Gli interni, in un trionfo di stucchi, dipinti, marmi e mogano, ospitano anche una fornitissima libreria. L’antico Caffè San Marco di Trieste ha da poco compiuto 110 anni, lo scorso 3 gennaio, e conserva intatto il fascino di oltre un secolo di storia, pur adattandosi al mutare dei tempi con elegante raffinatezza.
Varcata la porta a vetri al piano terra del severo palazzo di via Cesare Battisti, di fronte al visitatore si apre un mondo di stucchi, dipinti, mogani, lampadari in ottone, specchi e arredi preziosi.
Tradizionale luogo di ritrovo per intellettuali e scrittori, oggi, oltre al caffè premiato nel 2023 dal Gambero Rosso e al ristorante, il locale accoglie anche una fornitissima libreria che ospita incontri letterari, rassegne ed eventi culturali. E, manco a dirlo, affascina il visitatore in un trionfo di colori che spaziano dall’oro, ai bruni fino ai rossi e agli arancioni.
Scopriamo la sua storia e gli scrittori che l’hanno narrata.
Il Caffè San Marco e la cultura di Trieste: da Svevo a Magris
Parlando di tradizione, Trieste è la città del caffè. La torrefazione qui è di casa come l’aroma che le miscele pregiate sprigionano. E il caffè si conferma un rito da celebrare con amici e conoscenti, dotato di un codice tutto suo, tanto che c’è chi ha provato a decifrarlo a beneficio degli stranieri, descrivendo, tra le altre cose, come ordinare correttamente una tazzina al bancone secondo il gergo locale.
Tra le vie e i quartieri percorsi spesso dalla bora, d’altronde, si manifestano al meglio uno spirito culturale vivace e una spiccata propensione letteraria.
Così il Caffè San Marco è la perfetta sintesi di un’identità urbana complessa.
I tavolini in marmo e ghisa sono quelli originali, come gran parte dell’arredo, rappresentano un omaggio all’architettura di inizio Novecento e a una città cosmopolita e coltissima. Se Trieste è la porta per molti mondi, allora questo locale ne rappresenta bene lo spirito etereo. E insieme concretissimo.
Qui, oltre le vetrate un tempo ornate da tende, da decenni si riunisce il mondo intellettuale della città e quello di passaggio. Nel tempo sono stati avventori abituali Italo Svevo, James Joyce, il nostro Claudio Magris, tanto per fare qualche nome di un elenco altrimenti lunghissimo.
In ossequio a questo legame con la cultura, la nuova gestione ha aggiunto la libreria che consente una pausa piacevolissima e si apre a sorpresa con gli eleganti scaffali a lato del caffè vero e proprio. Così prendere un volume e sfogliarlo seduti a un tavolino appartato è quasi un gesto naturale.
Il Caffè San Marco raccontato da Claudio Magris
Link affiliato
Claudio Magris in Microcosmi (Garzanti, 2009) descrive così il caffè:
Al San Marco trionfa, vitale e sanguigna, la varietà. Vecchi capitani di lungo corso, studenti che preparano esami e studiano manovre amorose, scacchisti insensibili a ciò che succede loro intorno, turisti.
Ma c’è molto altro: il caffè è stato di volta in volta avamposto di resistenza, spazio di dibattito politico, fonte di ispirazione per intellettuali, ufficio di collocamento, teatro di incontri per perditempo e innamorati più o meno clandestini.
In grado di superare due conflitti mondiali e il mutare di una società che si fa sempre più frettolosa, incarna lo spirito indomito dei triestini. Quella capacità di sopravvivere ad ogni costo che segna il carattere di una città senza eguali. Non stupisce che da queste parti per il San Marco ci sia l’affetto benevolo che si ha per i conoscenti di lunga data.
La storia del Caffè San Marco di Trieste
La sua storia è da sola degna di un romanzo. Inizia con la fondazione, nel 1914, da parte di Marco Lovrinovich. Origini istriane e fede irredentista, il proprietario si rivela anche un uomo pratico: il San Marco è il suo primo locale.
Il momento storico complesso. Così opta per uno stile di chiara ispirazione viennese. Se le scelte architettoniche suggeriscono un richiamo all’autorità austriaca, sotto gli stucchi, è il caso di dirlo, cova un animo convintamente indipendentista e una simpatia spiccata per la vicina Venezia. Lovrinovich assolda i migliori artisti del tempo: Giuseppe Barison, Vito Timmel, Napoleone Cozzi, Ugo Flumiani, Guido Marussig.
Come sempre sono i dettagli a fare la differenza: così i tavolini con il piedistallo sorretto dalle zampe di leone, il nome stesso del caffè, le maschere carnevalesche dei dipinti. Tutto parla della Serenissima. Perfino gli stucchi delle volte: oggi ricoperti da una foglia d’oro, frutto di un sapiente restauro, erano in origine tricolori. E poi il retro dove, a inizio secolo, si fabbricano passaporti falsi per permettere la fuga in Italia dei giovani patrioti antiaustriaci.
Il Caffè San Marco di Trieste: da locale a salotto letterario
Con il Primo conflitto mondiale l’Italia dichiara guerra all’Austria e nel maggio 1915 il San Marco finisce al centro della rappresaglia.
L’incendio appiccato dalla truppe austroungariche viene domato in fretta e risparmia stucchi e decori. Inizia il periodo degli alti e bassi. Ma il caffè San Marco sopravvive sempre: cambiano gestioni, indirizzi politici, abitudini, si alternano periodi di successo a crisi economiche.
Dopo la Seconda guerra mondiale, grazie alla Assicurazioni Generali, arriva il restauro dell’edificio e il susseguirsi di varie gestioni, tutte fortunate.
Al 2013 in particolare si deve il concept unico che ne caratterizza gli interni attuali: al caffè e ristorante si affianca la libreria, grazie all’intuizione della famiglia Delithanassis, custode del locale e impegnata nel settore editoriale.
Più che un salotto letterario, un’oasi da sogno tra storia e attualità.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Caffè San Marco a Trieste compie 110 anni tra letteratura e storia
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri
Lascia il tuo commento