Il caso con nove soluzioni di J.J. Connington

Un romanzo trovato per caso su una delle bancarelle di libri che affollano i mercatini dei nostri paesi, la curiosità per uno scrittore britannico, professore e ricercatore di chimica alla Queen’s College di Belfast, ed ecco che ho tra le mani un intrigante e sorprendente giallo scritto alla fine degli Venti. J.J. Connington era lo pseudonimo del professor Alfred W. Stuart, nato a Glasgow nel settembre del 1880, docente di chimica organica e fisica, che dopo aver pubblicato saggi scientifici scrisse circa trenta romanzi gialli in poco più di vent’anni, ottenendo il plauso della critica e dello scrittore T.S. Eliot. L’ambiente di inizio Novecento, tra acute descrizioni di villini d’epoca, con la servitù, auto d’epoca, pizzi, merletti, e allusioni di spirito nei dialoghi degli investigatori, rendono la trama del giallo complessa, intricata, dove tutto, anche la verità, non è per niente scontato.

Il caso con nove soluzioni (TEA, 2008, trad. F. Stignani) racconta inizialmente la storia di un duplice omicidio, con successivi omicidi aggiunti per cui si elaboreranno nove soluzioni, dei veri enigmi.

Siamo in piena epidemia di influenza, il ricordo della Spagnola è ancora dietro l’angolo e “quella del medico generico è proprio una vita dura”, pensava il giovane dottore Ringwood mentre rincasava in una serata nebbiosa d’inverno ignaro di quello che sarebbe successo di lì a poco. Una donna si era sentita male e quando era arrivato all’indirizzo di casa, nella periferia della città immaginaria di Westerhaven, la porta era aperta, le luci accese e accasciato sul divano c’era un giovane dai capelli biondi in una pozza di sangue. Si accorge però di aver sbagliato casa: arrivato da poco non conosceva ancora bene la città.

Avverte subito la polizia nella persona di Sir Clinton Driffield, capo del distretto della contea nonché il protagonista di quasi tutti i romanzi di Connington. Un uomo razionale, insofferente, che riteneva importante la cura e l’attenzione al proprio aspetto esteriore con l’obiettivo di passare quanto più possibile inosservato. Intanto il dottor Ringwood chino sul cadavere cercava di esaminarlo con attenzione, due spari ravvicinati e nessuna traccia della pistola. Il giovane senza vita è Edward Hassendean, al centro di numerosi pettegolezzi e noto a tutti come il corteggiatore della signora Silverdale, Yvonne.

“La morte, per un uomo di medicina, era ordinaria amministrazione; ma raramente si era trovato a dover affrontare un omicidio.“

Di lì a poco, insieme, scopriranno il cadavere di una domestica strangolata con una corda. Due omicidi in tre ore. E non finirà qui. Nel condurre le indagini Sir Clinton riceverà una comunicazione da una persona misteriosa a firma Giustizia, che lo indirizzerà in un bungalow vuoto in città, dove giace il corpo della signora Silverdale. In abito da sera seduta in una poltrona e a terra ai suoi piedi una pistola automatica. La signora Silverdale, si scoprirà, è stata avvelenata con un alcaloide, la ioscina, prodotto nel laboratorio del marito, il dottor Silverdale, un uomo sui trentacinque anni, atletico, dai modi gentili, che intrattiene da tempo una relazione con una dottoressa del suo staff di ricerca. Un nuovo caso di omicidio che con i precedenti e le combinazioni possibili, matematicamente, avrebbe potuto fornire nove soluzioni.

e complesse indagini non priveranno il lettore delle eccellenti deduzioni di Sir Clinton nell’individuare con attenzione le differenze tra gli indizi reali e quelli falsi, nello svelare le verità che condurranno alla conclusione delle indagini. Il caso con nove soluzioni ha una trama brillante, un poliziesco pubblicato nel 1928 che ricorda, per gli amanti del genere, i gialli di Ellery Queen e dell’incontrastata regina Miss Marple, che nelle sue inchieste amava sottolineare che un delitto non è che la conclusione di una serie di circostanze che convergono tutte verso un solo punto in un determinato momento, il delitto, quindi, è l’epilogo della storia: è l’ora zero.