Il cacciatore di sogni di Sara Rattaro

Esistono persone che hanno fatto grandi cose ma, per il loro temperamento modesto, rimangono nell’ombra. Eppure le loro sono grandi gesta, fosse anche mettere a punto un vaccino contro la polomelite e salvare buona parte dell’umanità.
Fortunatamente, nei racconti dei nonni, c’è sempre un aneddoto che colpisce e di cui si vuole sapere di più. Questo è proprio il caso: la molla che ha fatto scattare in Sara Rattaro “Il cacciatore di sogni” (Mondadori, ottobre 2017).

Un racconto lungo, più che un romanzo breve, che molto si discosta dalla tipologia dei suoi scritti precedenti, poiché concepito come una sorta di favola, commovente e dai toni poetici. Un tuffo nella storia offerto ai più giovani, affinché essi sappiano chi era Albert Sabin. Un nome che forse dice poco a molti, se non posto in relazione alla famosa zolletta di zucchero abbinata al vaccino antipolio, di cui la popolazione ha potuto fruire nel secolo scorso. Un vaccino giunto dopo molte vicissitudini, fra le quali la fuga dalla Polonia, terra natia di Sabin, a causa di un’intuizione della madre, la quale aveva previsto la persecuzione degli ebrei verificatasi di lì a poco. In fuga quindi dalla Polonia agli Stati Uniti, Albert Sabin, per coltivare una grande passione, ovvero quella del microbiologo, che lo porterà a morire ottuagenario nel 1993, semisconosciuto ma appagato, per essere riuscito a salvare moltissimi bambini col suo vaccino nemmeno brevettato e quindi somministrabile liberamente a tutti. Quando si dice passione e altruismo.
Ebbene, Sara Rattaro parla di questo suo eroe, attraverso una storia di fantasia, che ben si amalgama ai fatti di cronaca, creando un romanzo scorrevole ed accattivante, che si presta a essere letto tutto d’un fiato.

A causa di una frattura alla mano, il piccolo aspirante pianista Luca è costretto a rimandare la sua partenza da Barcellona, città dove si trova in viaggio con la madre e il pestifero fratello maggiore Filippo. Proprio su quel volo aereo per Roma, fissato il 4 luglio 1984 e sul quale salirà anche Maradona, idolo di Filippo, Luca farà la conoscenza dell’anziano Bruce, dai capelli argentei come quelli di Babbo Natale. L’uomo, che siede accanto a lui, all’improvviso gli domanda se può raccontargli una storia. La vita di Albert Sabin salverà così anche lui, Luca, facendogli comprendere che i sogni sono un dono prezioso che va alimentato e nutrito. Solo così si potrà essere veramente fieri di se stessi e utili a qualcuno.
Una storia consigliata ai piccoli come ai grandi. Semplicemente, a chi ha un sogno e lo sente solo suo.