I ribelli
- Autore: Sandor Marai
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
La prima guerra mondiale fu un conflitto spietato, sanguinoso; distrusse imperi, causò tantissime morti cancellando intere generazioni.
Vittime principali furono i ragazzi maggiorenni durante la guerra: i padri e i fratelli erano in già battaglia, mentre loro a casa erano rimasti soli, abbandonati, senza modelli, costretti a crescere veloci solo per fornire nuova carne da macello per il fronte.
Ne I ribelli (Adelphi, 2001), Sándor Márai racconta di questi ragazzi senza giovinezza e senza futuro.
A peggiorare la situazione era appartenere ad un impero – ungherese - eliminato dalla guerra.
Abitando un paese lontano dalla città, impegnati a sopravvivere in quei momenti drammatici, affrontando un problema generazionale, degli adolescenti si mettono a confronto e si sentono inadeguati rispetto ai ragazzi uccisi al fronte.
Danno origine ad un proprio mondo, un’esistenza a parte, dove nessun estraneo possa entrare. Si chiudono in una stanza d’albergo e immaginano la loro realtà.
In questo piccolo mondo, con giochi di ruolo, ognuno doveva compiere dei gesti "violenti’. Nonostante l’isolamento, si infiltrano i virus dell’amara realtà quotidiana.
Il circolo, benché formato da poche persone, pativa per conflitti umani, generazionali, sociali e di classe caratterizzanti la vita esterna.
I protagonisti sono: Bela, figlio di un salumiere ricco, rubava al padre per dispregio del benessere familiare; Erno, figlio di un calzolaio; Tibor, figlio di un colonnello al fronte (oggetto di desiderio e bramosia da parte di tutti, sarà lui a portare alla maturità il gruppo); Lajos, fratello di Tibor, monco a causa di una ferita in guerra; Abel, il giovane affascinante, abita con la zia perché la madre è morta ed il padre medico è al fronte.
Al gruppo si unisce Amadé, un attore, un trasformista, il quale bilancia la bellezza del gruppo con la fantasia e la estrosità.
Si introduce dentro di loro. E’ alla ricerca di qualcosa e la trova, forse, nella danza con Tibor, circondato dai ragazzi vestiti da donna, e dal bacio rubato al ragazzo.
La giovinezza finisce quando Havas, l’ebreo e strozzino del paese, dal comportamento viscido lascia un segno indelebile nella loro vita.
Come Shylock nel Mercante di Venezia, Havas lancia una condanna al mondo circostante.
“… Giunge il momento in cui l’uomo non ha più neppure voglia di andare a spasso per la città. Dentro di lui matura una rabbia immensa, come se avesse nel petto un ordigno infernale … Cova una furia così tremenda … Oh, mio Dio. Non si può vivere così … Odia i giovani signori che sono allegri e pieni di vigore, e possono andare dalle ragazze …” (pag. 244)
E’ triste essere condannati a vivere un ruolo diverso da quello desiderato.
Havas ha una sua personalità e sensibilità, incapsulata dalla crudeltà del mondo e della guerra. L’effetto è la distruzione del macrocosmo e della piccola vita da loro costruita. La causa scatenante è Erno: il suo odio iconoclasta e classista intrinseco nella sua viltà ha una conseguenza devastante.
Márai ha un linguaggio elegante, colto e con la sua pazienza linguistica riesce a rendere eleganti anche momenti e personaggi difficili.
Intransigente nello stile è pronto a combattere per ragazzi difficili. Il risultato è una sospensione della vita, dove tutto è attesa della guerra e forse della morte.
Pure i desideri e le passioni sessuali, delicate e infantili, sono solo un momento di immaturità aspettando il futuro.
I ribelli
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