Il carattere del ciclista
- Autore: Giacomo Pellizzari
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: UTET
- Anno di pubblicazione: 2016
Albisola, la sera del 2 giugno 1969 Eddy Merckx piangeva sdraiato sul letto in pantaloncini neri da corsa, a torso nudo, un’immagine ben diversa da quella del “Cannibale”, del “voglio vincere sempre io”, che lo caratterizzava. Beppe Saronni era un rivale irriducibile di Francesco Moser, ma gli invidiava la tenacia. Lance Armstrong si è fatto piccolo e indifeso, dopo la rivelazione che i suoi successi in sette Tour erano dovuti alla più massiccia campagna di doping mai attuata nel circo del pedale. Non sembra più il gigante biondo dagli occhi di ghiaccio che macinava salite e avversari. Non è facile ridurre un campione a un solo aggettivo o a un’immagine fissa, ma Giacomo Pellizzari ci prova, in un volume che il direttore editoriale di Sky Bike Channel sta presentando in questi giorni: “Il carattere del ciclista” (UTET, 2016, pp. 266, euro 14,00, ebook compreso nel prezzo).
Dalle fatiche su due ruote nelle granfondo, alla maratona nelle librerie, avviata il 27 aprile a Milano in compagnia di uno dei protagonisti del suo libro come testimonial, Claudio Chiappucci. Al generosissimo ciclista varesino – Giacomo lo considera con affetto un temerario – è dedicato uno dei quattordici capitoli di questa antologia di corridori degli ultimi quarant’anni. Sono quelli che ha apprezzato di più o che gli hanno comunicato qualcosa, pedalando eleganti in pianura o forzando in piedi sul sellino nei tornanti.
Nel chiedersi cosa potesse averli resi speciali ai suoi occhi, si è accorto che in fondo quel “qualcosa” era il loro carattere.
Così, Gianni Bugno per lui è “l’indecifrabile”, Fabian Cancellara “il figo”, Claudio Chiappucci “lo scriteriato”, Laurent Fignon “l’introverso”, Felice Gimondi “lo iellato”, Bernard Hinault “il coriaceo”, Miguel Indurain “l’umile”, Eddy Merckx “l’ingordo”, Francesco Moser “il generoso”, Marco Pantani “il cocciuto”, Peter Sagan “il guascone”, Beppe Saronni “l’antipatico”, Bradlev Wiggins “la rock star”, Lance Armstrong “lo spaccone”. Ma è solo un’esigenza di sintesi, che riassume all’istante la carriera sportiva dei campioni raccontati nelle rispettive pagine. Sono autentici cammei, profili brevi ma efficacemente salienti, tratteggiati da un giornalista sportivo e cicloamatore che conosce le storie individuali e collettive di uno sport di cui conosce bene la fatica e sa giudicare il sacrificio di chi passa anni della sua vita a pedalare sull’asfalto.
Ecco perciò, per ciascuno di loro, le fasi principali della carriera agonistica, gli aspetti caratteriali, gli episodi, gli alti e bassi, i successi e le delusioni cocenti. Personaggi nati per essere amati più degli altri e mai dimenticati, come soprattutto Marco Pantani, di Cesenatico. Era un ciclista piccolino, leggero come una piuma - cinquantaquattro chili, non un grammo di più - ma capace di pungere come un’ape. Ha un posto nel cuore di tutti gli italiani che amano il ciclismo. Lo chiamavano “Pirata”, perché precocemente stempiato e con le orecchie a sventola, copriva la testa con una bandana, indossata alla maniera dei corsari. C’è un Pantani, ch’è morto il 4 giugno 1999 a Madonna di Campiglio ed era un grande campione e c’è un Pantani, sempre lo stesso ragazzo ma di fatto un altro ciclista, ch’è nato quel giorno e che da quel giorno ha cominciato a morire.
Due vite - una breve, trent’anni, un’altra brevissima, nemmeno sei - di uno stesso uomo che faceva una gran fatica, perché se non si spinge sui pedali le ruote non vanno, c’è poco da dire.
Sono le pagine di Marco che colpiscono di più in un libro appassionante per i fan di questo sport e comunque interessante per tutti.
“Nessuno mi crederà più, nessuno mi potrà mai perdonare, nessuno capirà. A Madonna di Campiglio qualcuno mi ha fregato per sempre, nel modo più crudele possibile. Colpirmi dove sono più debole, nel cuore. L’avessero fatto in salita gli avrei restituito pan per focaccia. Ma in questo modo, non so proprio come fare. Non mi rialzo più, andate via, andate tutti via!”
È quello che Giacomo Pellizzari fa dire amaramente al “Pirata”. Ed uno degli ultimi gesti, a febbraio del 2004, pare sia stato gettare il berrettino da ciclista dal balcone del residence riminese.
I fuoriclasse passano, sostituiti da giovani campioni, ma quelli feriti hanno un che di epico che resta. Il Merckx in lacrime nella stanza n. 11 dell’hotel Excelsior di Albissola era stato fermato per tracce di uno stimolante all’esame antidoping (Pantani escluso dal Giro per valori alti di ematocrito del sangue che consigliavano uno stop per ragioni di salute). Ma prima e dopo Merckx ha stravinto, battendo avversari non meno stimolati di lui dalla voglia di vincere. In carriera ha levato le braccia al traguardo cinquecentoventicinque volte. È arrivato davanti a tutti una gara ogni tre. Gli hanno chiesto cos’è lo sport secondo te? Ha risposto con una sola parola:
“Vincere”.
Il carattere del ciclista. Con e-book
Amazon.it: 5,60 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il carattere del ciclista
Lascia il tuo commento