Ieri
- Autore: Agota Kristof
- Casa editrice: Einaudi
Uno ieri c’è sempre. I dubbi nascono quando si parla di oggi o di domani. Ieri è sicuro, per quanto si cerchi di allontanarlo, come fa il protagonista di questo romanzo breve, Tobias. Figlio di una donna che si prostituisce coi contadini per sopravvivere, scopre che suo padre è il maestro del paese e, preso da un conato di odio per sé e il mondo, lo accoltella e scappa. Abbandona la sua patria e va a fare l’operaio in un paese straniero, ma il passato lo insegue: incontra esuli come lui, sradicati che tirano a vivere finché non ce la fanno più e si tolgono la vita.
Tobias, che per dimenticare il suo ieri ha cambiato perfino il nome, incontra la sorellastra e se ne innamora.
La vita squallida sembra autodistruggersi e al suo posto subentrano i sogni avulsi dalla realtà, come Line, la donna immaginaria che Tobias crede di incontrare nella sorellastra.
Scritto in prima persona al presente, anche lo stile del romanzo Ieri rifugge il passato. Le frasi sono brevi, come se anche lo spezzettamento dei paragrafi rispecchiasse la frammentarietà dell’anima di Tobias.
Il futuro, alla fine, arriva. Non nella persona di Line. Tobias sposa la ragazza che frequentava da tempo, ci fa dei figli, continua a lavorare nella fabbrica di orologi: il futuro viene descritto con poche frasi, secche come foglie cadute.
Significativo il fatto che la Kristof non scriva mai i nomi del paese da cui Tobias è scappato e del paese in cui è andato a vivere, come se la condizione dell’esule (che lei stessa ha sperimentato sulla propria pelle) fosse la stessa indipendentemente dalle attribuzioni geografiche.
Sono nato in un villaggio senza nome, in una nazione senza importanza.
Mia madre, Esther, chiedeva la carità nel villaggio, andava anche a letto con gli uomini, contadini che le davano farina, mais, latte.
Ieri
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