I tre giorni della famiglia Cardillo
- Autore: Flavio Pagano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2014
Arrivano i Cardillo e sono risate per tutti.
C’era una volta la famiglia Addams, in bianco e nero. Oggi tocca ai Cardillo, decisamente a colori, anche troppi. Esagerati, decisamente pacchiani.
Sono in quattro, in una villetta vittoriana a Detroit, che sarebbe graziosa senza le blindature in eccesso e le mine antiuomo nel giardino.
Mamma Mary, nata Imperatore, nota impresa di pompe funebri, 39 anni, fianchi ad orcio più che ad anfora, non entra tutta nello specchio. Ginetta, Ginny, 14 anni, l’unica snella e leggiadra. Charlie, 9 anni, sveglio e ciccione. Tony, il capo, ha passato i quaranta, non è bello ma tiene i suoi perchè, secondo la moglie, vai a sapere quali siano. È un gangster, ma di cuore, non riesce ad ammazzare la gente, quando arriva il momento, il grilletto lo deve tirare qualcun altro.
Non si parla americano a casa Cardillo, si comunica in italiano, alla fine più napulitano o calabbrese, che tanto è lo stesso per Tony. E si conversa con educazione, che Mary ci tiene. Infatti, riprende il figlio quando scivola nel turpiloquio: non si dice cesso, Charlie, ’a mammà, si chiama gabbinetto.
Sono in ghingheri e in partenza per l’Italia, ne “I tre giorni della famiglia Cardillo”, una mafiàba, favola mafiosa esilarante di Flavio Pagano, che spopola in libreria per i tipi Piemme (290 pagine, 15,50 euro). Don Pinuccio ’o Cavaliere ha pagato il viaggio a parenti e amici sparsi nel mondo, invitati al matrimonio della figlia. La meta è un paesino sui monti Alburni, tra Campania, Basilicata e Calabria, regno del mammasantissima rispettato da Cosa Nostra, Camorra e ’Ndrangheta.
I Cardillos atterrano a Roma e che delusione! Non solo non hanno visto il papa all’aeroporto neanche da lontano, come Mary si aspettava, ma la macchina a nolo è piccola – una station wagon – e neppure coi sedili leopardati. L’Italia è piccerilla, tutta in miniatura. Che pa...turnie!
Fatto sta, che non sarà sconfinata come la Merica, ma non è affatto minuscola. Se ne accorgono, perdendosi in una strada di montagna nel Cilento, coi cellulari fuori campo, pioggia e nebbia. Tutto va storto, una serie di guai infinita. Loro del resto, coi loro modi un po’ così, anche in un bosco sono come un elefante in un negozio di porcellane.
Ci si mette pure Carminuccio, il mostro, che di brutto è brutto, ma soprattutto è un assassino abituale. Ammazzo la gente, a gratis, dice a Tony, intanto ha sequestrato Mary, Ginny e Charlie nella sua catapecchia. Allora siamo colleghi! Certo: un killer contro il mostro del Cilento, anzi, killèr contro serial killer. Oppure, scemo contro scemo, se si preferisce. Una sfida tutta da ridere, anche se i quattro rischiano di finire in pasto ai maiali. Quelli si mangiano tutto, pure i vestiti e le scarpe. Non lasciano tracce. Proprio una bella famigliola quella in cui si sono imbattuti. Un mostro, un fratello scimunito vicemostro e una mamma ultra novantenne con l’Alzheimer, cummarella alla lontana di Al Capone.
Intorno, una fauna irresistibile: l’informatore ’o Mezzano, il mafioso Ciccio ’o Pacchiano, Peppe detto ’a Foca perchè afono, Tommy ’o Canguro per i trascorsi australiani, il negoziante di alimentari concorrente Giggino ’o Zuzzuso. C’è pure il maresciallo Potito, coi due Carabinieri di stanza. Da commedia anche la stampa che sciama a Belcolle, giornaliste e cronisti attratti dai delitti e dalla scomparsa degli americani.
Si ride tantissimo. E vuoi mettere che la family debba soccombere? Sopravvivranno felici e contenti, non c’è da farsi pensieri, non c’è pobblema. Anthony ne viene fuori orgoglioso di una monumentale evacuazione in una grotta, per un’esigenza fisiologica a lungo trattenuta, i cui risultati sono ripresi da una troupe televisiva! Con la consueta morbosità, si interessa al caso l’Italietta Nostra, talk show che vanta share mostruosi del 70%. Di quella montagna di m. entrata nelle indagini e negli schermi di tutti gli italiani, Tony è assolutamente fiero.
Non sono cose da tutti, come non è da tutti un matrimonio nel quale molti invitati si fanno fotografare solo di spalle... latitanti, sì, ma alla festa del secolo non si può mancare.
I tre giorni della famiglia Cardillo
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