Il carro armato Fiat-2000. Dal 1917 alla costruzione della replica
- Autore: Aa. Vv.
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Un album di Militaria riccamente illustrato anche a colori, piacevole da sfogliare per tutti, imperdibile per i lettori accaniti di storia delle guerre mondiali ed eccitante in particolare per gli appassionati di modellismo bellico, diorami e quant’altro. Un lavoro di gruppo di alcuni tra i massimi esperti di corazzati ha prodotto un fascicolo con tante immagini in bicromia - qualcuna a colori - e testi di quanti hanno contribuito alla ricerca storica e progettistica.
È pubblicato dalla casa editrice Mattioli 1885 di Fidenza, col titolo Il carro armato Fiat 2000. Dal 1917 alla costruzione della replica (2022, formato 21x29,5 cm, 160 pagine), decimo della serie “TankMaster Special Mezzi Corazzati Storia e Modellismo”.
Si collega quindi all’iniziativa dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia, del Museo delle Forze Armate 1914-1915 di Montecchio Maggiore (VI) e dell’Associazione culturale "Raggrupamento S.p.A", che nel centenario della costruzione del primo carro armato italiano hanno promosso la riproduzione filologica del grande veicolo, una replica semovente del carro, a grandezza naturale. Due anni di lavori di progettazione e officina, dal 2017 al 2019.
Subito una considerazione piuttosto trascurata: l’Italia è tra i pochi Paesi al mondo che nella Prima guerra mondiale hanno completato il ciclo integrale di costruzione indipendente di un carro armato. Solo Regno Unito, Francia e Germania possono vantare con noi l’intera realizzazione di un mezzo pesante.
Eppure, nel nostro Paese, nonostante questo non trascurabile primato condiviso:
La cultura carrista non è mai uscita ad affermarsi pienamente.
L’Italia è stata peraltro la prima nazione al mondo a impiegare auto blindate nella guerra italo-turca in Libia del 1911-12 e la quarta a costruire carri armati, prima di Russia, Giappone e anche Stati Uniti: i due esemplari del Fiat 2000, mai impiegati operativamente tuttavia. Infatti, il Regio Esercito non usò corazzati nella guerra 1915-18. Fino a tutto il 1917 il fronte alpino-carnico-carsico italiano era stato inadatto alla manovra di mezzi pesanti. Si erano rivelate sufficienti le autoblindomitragliatrici, nei combattimenti sugli assi stradali. Vennero comunque seguiti gli sviluppi dei primi goffi tank britannici sul fronte francese, nel settembre 1916, sulla Somme.
L’interesse si diresse poi verso i carri leggeri, ritenuti più adatti al terreno in Italia e vennero avviati contatti con Gran Bretagna e soprattutto Francia, in vista di cessioni e forniture dell’efficace Renault FT 17. La Fiat procedeva autonomamente, intanto, alla sperimentazione di un carro armato pesante per il nostro esercito.
Con tutta probabilità, se avesse avuto a disposizione carri d’assalto, nel 1918 l’Esercito italiano avrebbe cacciato gli Austriaci dal medio e basso Piave prima dell’autunno. Ma una “maledettissima mentalità” ne ha contrastato l’uso, ostile alle innovazioni e incapace di comprendere l’utilità di nuove armi (è la stessa che ha rallentato l’impiego di aerei, mitragliatrici, motoscafi e sottomarini).
Nonostante l’inesperienza specifica, la casa automobilistica torinese procedette caparbiamente alla progettazione e costruzione in tempi brevi del telaio del Fiat 2000, ma l’allestimento andò incontro a forti ritardi, tanto per la corazzatura, in collaborazione con l’Ansaldo, che per la motorizzazione, la locomozione, i cingoli, l’armamento (artiglierie e mitragliatrici). Il primo dei due esemplari pare sia stato ultimato solo nel febbraio 1918.
Il progetto di costruire una replica è diventato una realtà cinque anni fa.
Illustrato nel volume con dovizia grafica e di schede tecniche e documentali, è stato intrapreso nel 2017 da un gruppo di appassionati cultori di storia e tecnologia bellica, ispirati dal desiderio di riprodurre un importante cimelio del passato industriale e militare. Prima impresa del genere nel nostro Paese, va ascritta all’impegno del gruppo di ingegneri e ricercatori che hanno rielaborato i piani di costruzione del grande veicolo, seguendo un rigoroso criterio filologico e provvedendo a completarli delle non poche parti mancanti. Il concorso di centinaia di “benefattori” e l’apporto finanziario fondamentale di un industriale mecenate hanno consentito di portare a termine questo intervento senza precedenti, in un lavoro appassionato di 36 mesi.
Suggestivo nel volume l’ampio apparato iconografico. Spicca la foto, a pagina cinque, della replica del FIAT 2000 nel museo di Montecchio Maggiore. È in bianconero, per aggiungere un connotato d’epoca, sottolineato da dieci rievocatori in posa con uniformi storiche della Grande Guerra. Da notare i telini che coprono gli elmetti modello Adrian di soldati e graduati.
Nel lavoro si fa cenno anche ai ritardi nel primo dopoguerra subiti dallo sviluppo di una componente corazzata dall’Esercito. All’orografia nazionale poco adatta al mezzo pesante in un territorio ampiamente montano (alpino e soprattutto appenninico), si aggiungeva la resistenza passiva opposta dagli alti gradi della Cavalleria presso i vertici militari.
Un cenno anche ai primordi delle autoblindo e autocannoni nell’Esercito italiano.
Già in Libia, nella guerra 1911-1912, furono inviati per valutazioni sul campo due blindati ruotati, su meccanica dell’autocarro FIAT-XV Ter e armati con una mitragliatrice Vickers 1906 calibro 6,5 mm in torretta ed una nella parte posteriore dello scafo.
Sviluppi di questi modelli trovarono impiego nelle prime operazioni del 1915, insieme all’autoblindata Ansaldo-Lancia 17, costruita in larga serie. Nel conflitto furono prodotte circa 150 Ansaldo-Lancia 12, caratterizzate dalla presenza di due torrette sovrapposte armate con tre mitragliatrici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il carro armato Fiat-2000. Dal 1917 alla costruzione della replica
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