I paradossi di Zenone
- Autore: Vincenzo Fano
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2012
Dopo 25 secoli, i paradossi di Zenone che fanno riferimento all’infinito suscitano ancora dibattiti senza fine tra i filosofi. Li ripercorre Vincenzo Fano in questo volume, edito per Carocci nel 2012.
Il grande Parmenide, padre della filosofia greca è autore della celeberrima frase “L’Essere è”, il suo allievo Zenone si è invece soffermato su due qualità dell’Essere: l’unicità e l’immobilità. Per dimostrarle, Zenone ha scelto una tecnica argomentativa del tutto nuova per i tempi di allora: il paradosso. Si tratta di ammettere per vera una determinata argomentazione e poi mostrare che essa si rivela contraddittoria e quindi falsa.
Per dimostrare l’unicità dell’Essere, Zenone ha sviluppato i paradossi contro la molteplicità, come la Dicotomia e il Grande e il Piccolo, mentre per dimostrare l’immobilità dell’Essere Zenone contrappone l’argomento della Freccia. Il paradosso dell’Achille, forse il più famoso di quelli zenoniani, è una sorta di mix degli argomenti precedenti perché è sia contro la molteplicità che contro il moto.
Se la realtà fosse fatta di una molteplicità di tratti di spazio, percorrendo la metà di un passaggio pedonale e poi la metà della metà e così via non si riuscirebbe mai ad arrivare all’altro lato della strada in un tempo finito (la Dicotomia). Se la materia degli oggetti fosse fatta di molteplici elementi indivisibili con dimensione nulla, come un punto, gli oggetti avrebbero una lunghezza nulla e non esisterebbero, mentre se questi elementi fossero dotati di una lunghezza anche minima, gli oggetti sarebbero di lunghezza infinita perché somma di infiniti elementi (il Grande e il Piccolo).
La Freccia scoccata si muove, ma nell’istante, occupando uno spazio pari alla propria lunghezza, risulta ferma: dunque il movimento è illusorio. Achille dà un piccolo vantaggio a qualcuno più lento di lui (la Tartaruga) e nel momento in cui raggiunge la Tartaruga, questa si è spostata di una piccola quantità di spazio e poi Achille continua a inseguirla colmando quel piccolo spazio ma la Tartaruga si è mossa nuovamente di un piccolo spazio e così via per un numero infinito di movimenti senza che mai possa raggiungerla (l’Achille).
Come si risolvono questi enigmi? Tra i primi che ci provarono vi fu il grande Aristotele, che non esitò a premettere che i paradossi di Zenone mettono di cattivo umore chi tenta di risolverli. Diogene di Sinope tentò di confutare il paradosso della Freccia sull’impossibilità del moto, alzandosi in piedi e camminando (slovitur ambulando, si risolve camminando).
In questo piccolo ma denso volumetto di Vincenzo Fano si espongono alcuni dei paradossi di Zenone (Dicotomia, Gande e Piccolo, Freccia e l’Achille), ripercorrendo i vari tentativi di risolverli, a cominciare da Aristotele fino ad arrivare ai nostri giorni.
Può sembrare strano che, ancora oggi, dopo 2500 anni dalla formulazione dei paradossi, ci si possa chiedere se il moto sia o non sia possibile e si potrebbe obiettare (un po’ come ha fatto Diogene di Sinope) che se grazie alla tecnologia e alla scienza siamo andati sulla Luna con degli esseri umani o sul suolo di Marte con una macchina il moto è certamente possibile e reale. Ma l’autore del libro, da filosofo, non si può contentare di una risposta basata sul solo sapere tecnologico/scientifico, ma vuole sapere la Verità con la V maiuscola che solo la metafisica, l’ontologia e tutte le discipline dell’Epsiteme ci possono portare a conoscere.
Un libro da non perdere per gli appassionati degli enigmi zenoniani e un banco di prova per chi si avvicina per la prima volta a questi argomenti.
I paradossi di Zenone
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