Il capro espiatorio
- Autore: August Strindberg
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Carbonio editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Capro espiatorio è un’astrazione gravida, di caratura biblica. Riferisce dell’agnello sacrificale che assume da innocente, le colpe (i peccati) del mondo. La meta-significanza implicita nel termine è dunque di pertinenza ontologica, prima ancora che metafisica. Seconda premessa: lo scrittore August Strindberg (Stoccolma 1849-1912) di tali spessori ha intessuto il proprio specifico, è per ciò che Il capro espiatorio (Carbonio, 2022. Traduzione e introduzione a cura di Franco Perrelli) andrebbe annoverato tra i suoi romanzi topici, in quanto affilato di ironia e in quanto fitto di contenuti.
Pure se attenuate da venature satiriche, le vicende del giovane avvocato Libotz intersecano latitudini contigue ad ambiti speculativi (destino, colpa/perdono), e c’è inoltre che il romanzo si legge d’un fiato, e che una volta ultimato già reclama una scorsa ulteriore. Come se l’esattezza espressiva di cui è dotato il suo autore potesse sottotraccia rimandare a qualcosa di ulteriore, sfuggito alla curiosità della prima lettura.
Tre personaggi – tre storie, tre ruoli, tre vite casualmente parallele, l’avvocato, l’oste, il commissario – bastano a Strindberg per tratteggiare – à la Balzac - la sua Commedie umaine, l’ennesimo discorso relativo all’umanità e alla risibile pochezza che le è consustanziale.
Come scrive Franco Perrelli nella puntualissima introduzione al volume:
In una lettera del 7 aprile 1907 al traduttore tedesco Emil Schering, Strindberg ribadisce che ‘il metodo di Balzac: piccoli uomini, grandi punti di vista’ stava a fondamento del Capro espiatorio: ‘Una storia di grande valore su un essere umano che scopre presto il suo destino (= il karma) e quindi non invidia gli altri raffrontando l’ingiustizia; egli soffre invece per i peccati altrui, pazientemente.
Il senso ultimo di Il capro espiatorio è racchiuso proprio in questa rasserenata accettazione-sopportazione della vita. Per ciò che, e per ciò che dal destino ci è dato vivere.
La trama gravita attorno al concetto dell’alterità dell’estraneo (nella fattispecie alterità anche di levatura morale) rispetto a un contesto appiattito su pratiche e abitudini di vita insincere e/o stereotipate.
Il giovane avvocato Libotz giunge dunque in una spettrale cittadina svedese, assediata da montagne. Timido al punto da rasentare la goffaggine, apre un suo studio, auspicando una nutrita clientela, e di sposare (chissà) una virtuosa giovane del posto.
Più o meno scopertamente, la comunità gli sarà comunque avversa, e Libotz - gravato per indole dal senso del dovere, e vocato ad addossarsi colpe degli altri, finirà col diventare vittima predestinata dell’ingiuria del luogo.
Ciò che forse più importa è la pletora di personaggi balzachiani (uno scrivano disonesto, la cameriera di cui si innamora, il padre anaffettivo dedito al bere e all’imbroglio), prototipici. In primo luogo Askanius, oste che dietro l’apparente bonomia coltiva un falso sé, vivendo di ricordi e megalomania; e da Tjarne, il commissario dal fare ambiguo e sfuggente.
Scritto all’inizio del Novecento, nel 1906, Il capro espiatorio è, in ultima analisi, il romanzo definitivo di August Strindberg: un’indagine pienamente matura, sull’ambivalenza della natura umana, e la vaghezza di senso dell’esistere. Tra gli aspetti del romanzo c’è anche quello ironico, che bilancia la disillusione di fondo.
Il capro espiatorio
Amazon.it: 14,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il capro espiatorio
Lascia il tuo commento