I passi che ci separano
- Autore: Marian Izaguirre
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2016
“I passi che ci separano” (Sperling & Kupfer, 2016 - titolo originale Los pas que nos separan, traduzione di Giulia Zavagna) è il romanzo dell’autrice spagnola Marian Izaguirre, nata a Bilbao nel 1951, una delle scrittrici contemporanee più apprezzate nel suo Paese.
“Quando la conobbe, lui aveva solo ventun anni. Lei venticinque. Fu a Trieste, città che sempre ebbe molti padroni e forse proprio per questo non appartenne mai a nessuno. Era l’inizio della primavera del 1920”
Il giorno in cui era avvenuto il fatale incontro tra Salvador e Edita, il vento freddo e impetuoso proveniva dall’entroterra e soffiava con un’insistenza implacabile facendo impazzire gli abitanti della città. Salvador, ragazzo biondo di Barcellona, si trovava a Trieste per lavorare come aiuto apprendista presso lo scultore Sergio Spalic. Al caffè Strabone, il ragazzo aveva notato una giovane donna, occhi neri e capelli ondulati,
“indossava un cappotto scuro con i bottoni dorati”
che gli era subito sembrata la donna più bella del mondo. Il forte vento era stato il pretesto per iniziare a parlare,
“le ha fatto volare via il cappello”
la calda voce della donna dall’accento aspro “come del nord” tradiva il fatto che non era triestina. In quel locale, davanti a due tazzine di caffè, era iniziata la loro storia,
“prima l’amore, poi la disperazione, le carezze, le lacrime, il desiderio interminabile che sempre sentirono l’uno per l’altra”
A quel primo incontro ne erano seguiti altri durante i quali Salvador e Edita si raccontavano le proprie vicissitudini e aspirazioni. La donna slovena, nata a Lubiana aveva vissuto a Zagabria, dove il padre ingegnere lavorava nelle ferrovie. Edita viveva in città insieme al marito Gottfried austro-croato, tranquillo e noioso, violoncellista nella Grande Orchestra di Trieste, e alla figlia, la piccola Jena. Quando Edita era diventata un’adultera, “la cosa peggiore era che non le importava”, non si era sentita colpevole, perché il forte sentimento che provava la coinvolgeva totalmente. Anche Salvador “non aveva mai provato nulla di simile”, l’uomo avvertiva che Edita era entrata nel suo cuore e nella sua testa. Trieste, terra di confine da poco tornata italiana, “marittima, indolente, un miscuglio di azzurri, verdi e ocra”, viveva giorni tumultuosi di manifestazioni e scontri. Molti anni erano passati e l’anziano Salvador, vedovo risiedente a Barcellona, stava ripercorrendo a Trieste i passi che lo avevano visto giovane e innamorato
“il passato che nonostante i quasi sessant’anni trascorsi, sente ancora profondamente suo”
L’accompagnava la confusa e inquieta ventenne Marina, dai capelli biondi, in crisi a causa di una gravidanza indesiderata. La scrittrice, in un alternarsi tra presente e passato, con uno stile preciso e raffinato, intreccia abilmente amore e storia. Fra Salvador e Marina, apparentemente distanti, si crea un legame speciale che arricchisce entrambi.
“È un romanzo sull’amore proibito tra un uomo e una donna sposata i cui temi centrali sono il senso di colpa, il perdono e la memoria”
ha dichiarato l’autrice in una recente intervista.
“In definitiva si tratta di un romanzo che parla di come lasciare questo mondo in pace, sul venire a patti con la nostra vita”
precisa la Izaguirre.
“Non riusciva a sbarazzarsi di lei, di ciò che provava, della profonda sensazione che in quella donna abitasse l’uomo che lui desiderava diventare”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I passi che ci separano
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