Il bestiario del Trésor di Brunetto Latini
- Autore: Davide Chiolero
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
La maggioranza degli italiani, oggi, conosce Brunetto Latini (1220 ca.-1294/5?) tramite questi versi della Divina Commedia di Dante.
E io, quando ’l suo braccio a me distese,
ficcaï li occhi per lo cotto aspetto,
sì che ’l viso abbrusciato non difesela conoscenza süa al mio ’ntelletto;
e chinando la mano a la sua faccia,
rispuosi: "Siete voi qui, ser Brunetto?".E quelli: "O figliuol mio, non ti dispiaccia
se Brunetto Latino un poco teco
ritorna ’n dietro e lascia andar la traccia.
A scuola ci si sofferma molto sul ruolo di Brunetto come (supposto) maestro del sommo poeta e sulla sua “sodomia”, ma gli studiosi hanno dedicato indagini ben più approfondite al personaggio.
Nel 2022 Davide Chiolero, per la casa editrice il Cerchio, ha pubblicato Il bestiario del Trésor di Brunetto Latini che scandaglia le opere dello scrittore studiando le riflessioni sugli animali in esse contenute, immergendoci così nell’affascinante immaginario zoologico dell’uomo medievale.
I bestiari europei dell’"evo di mezzo" contengono dei messaggi teologici cristiani e tramite la descrizione degli animali e delle loro abitudini reali, ma molto più spesso leggendarie, cercano di istruire il lettore su concetti religiosi. Diverso era lo scopo che si poneva Brunetto, il quale - secondo le sue esperienze di notaio e diplomatico - con il Trésor si poneva l’obiettivo di offrire degli esempi morali laici e civili per i podestà della sua era, ma al contempo utili a tutti.
Il Trésor, che viene considerato da alcuni critici la prima opera enciclopedica della storia umana, è quindi nato come trattato per l’uomo politico ed è anche un catalogo di vizi e virtù. L’autore si dedicò alla stesura del testo dal 1260, al tempo del suo esilio politico in Francia.
Nelle conoscenze che Brunetto riteneva fondamentali per un buono statista c’è anche la comprensione del mondo naturale; nel Trésor lo spazio dedicato agli animali è importante: i capitoli che vanno dal 130 al 199, divisi in quattro categorie.
Il primo genere di bestie descritte dall’erudito sono i pesci, termine con cui nella sua epoca venivano classificati quasi tutti gli animali che vivono in acqua (compresi il coccodrillo, l’ippopotamo, i mammiferi marini e le mitiche sirene), le altre famiglie sono i serpenti (tutti i rettili, draghi compresi), gli uccelli (e qui troviamo diversi insetti volanti) e infine le bestie propriamente dette, cioè i puri quadrupedi.
Brunetto Latini non era un naturalista (nel senso moderno del termine), e come tanti altri suoi contemporanei compilatori di grandi compendi di notizie, infatti, non traeva informazioni dall’osservazione diretta della realtà, ma riportava i dati che reperiva presso le fonti disponibili.
A questi argomenti Chiolero dedica la prima parte del suo saggio, passando poi a spiegare altri brani dedicati da Brunetto agli animali sempre nel Trésor ma fuori dal bestiario, e infine nel Tesoretto, poema didascalico incompiuto.
Si resta stupiti - ad esempio - nello scoprire che la cicogna, cacciatrice di serpenti, veniva anticamente considerata un simbolo di pietà filiale in ragione della cura che mette nel nutrire la prole. Ogni rappresentazione animale corrispondeva a un’allegoria, a un codice di simboli che nel medioevo gli uomini colti sapevano prontamente decifrare per trarne delle lezioni di vita.
Di questo libro edito da il Cerchio sono apprezzabili il lavoro di confronto tra le fonti (classiche, cristiane e scientifiche) e le spiegazioni chiare, comprensibili a tutti, che scompongono pazientemente il vastissimo mosaico di una visione del mondo che abbiamo quasi del tutto dimenticato.
Il bestiario del Tresor di Brunetto Latini
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