Il caso Deruga. Romanzo di un processo
- Autore: Ricarda Huch
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2023
Un tribunale, una giuria, un imputato accusato di omicidio, Sigismondo Enea Deruga, medico italiano, gli avvocati di difesa e di accusa, e prende forma uno dei processi più misteriosi e avvincenti, scritto magistralmente da una donna più di cento anni fa, avvincente e sorprendentemente attuale.
Il dottore Deruga, persona a modo, affascinante e un po’ eccentrico, in abiti trasandati, crespo di capelli e con occhi di fuoco, era stato accusato di aver ucciso la giovane ex moglie tedesca Mingo Swieter, avvelenata, si accerterà con il curaro. Guardava incuriosito le persone presenti in tribunale che lo volevano in galera in nome della giustizia, più per i loro pregiudizi poiché era “un insolente italiano”, uno straniero. Il caso Deruga. Romanzo di un processo (L’orma editore, 2023, traduzione di Eusebio Trabucchi) di Ricarda Huch, in parte ispirato al suo tormentato matrimonio con il medico italiano Ermanno Ceconi, fu scritto nel 1917 per bisogno di soldi, in guerra i tempi erano difficili anche per la nostra scrittrice, unica donna a essere ammessa all’Accademia prussiana delle Arti.
Ricarda Huch è stata un’intellettuale tedesca, autrice di molte opere di storia europea, di romanzi e poesie. Tra fine Ottocento e inizio Novecento fu la prima a redigere la storia dell’Unità d’Italia, quella del nostro Risorgimento. Con l’ascesa del nazismo criticò pubblicamente il regime per il suo antisemitismo.
Il caso Deruga non è solo un giallo, antecedente con tutti i meriti al genere “dei gialli giudiziari”, ma un romanzo a sfondo sociale di grande attualità.
Con una fine scrittura, a tratti ironica, l’autrice descrive atmosfere di attesa, di dolore, di verità, di morte, di razzismo, in maniera sapiente ed emozionante e nonostante i personaggi siano tutti uomini, prevale una prospettiva culturale e priva di imparzialità tutta al femminile. L’attualità di una scrittrice dimenticata che la casa editrice L’Orma ha il merito di pubblicare e di riportare all’attenzione di noi lettori.
Siamo in tribunale e il medico italiano Deruga, tra sberleffi e sorrisi ironici sembrava essere incurante del luogo dove si trovava, “tutta la sua persona pareva irridere la maestà del tribunale”, e della principale accusatrice, la cugina dell’ex moglie, la baronessa Truschkowitz che senza il testamento a favore dell’imputato sarebbe diventata erede del patrimonio della defunta.
Sarà stato per l’eredità che l’avrà uccisa, per i suoi beni?
L’ omicidio ai nostri tempi è un delitto possibile solo negli strati infimi del popolino; se avviene in un ambiente elevato come questo, allora è sintomo di perversione e isteria.
L’aula echeggiava e il presidente del tribunale consigliava di non dimenticare che gli italiani, furbi come sono, si servono delle loro speciali qualità. Il processo vorrà far luce nelle tenebre interiori dell’italiano, scaverà a fondo nell’animo di Deruga, nella sua professione, nel suo matrimonio, nelle sue amicizie. Dopo il divorzio da Monge si era trasferito a Praga, continuando a fare il medico.
Avendo saputo di essere sulla bocca di calunniatori, si era presentato in questura a Monaco dove gli era stato formulata l’accusa di omicidio. Nato a Bologna, aveva studiato medicina nella sua città e poi a Padova e Vienna.
Uno dopo l’altro verranno chiamati a testimoniare la cameriera, la governante che tutto sapeva della sua signora e della malattia che la costringeva a letto, il sarto, il barbiere, l’amico di una vita, e durante i loro racconti sul volto di Deruga si leggevano:
Le emozioni di quel lontano passato
Del suo rapporto matrimoniale complesso, sviscerato in quell’aula di tribunale fino alla morte della sua unica figlia, una bambina di due anni.
Il dolore del lutto mutò la loro relazione.
Il divorzio era stato voluto dalla ex moglie, perché il loro amore portava a continui alterchi che li separavano e il dolore per la perdita della figlia aveva amplificato le loro divergenze.
La moglie lo voleva lontano da sé, perché si chiederanno in aula? Forse perché non era un vero gentleman, era un burlone che amava scherzare con le donne, un uomo geloso, forse un professionista indebitato.
Si susseguiranno testimonianze di chi ne parlerà con sincerità dell’affetto e delle premure alla donna che aveva amato e alla loro figlia, chi invece lo vedrà come un italiano fannullone che viveva a carico di una ereditiera.
Un “perfetto colpevole” che sembrava già essere stato condannato.
La perfetta rappresentazione della nostra società, nella quale i grandi furfanti sono onorati e i piccoli vengono impiccati.
Deruga ricorderà, in cuor suo, che l’amore verso sua moglie lo avrebbe portato per tutta la vita, anche dopo la separazione, a darle consolazione e soccorso ogni qual volta lei lo avesse chiesto. E a poco a poco, durante il processo si rivelerà una verità inattesa che lascerà tutti sconcertati: forse era stato un atto di coraggio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il caso Deruga. Romanzo di un processo
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