I trasfigurati
- Autore: John Wyndham
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2015
Se non è della serie fanteria dello spazio - cioè apologetico di scontri stellari USA contro il resto del Cosmo - il romanzo di fantascienza è un genere ideale per la profezia. I romanzi ascrivibili al sotto-filone distopico, poi, non ne parliamo: per chi è in cerca di vaticini disseminati tra testo e sotto-testo il trucco è quello di assumerli fuor di metafora, di comparare il futuribile narrato con l’attualità. Metti un “classico” della letteratura sci-fi come “I trasfigurati” (John Wyndham, Beat 2015), si vede lontano un miglio che tratta di futuro per non pagare dazio trattando del presente. Te ne accorgi perché nel libro il disastro atomico è già avvenuto e nel 1955 - anno in cui il romanzo esce per la prima volta - sembrava invece potesse/dovesse accadere da un momento all’altro (in piena “guerra fredda” quello della catastrofe nucleare costituisce il bau-bau americano per antonomasia). Te ne accorgi - ancora - perché paventa un ritorno a un medioevo di discriminazioni ideologico-razziali (via religione) e il maccartismo, beh il maccartismo all’epoca in cui scrive Wyndham allunga dappertutto le sue propaggini anticomuniste.
Aldilà dei topos fantascientifici in bella mostra, “I trasfigurati” mi sembra dunque un romanzo da maneggiare con cura e non sottovalutare (ma c’è ancora qualcuno che ha la faccia tanto tosta di sottovalutare la migliore letteratura “di genere”?). “I trasfigurati” è un romanzo da prendere sul serio per quello che dice e per quello che adombra, prima ancora che per come lo dice e per come lo adombra. Lo stile di Wyndham funziona, è decisamente scattante ma è soprattutto della sostanza politica di questo libro che potremmo discutere fino a domattina (e tanto io che voi abbiamo molto da fare di qui a domattina, vero?). Perciò con giudizi & valenze evocate e manifeste tra le pagine mi fermo qui, e con la trama me la sbrigo in parole povere, giusto quello che può servire a farvi un’idea: in uno scenario tipicamente post-atomico - una Terra condannata da Dio alla “tribolazione”, dicitur - uomini, piante e animali nascono per lo più deformi. La progenie (umana) che ha preso il sopravvento dopo l’inverno nucleare, è fideisticamente convinta che ogni malformazione genetica discenda dritta dal Male (non già dalle radiazioni, come porterebbe a pensare un inconscio collettivo meno condizionato dal fanatismo religioso), il Male che lo zelante predicatore di un villaggio agricolo del Labrador, fa di tutto per recidere alle radici. Tra le altre cose, condannando a morte neonati e/o cuccioli venuti al mondo con difetti fisici.
Se non che il Diavolo - come l’ottimo romanziere - ci mette sempre lo zampino e proprio il figlio del predicatore, David, l’io narrante del romanzo, si rivelerà appartenere alla specie dei mutanti. Benché fisicamente risponda ai "requisiti" previsti dalla legge di Dio (altro rimando, nella fattispecie all’arianesimo?), il suo cervello possiede infatti una marcia in più: riesce cioè a comunicare telepaticamente con altri come lui.
Seguono guai grossi, cacce alle streghe (leggi ai “diversi”), tour de force e claustrofobismi (ideologici) a più non posso, per un romanzo che in forza della sua (sinistra) plausibilità alimenta ben più di qualche brivido lungo la schiena. Ottimo.
I trasfigurati
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