I ricordi di una signora meravigliosa
- Autore: Lady Ottoline Morrell
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Conoscete gli Stephen?” mi chiesero. “Chi sono?”. “Siedono intorno al fuoco in una stanza buia e non fanno nulla, tranne che ogni tanto, dopo un lungo silenzio, uno di loro fa un commento veramente geniale. Virginia e Vanessa sono entrambe bellissime e, come il padre, molto intellettuali”.
Sono i ricordi attinenti a Virginia Woolf “strana creatura, adorabile e furtiva” e a sua sorella Vanessa Bell, i momenti più suggestivi delle memorie di una signora meravigliosa, controcorrente, mecenate e antesignana, preda di forti passioni. Tradotto per la prima volta in lingua italiana da Nicola Zippel, la presente edizione che raccoglie le memorie di Lady Ottoline Morrell (1873-1938), nata Ottoline Violet Anne Cavendish-Bentinck, è tratta da Memoirs of Lady Ottoline Morrell. A study in Friendship 1873-1915 e da Ottoline at Carrington. Memoirs of Lady Ottoline Morrell 1915-1918.
Le pagine di questo straordinario diario permettono al lettore di incontrare eminenti intellettuali, scrittori, esponenti del bel mondo inglese, e non solo, del primo ventennio del XX Secolo. La vita della dama britannica fu attraversata da personaggi del calibro di Aldous Huxley, Katherine Mansfield, T.S. Eliot, Bertrand (Bertie) Russell “molto affascinante”, Lytton Strachey, Dora Carrington, Joseph Conrad “dall’aspetto di autentico nobile polacco”, Henry James e molti altri ancora. Il centro delle amicizie e delle relazioni di Lady Ottoline fu il Bloomsbury Group di Londra del quale Ottoline fu l’animatrice, preziosa élite di intellettuali le cui opere avrebbero trasformato un’epoca e un ambiente mettendo la parola fine al lungo periodo vittoriano.
“La memoria, che controlla il passato, ha confuso le scene che trovo abbozzate nei miei diari del tempo, dove i nomi svolazzano come api. Nomi di coloro che perlopiù sono volati via dalla nostra vita, alcuni poi lontano dalla vita in generale”.
L’intensa esistenza di Lady Ottoline aveva avuto inizio a Welbeck Abbey, residenza del Duca di Portland, il cui titolo che sarebbe spettato al padre di Ottoline, dopo la morte di quest’ultimo era passato al fratellastro ventiduenne Portland, “figlio della prima moglie di mio padre”, di animo gentile ma lunatico. La nipote per parte di madre del Duca di Wellington, rimasta quindi orfana di padre a soli quattro anni e mezzo, scopriva la dimora, tutto quell’insieme di edifici che costituivano una piccola città. L’arrivo di Ottoline e dei suoi fratelli aveva spezzato quell’atmosfera di solitudine e di isolamento che l’ultimo duca aveva creato a Welbeck, ma la ragazzina, animata da una grande passione per la lettura, non era felice, perché considerava il luogo non solo malinconico, freddo e scuro ma anche “un posto svuotato da ogni tenerezza e mistero”. I viaggi a Londra, alloggiando in Grosvenor Place, avevano dato modo a Ottoline di frequentare insieme alla madre il teatro. Alla Prima di Patience di Gilbert e Sullivan, la giovane aveva incontrato Oscar Wilde, un grande girasole all’occhiello “che lasciava di corsa il palco per raggiungere Whistler, che aveva già preso posto nel palco centrale vicino al palcoscenico, con i guanti bianchi, un bastone e una ciocca bianca che riluceva tra i suoi riccioli lunghi e scuri”. Dopo la morte della madre Lady Ottoline aveva compiuto frequenti viaggi all’estero, il viaggio in Italia, “paese della libertà” e “terra antichissima con la sua profusione di doni naturali”. Una persona importante per Ottoline in quel periodo era stata lo psichiatra e scrittore svedese Axel Munthe per il quale la donna nutriva una profonda passione, ma il matrimonio era fuori questione. Dopo aver riflettuto parecchio Ottoline aveva sposato l’8 febbraio del 1902 Philip Morrell, futuro deputato liberale, a St. Peter’s Eaton Square. La famiglia aristocratica di Lady Morrell questa volta non si era opposta anzi erano tutti sollevati, perché “non avevo scelto un uomo delle caverne come marito”. Naturalmente le memorie di Lady Ottoline sorvolano sui rispettivi tradimenti, la coppia Morrell oggi si potrebbe definire “aperta”, quello che preme sottolineare non è solo il sostegno attivo che Ottoline profuse nei confronti del coniuge ma soprattutto l’impegno pacifista di entrambi mentre si addensavano nel Vecchio Continente le nuvole che avrebbero scatenato la I Guerra Mondiale.
“Uno dei nostri punti di incontro, fu che sia io sia Philip eravamo quelli che venivano definiti “radicali”.
Al numero 44 di Bedford Square (“nel mio quartiere preferito di Londra”), in quella casa che sarebbe diventata un centro di artisti di ogni sorta e nazionalità, non era raro incontrare lo psicologo e filosofo William James (“confessò che faceva fatica ad apprezzare i racconti più amati del fratello”) insieme a suo fratello James, dalla “sensibilità sconfinata e un cuore buono”. Memorie intime, private che risultano determinanti per comprendere un momento storico lontano che grazie a Lady Morrell, la cui figura ispirò eroine letterarie, sembra magicamente riapparire con tutta la sua bellezza, avversità e contraddizione.
“Varrebbe la pena avere il dono di riuscire a guardare attraverso gli anni a venire e immaginare quali personaggi reciteranno nel piccolo teatro della propria vita! Non se ne ha mai consapevolezza al primo incontro. Un personaggio fa la sua apparizione inaspettata e reciterà una parte importante, compiendo pochi gesti, qualche commento, per poi scomparire, e l’uscita è per sempre”.
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