Questa settimana l’inserto culturale del “Corriere della Sera”, “La Lettura”, dedica le sue prime 10 pagine a un centenario fondamentale per la storia della letteratura del ’900: nel 1922 fu pubblicato l’Ulisse di James Joyce.
Gli articoli per celebrare il centenario
Nuccio Ordine firma un pezzo dal titolo La poesia salverà il mondo, Cristina Taglietti informa che in occasione del centenario la libreria parigina Shakespeare&Company (la sua fondatrice Sylvia Beach curò la prima pubblicazione dell’Ulisse) organizza una lettura integrale del libro con 100 voci che si alterneranno, tra loro Margaret Atwood e Jennette Winterson.
Emanuele Trevi racconta una vicenda poco nota, i sette mesi che Joyce trascorse a Roma, tra il 1906 e il 1907: non un soggiorno piacevole, non una riga scritta in quei mesi. Però una documentata breve nevicata romana forse dette lo spunto allo scrittore per la conclusione del racconto che conclude la raccolta Gente di Dublino (Dubliners). Si tratta di The Dead (I morti), forse tra le pagine più significative della narrativa novecentesca.
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Un ricordo personale
Il centenario di Ulisse tuttavia mi colpisce in modo personale: ebbi il privilegio negli anni ’70 di seguire il corso monografico tenuto dal professor Agostino Lombardo proprio sull’Ulisse. Ora vi è una nuova traduzione del libro di Enrico Terrinoni (Bompiani 2021); allora l’unica traduzione italiana per l’edizione Mondadori, collana La Medusa, era quella di Giulio De Angelis. La difficoltà nella lettura, pur se in traduzione, del capolavoro Joyciano non spaventava gli studenti di allora, che riempivano tutto l’emiciclo dell’aula 1 di lettere alla Sapienza, con blocchi di appunti e matita che correva frenetica sulle pagine del libro per non perdere le preziose chiose del professore, data l’enorme difficoltà di comprensione del testo. Per l’esame finale erano suggeriti libri, come la monumentale biografia di Richard Ellmann (Feltrinelli 1964) molto impegnativa, o più semplicemente un tascabile de il Castoro, Joyce, di Walton Litz (1967).
Dublino, Trieste, Zurigo, Roma. Le città in cui visse il grande scrittore irlandese, un suggerimento di lettura importante, a partire dai racconti più facili da decifrare, ma non dimenticando la conclusione celeberrima dell’Ulisse, il monologo di Molly Bloom, citato anche se non troppo letto o conosciuto:
“ …e allora mi chiese se io volevo si dire di sì al mio fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia intorno si è me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato si è il suo cuore batteva come impazzito e si dissi si voglio. Si."
Ulisse. Testo inglese a fronte
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il centenario dell’Ulisse di Joyce su “La Lettura” del “Corriere della Sera”
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