Il Siciliano
- Autore: Mario Puzo
- Categoria: Narrativa Italiana
Sopraffatta e soffocata dall’incontenibile ombra de Il Padrino, la produzione letteraria di Mario Puzo ha subito nel tempo un processo di ingiustificabile obnubilazione. Il capolavoro che lo scrittore statunitense diede alla luce nel 1969 ha infatti imbalsamato il suo autore in una sorta di gloria eterna, ma passiva. Tutto il resto, molto rapidamente, è passato in secondo piano, anche a causa delle meravigliose trasposizioni cinematografiche che Francis Ford Coppola confezionò negli anni successivi. Oggi siamo qui a parlarvi di un romanzo che non è Il Padrino, ma che, pur non raggiungendone le vette, merita di essere letto e riscoperto, anche solo per restituire un po’ di onore al suo grandissimo creatore. Ecco a voi Il Siciliano (la prima edizione, Dall’Oglio, risale al 1984).
1950, Sicilia. Micheal Corleone (già, quel Micheal Corleone) sta per tornare finalmente in America, dopo il lungo esilio raccontato ne Il Padrino. Prima di imbarcarsi per la terra natia, però, il suo celeberrimo padre, Don Vito, gli affida una missione di primaria importanza: portare con sé, sulla nave che lo condurrà oltreoceano, anche il leggendario bandito Salvatore Giuliano, nemico giurato sia della Mafia sia del Governo. Il compito assegnato, però, sarà tutt’altro che semplice, soprattutto a causa della rete indistricabile che sembra circondare la figura di Giuliano.
Micheal Corleone, però, non è il protagonista del romanzo. Quel posto, infatti, spetta proprio a Turi Giuliano, la cui ascesa, dal 1943 in poi, occuperà gran parte della fase centrale, concedendosi qualche pausa solo per narrare i disperati tentativi che Micheal mette in atto nel presente.
Attorno ai due personaggi chiave ruotano un numero considerevole di comprimari, tutti tratteggiati dalla saliente penna di Mario Puzo. Don Croce Malo, Gaspare Pisciotta, Stefano Andolini e tanti altri. Ognuno mostra una serie di tratti unici e inconfondibili, disegnando un affresco davvero credibile e sfaccettato.
Il Siciliano, pur essendo un’opera di fantasia, poggia, o pretende di poggiare, su solide basi realmente accadute. In questo elemento risiede, senza ombra di dubbio, il suo più grande limite. Salvatore Giuliano, celebre bandito vissuto a metà del secolo scorso, assume qui le sembianze di un eroe romantico, sentimentale, di una bellezza infantile, sensibile e ingenua. Una sorta di semidio greco, insomma, generoso con gli amici e misericordioso con gli avversari. Il processo di trasformazione, da contadino spavaldo in fuorilegge amato e temuto allo stesso tempo, affascina il lettore e appassiona nel profondo, ma solo a patto di conoscere del tutto la sua completa e stridente falsità. Altro esempio è la Sicilia descritta da Mario Puzo che, nonostante le mistificazioni, appare vivida, credibile e stupenda.
Lo stile, riconoscibile e sperimentato, trasforma la lettura in un piccolo gioco di dettagli e meraviglia. Come di consueto, Mario Puzo pone grandissima attenzione ai dialoghi, tratteggiando con cura, oltre alle parole, anche i gesti e le sensazioni. Nessuna battuta viene lasciata al caso. Ogni lettera porta con sé l’attenzione spasmodica dell’artigiano, quasi a ricordarci che personaggi iconici come Don Vito o Sonny Corleone non sono nati dal nulla, ma sono stati vergati dalla stessa penna de Il Siciliano.
Se avete apprezzato lo spirito, ancor più della trama, mostrato dal Padrino, allora il nostro consiglio è di approfondire anche quest’opera, meno fascinosa e intrigante, ma certamente degna di essere esplorata e rispettata. Imbracciate la lupara e intonate una preghiera. La Sicilia è lì che vi aspetta.
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