I nemici di Roma
- Autore: Douglas Jackson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
Stanno per giustiziare Gaio Valerio Verre. L’eroe della saga dedicatagli dall’ottimo Douglas Jackson è stato giudicato colpevole di codardia e diserzione, da un tribunale di ufficiali di Roma e dovrà raggiungere il carnefice, sfilando solo in tunica davanti alle corti schierate sul luogo dell’esecuzione. Si apre in una tenda militare, in Pannonia occidentale, nel 69 dopo Cristo, il romanzo “I nemici di Roma” (Newton Compton, novembre 2018, 432 pagine 9 euro copertina rigida, 4.99 in edizione eBook), a firma del narratore scozzese appassionato di storia romana.
Mentre il boia attende il valoroso combattente, dire che questo titolo è “l’ultimo” della serie Verre potrebbe suonare molto sinistro, ma “ultimo” indica, semplicemente, che si tratta del romanzo più recente. Il quarto è stato “Nel segno di Roma”, pubblicato nel 2017 sempre da Newton Compton, la casa editrice che detiene i diritti per l’Italia di Jackson, anche con lo pseudonimo James Douglas, con cui firma gli archeothriller di Jamie Saintclaire.
Premesso che nelle sue saghe, grazie ai frequenti rimandi alle vicende precedenti, ogni romanzo può essere letto come un titolo a sé stante, va ricordato che gli anni intorno al 70 d.C. sono un periodo di guerre civili senza fine. Dalla morte di Nerone, non si contano i rovesciamenti di alleanze tra le fazioni.
Nove mesi prima, Otone aveva tradito e ucciso l’instabile imperatore Galba, per finire a sua volta sconfitto nella battaglia di Bedriaco dalle truppe fedeli ad Aulo Vitellio, che siede ora sul trono imperiale col consenso del Senato e il favore del popolo, ma non quello di un grande condottiero, Tito Flavio Vespasiano. Il generale aspira alla porpora e sta spingendo verso Roma alcune temibili Legioni, che marciano dalla Palestina contro Aulo, attraverso i Balcani, per raggiungere l’Italia settentrionale.
È difficile tenere fede alla parola data e rispettare sentimenti di amicizia e fedeltà quando a combatterti sono soldati con le stesse armi ed insegne. Valerio Verre è amico di Vitellio, ma in queste circostanze confuse gli ha combattuto contro, quale vice comandante dell’ottima I Legio Adiutrix. Gli uomini al suo comando si erano battuti bene nella pianura tra Cremona e Bedriaco, ma il resto della linea aveva ceduto, provocando il tracollo e la perdita dell’aquila, simbolo del valore e dell’onore di un reparto.
Sopravvissuto alla strage dei vinti, Valerio si era allontanato, cercando di raggiungere Vespasiano, ma era stato fermato dai legionari della XIII, vestito di stracci, con la barba lunga e il braccio monco. Riconosciuto dal comandante Vedio Aquila, è stato condannato da una corte marziale, sia pure a una morte onorevole per un militare: la decapitazione davanti ai ranghi schierati.
È paradossale, ma la XIII era in campo a Bedriaco dalla stessa parte di Verre, che con le sue tattiche non convenzionali aveva strappato un’aquila agli avversari e se sostenuto avrebbe potuto assicurare la vittoria. Al contrario, a causa delle iniziative non convenzionali nel combattimento, Aquila si era convinto che il crollo delle loro formazioni fosse stato causato dal tradimento proprio di Valerio e dalle manovre indecifrabili della I Legione. Ora, arruolato da Vespasiano, non vede l’ora di vendicare la sconfitta, giustiziando il presunto responsabile.
Un rassegnato Verre è quasi sotto la spada che deve ucciderlo, quando l’irruzione sulla scena di Tito blocca l’esecuzione. Il figlio maggiore di Vespasiano gli salva la vita, ricorrendo a un artificio giuridico. Come il padre omonimo, conosce il valore dell’eroe di Roma ed impone ad Aquila di considerare la condanna capitale sospesa fino all’approvazione di Vespasiano senior, sapendo benissimo che questa non arriverà mai. Anzi, nella nuova guerra civile hanno bisogno delle qualità militari di quel trentenne, coetaneo dell’erede dei Flavii.
È stato un provvidenziale Serpenzio ad avvisarlo. Il robusto spagnolo, ex gladiatore, liberto e amico fraterno, torna ad affiancarsi a Verre, che Tito assegna come tribuno laticlavio al legato Marco Antonio Primo, un generale che non ha simpatia per il “monco” ma sa bene quanto ci sia bisogno di buone braccia e del valore di un decorato.
Valerio favorisce l’avanzata nel nord Italia, con l’occupazione strategica di Aquileia, ma la chiave resta ancora una volta Cremona, dove devono affrontare cinque solide Legioni fedeli a Vitellio. Lo fanno in un combattimento notturno, nel quale Verre comanda ad interim un’intera Legione. Lo scontro è come sempre descritto alla grande da Jackson, tocchi veloci fissano anche il brutale ingresso dei vincitori in Cremona, il saccheggio e l’incendio. Non fanno sconti ai civili, di nessun sesso ed età. I reduci di Bedriaco non hanno dimenticato il vilipendio dei caduti nella battaglia precedente.
Un nuovo incarico attende Valerio, deve raggiungere l’imperatore per convincerlo a lasciare il trono a Vespasiano. A Roma, l’attende l’amore della bella Domizia Longina (sposata a un altro, ma non conta), figlia del defunto generale Corbulone. È insidiata dal lascivo Domiziano, figlio minore dell’imperatore che verrà e rivale molto pericoloso per Valerio.
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