I miei piccoli dispiaceri
- Autore: Miriam Toews
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2015
Avevo già letto un libro della canadese Miriam Toews, scrittrice ormai ampiamente affermata che in quest’ultimo romanzo, sulla cui copertina l’editore ha proposto un pentagramma con uccellini colorati al posto delle note, racconta la storia di Elfrieda, grande pianista, musicista raffinata, sensibile intellettuale, fortemente intenzionata a concludere la sua vita, tanta è la sofferenza che questa le comporta, malgrado l’amore per il compagno Nic, per la sorella Yolandi, la narratrice della storia, per i due figli di lei, Will e Nora, per il suo impresario italiano, Claudio, per la madre e soprattutto per la musica.
Le due sorelle vengono da una famiglia di mennoniti, una comunità fortemente integralista di Winnipeg, dove passano la loro prima giovinezza. Elfrieda, Elf, è un’anticonformista ostile alle regole della comunità di provenienza e la famiglia asseconda la sua passione per la musica e per il pianoforte malgrado la forte ostilità che questo strumento del demonio suscita nel gruppo degli anziani. Elfrieda incurante delle critiche studia, si perfeziona, va in Europa, si innamora dell’Italia dove giovanissima incontra un agente che intuendone la genialità non la abbandonerà seguendola lungo la portentosa carriera di pianista. Yolandi la “Svitata”, come la chiama la sorella, fa un percorso molto più irregolare, fa due figli con due diversi uomini, da ambedue si separa, vive a Toronto, ha come migliore amica Julie, una portalettere povera e svitata quanto lei, parla spesso al telefono o manda messaggi ai suoi due figli, fin quando deve correre al capezzale della celebre sorella che ha tentato il suicidio. La morte è in agguato in quella famiglia: già il loro padre aveva concluso precocemente la vita gettandosi sotto un treno, così come aveva fatto la cugina Leni. Ora Elf è convinta di voler morire e chiede alla sorella di aiutarla a compiere il gesto definitivo, magari andando a Zurigo, dove è legale l’eutanasia, o in Messico, dove è facile procurarsi farmaci letali. In tutta la seconda parte del romanzo Yolandi si interroga sulla decisione da prendere: assecondare la sorella o fare di tutto per salvarle la vita?
Su un tema così attuale e drammatico Yolandi cerca risposte ricorrendo spesso all’ironia, alla risata sdrammatizzante, mentre la morte comunque incombe sulla famiglia: la zia Tina, dinamica sorella della madre, venuta a Winnipeg per dare sostegno, morirà imprevedibilmente in seguito ad un infarto.
Tra cremazioni e camere ardenti, addentando panini e bevendo vino rosso, tra una visita all’ospedale e rapporti occasionali con uomini incontrati dopo anni, Yolandi affronta i temi cruciali dell’esistenza: rapporti familiari con genitori, sorella, figli, ex amanti, cognato, cugine, accettando la vita nella quale nutre una grande fiducia. Nel libro ci sono le indicazioni di lettura che le due sorelle si scambiano: L’amante di Lady Chatterley, una lezione di vita che Elf vuole comunicare alla sorella minore, e poi Thomas Bernhard, Pessoa, Pavese, Hemingway, Virginia Woolf, Kerouac.
I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews rimanda a poeti, a cantanti, a viaggi, a riflessioni sulla quotidianità ma anche sui grandi temi filosofici che governano le ragioni del vivere e del morire, della felicità e del pessimismo, dell’arte che salva e della musica che non riesce a farlo.
Un romanzo che è come un fiume impetuoso nel quale nuotare, annaspare, riposare, tentare di uscirne vivi.
Meraviglioso il personaggio della madre delle due protagoniste, che campeggia nella parte finale del romanzo e lo colora con i suoi abiti sgargianti e fuori moda, con i suoi gialli di Raymond Chandler, con la sua estrema vitalità che tuttavia la spedisce almeno una volta all’altra al pronto soccorso, dove subito fa amicizia con tutti: l’altro estremo di Elfrieda, mentre in mezzo Yolandi scrive le sue amare riflessioni partendo da una lettera che Elf le aveva scritto:
“Le ho chiesto come si fa quando il pane non è pane e mi ha detto che delle volte nella vita va così, che il pane non è pane, e bisogna accettarlo… Mi ha detto che il cervello è fatto per farci dimenticare delle cose e continuare a vivere, che i ricordi sono destinati a sbiadire e dissolversi...”
I miei piccoli dispiaceri
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Una meraviglia. Tu scrivi benissimo e ci dispiace per gli altri, me compreso. Buon agosto