Il bacio del traditore
- Autore: Anna Grue
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2015
Jakob o Joachim: quell’uomo che mascalzone con le ricche signore.
Ad Ursula ha detto di chiamarsi Jakob. Snello, atletico, occhi grigioverdi, capelli biondi. La donna, più avanti in età, considera una fortuna che il suo corpo da cinquantenne possa attrarlo. Non sa quanto sbaglia, perchè quell’adone è un gran bastardo, lo conosce bene Anna Grue, la giornalista e scrittrice danese che firma per Marsilio “Il bacio del traditore” (414 pagine 18,50 euro). Conosce si fa per dire, fa conoscere nel romanzo, ovviamente.
Ursula, donna perbene, insegnante, due matrimoni dietro le spalle, capisce troppo tardi che quell’uomo è andato. È sparito sul più bello, in congruo anticipo sul progetto di matrimonio, ma solo dopo aver sottoscritto insieme una procura ad operare ’a firme disgiunte’, individualmente, l’uno sul conto bancario dell’altra e viceversa. Stordita dal corteggiamento e dalle assicurazioni di Jakob, aveva chiuso gli occhi per l’insperata felicità, ma una volta riaperti quella faccia tosta non c’era più e nemmeno i soldi. Tutto ripulito, i risparmi, il resto della vincita di anni prima alla lotteria, l’accredito dello stipendio, il conto Mastercard, oltre al conto dello stesso farabutto, la cui disponibilità tanto l’aveva inorgoglita.
Tenta il suicidio con i barbiturici, ma il vomito rallenta l’azione nociva, consentendo di salvarla in extremis. Ed ecco che entra in scena una vecchia conoscenza per chi segue Anna Grue: Dan Sommerdahl, il “detective calvo”, perché, da over 40 ben conservato (ha toccato i quarantaquattro), al primo accenno di stempiatura profonda si è rasato completamente e stabilmente il cranio. Intanto, vive una certa fama grazie al caso delle due donne morte (al centro di “Nessuno conosce il mio nome”, Marsilio, 2013). Lo hanno anche invitato a moderare un programma tv sul crimine, ma si è cortesemente tirato indietro. Dopo un passato di brillante pubblicitario, è sul punto di avviare una carriera di investigatore privato, sebbene l’immagine stropicciata del detective solo trench e onorario è molto lontana dal suo stile: è un bel tipo, ordinato e curato.
Ad informarlo della disavventura della sua docente preferita in collegio è la figlia Laura. La ragazza vuole che il papà convinca Ursula a sporgere denuncia (tanto ormai sei un mezzo poliziotto, o no?), ma Dan non se la sente di tampinare un’insegnante in menopausa per spingerla a riconoscere autocriticamente la sua dabbenaggine. Però, ricorda bene quanto quella signora abbia aiutato Laura in momenti difficili e accetta di raggiungere l’istituto di Egelberg. In poco tempo, dopo un colloquio con la piacente e per niente sbiadita professoressa, si ritrova col suo primo contratto da investigatore: cercare Jakob e magari recuperare parte dei sei milioni di corone sottratti.
Dell’uomo non c’è traccia e la sua disinvoltura lascia supporre che abbia tentato altre volte la truffa matrimoniale. Un falsario seriale, lui e il suo sedicente avvocato, che non risulta in nessun albo, un complice.
Dan fa circolare un annuncio su un sito e riceve una mail da una signora. È sicura di aver riconosciuto un tipo nelle pur confuse immagini fornite da Ursula (Jakob si sottraeva agli obiettivi, dicendo di odiare farsi fotografare, guarda un po’). Sarebbe un certo Joachim, sposato con un’amica settantenne, ma oltre vent’anni più giovane. Poco dopo le nozze, contratte in fretta per un male incurabile scoperto dall’uomo, avevano concordato un suicidio di coppia. L’unica a soccombere era stata Birgitte, perché il “malato terminale” si era allontanato con l’intera consistente eredità a beneficio del superstite, secondo le ultime volontà reciproche, raccolte da un legale.
È chiaro che di Ursula e di Birgitte ce ne sono state tante ed anche di Jakob e Joachim. Raramente il professionista della truffa ha sbagliato il colpo, puntando donne più mature e più o meno appassionate, ma sempre lusingate dalle inaspettate attenzioni di un giovanotto.
Un’altra mail informa il neo detective di un contatto visivo. L’uomo delle foto era all’aeroporto, in partenza per Creta, accanto al capo della ragazza che fornisce la testimonianza, Lotte. È la stessa che ha scoperto l’omicidio di un collega, un informatico, Mikail. Come si legge nelle prime battute del romanzo, è stato massacrato in un capanno della casa di Christinansund in cui viveva con la mamma. Del caso si sta occupando il commissario dell’anticrimine Flemming Torp.
A questo punto, attenzione: uno dei motivi dell’esaurimento nervoso che ha portato Sommerdahl a mandare alle ortiche il lavoro precedente è stato la paura che la moglie Marianne tornasse con Flemming. Una paranoia di Dan o un amico fraterno poco affidabile?
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