- Anno di pubblicazione: 2013
“... i motivi per i quali scrivevo all’inizio, non li so più”.
La grande scrittrice e regista francese Marguerite Duras racconta se stessa e i luoghi della sua vita attraverso una serie di interviste realizzate da Michelle Porte effettuate per il programma televisivo Les Lieux de Marguerite Duras, prodotto dall’Institut National de l’Audiovisuel, trasmesso nel maggio 1976 da TF1.
In questo prezioso libro – intervista finora inedito in Italia, corredato da un ricco repertorio fotografico, la giornalista, fondatrice nel Regno Unito nel 1997, insieme a Madeleine Borgomano, della Società Marguerite Duras che ha come fine lo studio e la promozione dell’opera dell’autrice e membro della giuria del Premio dedicato alla Duras, delinea l’intenso ritratto di un mito letterario, che considerò portatori di storie tutti i posti nei quali visse. I ricordi della Cocincina (l’attuale Vietnam del Sud, Gia Dinh vicino Saigon dove Marguerite Donnadieu pseudonimo Duras nacque il 4 aprile 1914), e la casa di Neauphle – le – Chateau (uno dei comuni più piccoli della Francia, vicino Versailles dove la vincitrice del Premio Goncourt 1994 per l’opera autobiografica L’Amante visse una trentina d’anni). E ancora il parco, il bosco (“… quando ho paura del bosco, ho paura di me...”), il mare (“… sono sempre stata in riva al mare nei miei libri...”), e Trouville in Normandia diventano un album da sfogliare, scatti indelebili che la patina del tempo non ha ingiallito minimamente.
“Potrei parlare per ore di questa casa, del giardino. Conosco tutto, so dove sono le vecchie porte, tutto, i muri dello stagno, tutte le piante, il posto di tutte le piante, conosco anche il posto delle piante selvatiche, tutto”.
Il volume, tradotto da Tommaso Guerrieri, fa parte della collana parigina Gare du Nord dedicata alla narrativa contemporanea di Edizioni Clichy che si occupa di scrittura principalmente francofona di autori dal linguaggio inconfondibile proprio come la Duras.
“Faccio film per occupare il tempo. Se avessi il coraggio di non fare niente, non farei niente”.
Una confessione disarmante e anche un po’ snob che fa ricordare ai lettori la Duras regista (19 film), le sue raffinate pellicole adatte a un pubblico di cinéphiles.
“Tutte le donne dei miei libri hanno abitato questa casa, tutte. Solo le donne abitano i luoghi, non gli uomini. Questa casa è stata abitata da Lol V. Stein, da Anne – Marie Stretter, da Isabelle Granger, da Nathalie Granger, ma anche da ogni tipo di donna”.
Il viaggio nella memoria di una delle figure più note del panorama culturale francese, (è la scrittrice in assoluto più tradotta all’estero), prosegue con il ricordo dei genitori, il padre funzionario scolastico:
“È morto quando avevo quattro anni. Ha scritto un libro di matematica sulle funzioni esponenziali che ho perduto”,
della madre insegnante di origini contadine che era più simile a una qualunque contadina vietnamita che alle donne della società dei bianchi:
“... le hanno assegnato una terra incoltivabile, una terra invasa dall’acqua per sei mesi l’anno”
e dell’infanzia coloniale in Indocina
“ho vissuto in terre vicine alla foresta vergine”.
La Duras fin dall’infanzia non ha fatto altro che cambiare luogo “quando i miei genitori cambiavano posto, io cambiavo casa” e forse è anche per questo che in ogni suo film si ritrovano “questo perimetro chiuso della casa, del parco, e il bosco”.
Un libro sottile che “diventa poetico racconto” perché capace di evocare infinite suggestioni e fascinazioni. Marguerite Duras, entrata a far parte della Resistenza nel 1943, iscritta al PCF (Partito Comunista Francese), impegnata sul fronte politico, contro la guerra d’Algeria e contro il potere gaullista, autrice di numerosi racconti brevi e di celebri romanzi quali Una diga sul Pacifico (1950), Moderato cantabile (1958), Il rapimento di Lol V. Stein (1964), oltre al già citato bestseller L’Amant, sceneggiatrice di Hiroshima mon amour (1960) di Alain Resnais, è scomparsa a Parigi il 3 marzo 1996. La sua tomba si trova nel cimitero parigino di Montparnasse.
“E... è un po’ come se ci fossi nata, perfino, qui, l’ho talmente costruita a mia immagine che ho la sensazione che mi appartenga... da prima di me, da prima della mia nascita”.
I miei luoghi
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