Solferino nella sua collana “Saggi” pubblica Il caso Moro e la Prima Repubblica. Breve storia di una lunga stagione politica (2021, pp. 192) di Walter Veltroni, nel quale il giornalista e scrittore ricostruisce un travagliato capitolo della nostra storia recente a partire dal rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, che resta ancora un caso aperto fatto di misteri e depistaggi.
Il caso Moro e la Prima Repubblica. Breve storia di una lunga stagione politica
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Veltroni, editorialista del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”, già direttore dell’”Unità”, vicepresidente del Consiglio, sindaco di Roma, segretario del Partito Democratico e candidato premier alle elezioni politiche del 2008, nel testo cerca di rispondere alla seguente domanda: “Quando e perché è finita la Prima Repubblica?”.
Cos’è la Prima Repubblica?
“Prima Repubblica” è un’espressione giornalistica italiana, che si riferisce al sistema politico della Repubblica Italiana vigente tra il 1948 e il 1994, in contrapposizione a quello della Seconda Repubblica in cui avvenne un radicale mutamento partitico. Uno dei fatti più tragici della “Prima Repubblica” è certamente il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, allora Presidente della Democrazia Cristiana, da parte di un nucleo armato delle Brigate Rosse, che mette fine al disegno politico più ambizioso del secondo dopoguerra, un’alleanza tra la Dc di Zaccagnini e il Pci di Enrico Berlinguer, il famoso “Compromesso storico”, nome con cui si indica in Italia la tendenza al riavvicinamento tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano osservata negli anni Settanta.
C’è una data che ha cambiato la storia italiana recente: il 9 maggio 1978. Quarantatré anni fa, il corpo senza vita di Aldo Moro viene ritrovato dalla polizia all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma (a metà strada tra piazza del Gesù, sede nazionale della Dc, e via delle Botteghe Oscure, quartier generale del Partito comunista), la polizia ritrovò il corpo senza vita di Aldo Moro. Il Presidente della Democrazia Cristiana era stato rapito 55 giorni prima, in via Fani, dalle Brigate Rosse e detenuto nella cosiddetta “prigione del popolo” accusato dai terroristi d’essere artefice della “Strategia dell’attenzione” verso il Pci per contrastare la “Strategia della Tensione”.
I fatti ripercorsi da Veltroni
Walter Veltroni, con l’occhio del cronista, ripercorre gli anni del terrorismo, degli attentati e dei Servizi segreti, delle sfide elettorali e delle mancate riforme, da Giulio Andreotti a Bettino Craxi, da Leone a Cossiga, dal rischio di un colpo di Stato alla scoperta dell’organizzazione segreta Gladio, dalla P2 a Tangentopoli e oltre. È lo stesso filo della memoria nazionale che viene riavvolto mediante eventi e ricordi vissuti dallo stesso Veltroni e dai protagonisti dell’epoca: Virginio Rognoni, Claudio Martelli, Emma Bonino, Beppe Pisanu, Claudio Signorile, Rino Formica, Aldo Tortorella, Achille Occhetto, Mario Segni.
Nel saggio appare anche un’intervista al brigatista Prospero Gallinari, che fece parte del nucleo armato che assassinò gli uomini della scorta di Aldo Moro nell’agguato di via Fani e che durante il sequestro svolse il ruolo di carceriere dello statista democristiano assassinato.
Illuminante nel libro appare la testimonianza di Guido Bodrato, oggi ultra ottantenne, che è stato portavoce della Dc nel periodo del rapimento Moro, “espressione di quel cattolicesimo democratico che è tanta parte della storia e della cultura politica italiana”.
“Moro aveva nemici anche dentro lo Stato, ma non cedere alle Brigate Rosse salvò la democrazia”.
Per quanto riguarda il “Compromesso storico”, Bodrato precisa che:
“Moro pensava ad una tregua che avrebbe fatto maturare delle posizioni politiche nuove e avrebbe aiutato a camminare in direzione della democrazia compiuta. Guardava avanti, ma era prudente, parola che secondo me si adatta molto al personaggio Moro. La sua preoccupazione era: dobbiamo stare attenti, perché i comunisti potrebbero un giorno dirci “sono cambiate le condizioni”; e noi cosa faremmo? Moro aveva ricordato all’assemblea dei parlamentari Dc che “tutto dipende anche da noi”, ma non era così sicuro che di fronte a noi ci fosse una strada in discesa. E le Brigate rosse, colpendo il cuore dello Stato, il personaggio che più e meglio di altri era in grado di portare avanti un dialogo, un confronto storico con Berlinguer, hanno messo in profonda crisi quella politica”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il caso Moro e la Prima Repubblica” di Walter Veltroni
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