I tuoi figli ovunque dispersi
- Autore: Beata Umubyeyi Mairesse
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2022
Blanche, sorta di alter ego dell’autrice Beata, è da sempre afflitta da un dualismo sociale, etnico, famigliare che sembra a tratti inconciliabile.
Già figlia di un uomo francese e di una donna tutsi, con un padre assente e diverso da quello di Bosco, l’altro figlio di sua madre Immaculata, vive nel Ruanda colpito dalla guerra civile etnica degli anni Novanta.
Scampata al genocidio grazie alla fuga in Francia, quando torna nella sua città natale trova una realtà desolata e desolante, una famiglia devastata e sente forte dentro di sé il desiderio di ricucire i lembi spezzati dei legami famigliari nella speranza di curare anche quella dualità insita in lei, di accettare la sua identità e fare pace con il passato.
I tuoi figli ovunque dispersi (Edizioni E/O, 2022, trad. di Alberto Bracci Testasecca) è l’insieme di tre voci che raccontano attraverso lettere mai spedite di famiglia, colonialismo, ricerca dell’identità, rapporto tra il Ruanda e la Francia.
Il romanzo è strutturato per punti di vista, ogni capitolo accoglie un personaggio e ognuno di loro sembra quasi che ne rincorra un altro in un dialogo fra tre generazioni in cui c’è sempre qualcuno che parla e qualcuno di spalle.
Blanche si rivolge alla madre, nel tentativo di riannodare un rapporto che sembra essersi tragicamente spezzato. La madre, ormai muta a causa del dolore, si rivolge a Bosco, un figlio perduto ancor prima della sua assenza. Stokely, il figlio di Blanche, si rivolge alla nonna per scoprire le sue radici e costruire quell’identità ruandese da troppo tempo nascosta dalla madre. Ognuno di loro sente forte il desiderio di comunicare, ma con parole che non servono allo scopo, parole non lette che portano i personaggi ad agire e ritrovarsi nei gesti, negli sguardi, negli abbracci.
Sfondo alla vicenda, o piuttosto linfa vitale e assassina di questa storia, è la guerra civile il cui orrore segna le vite di ognuno dei personaggi, anche di quelli che non l’hanno vissuta. A partire dall’incipit, forte e crudo, il lettore sa che questa lettura sarà accompagnata dalla prima all’ultima pagina da questo fantasma.
È l’ora in cui la pace si arrischia fuori. I nostri assassini, stanchi per la lunga giornata di “lavoro”, tornano a casa per lavarsi i piedi e riposarsi. [...] I cani, tra noi e loro, dopo aver corso tutto il giorno si mettono a dormire con la pancia piena di un banchetto umano che non dimenticheranno tanto presto. Presto diventeranno selvatici, cominceranno ad azzannare pure la carne viva, quella che si muove, perché ormai hanno capito che non ci sono più confini tra gli animali e i loro padroni.
Beata Umubyeyi Mairesse non racconta infatti la Storia, non è questo il suo intento (la conoscenza dei fatti del cento giorni del 1994, ma anche di tutto il contesto coloniale precedente, è lasciata al lettore), racconta una storia in cui il genocidio ha un ruolo non politico ma particolare nel segnare le vite di ognuno dei personaggi e la loro vita famigliare collettiva.
La lettura del romanzo, tuttavia, è fruibile anche da chi non sia a conoscenza dei fatti purché si informi, pare dire la narrazione, inserendo accenni e informazioni che in un lettore informato costruiscono contesto, storia e relazioni, e in uno non informato dovrebbero costruire curiosità, domande.
Tutti questi elementi mixati insieme danno vita a un cocktail emotivo che rende questo romanzo difficilmente fruibile con indifferenza. Beata Umubyeyi Mairesse è una narratrice eccezionale che con il suo esordio è riuscita a trasformare una vicenda storica in un manifesto privato il cui messaggio di amore, accettazione e identità tocca corde profonde. Un romanzo da pelle d’oca sulle braccia alla lettura dell’ultima frase.
I tuoi figli ovunque dispersi
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